Perche' e' meglio che il Powerlifting non diventi sport olimpico
Ho trovato questo articolo su un altro forum. E’ un articolo molto erudito sul powerlifting, ma soprattuto sul tema della liberta’. Spero piaccia a voi quanto e’ piaciuto a me.
Nota: questo articolo e’ apparso in origine sul forum StartingStrength.com. Si ringraziano Myles Kantor e Mark Rippetoe per aver dato il permesso di riprodurlo su fituncensored.com. Ogni errore od imprecisione e’ da imputarsi al traduttore (cioe' il sottoscritto). Perche' e' meglio che il Powerlifting non diventi sport olimpico Myles Kantor Nell'ambiente del powerlifting, l'inclusione tra gli sport olimpici e' argomento che viene discusso di frequente. Il Powerlifting, tramite la International Powerlifting Federation (IPF), e' parte della International World Games Association, che opera "sotto l'egida del Comitato Olimpico Internazionale (CIO)". Per alcuni powerlifters, l'inclusione tra gli sport olimpici e' un sogno la cui realizzazione porterebbe a grandi sviluppi per lo sport. In questo articolo, discutero' la tesi che il riconoscimento da parte del CIO avrebbe conseguenze orribili per il powerlifting. Una premessa filosofica alle mie riflessioni: nelle sue Note sullo Stato della Virginia Thomas Jefferon scrisse che "I poteri legittimi dello stato si estendono soltanto a quegli atti che possonoarrecare danno agli altri". Questo e' un principio fondamentale delle relazione sociali. E' estremamente, anzi, criminalmente scorretto usare violenza verso altre persone soltanto perche' non si gradisce come queste hanno deciso di trattare il proprio corpo. In questa vena, nella sua opera in piu' volumi Rising Up and Rising down: Some Thoughts on Violence, Freedom and Urgent Means, William T. Vollmann (vincitore del National Book Award) descrive quella che lui chiama la Regola Aurea dello Zelante: "Fai agli altri quello che fai a te stesso". Cortes (il conquistatore spagnolo) fornisce un esempio in proposito: sono Cristiano, quindi impongo a tutti di essere Cristiani. Nel contesto sportivo, questi temi si manifestano essenzialmente nel trattamento del doping. A proposito dell'uso di droghe, l'economista Ludwig von Mises - che nel 1934 lascio' l'Austria preconizzandone l'annessione da parte dei nazisti, e scappo' dalla Svizzera nel 1940 per evitare la cattura in quanto colpevole di essere Ebreo ed oppositore del Nazional Socialismo - osserva nella sua opera 'L'azione Umana': ...una volta che si ammette il principio che e' dovere del governo proteggere l'individuo dalla propria stupidita', non rimane alcuna obiezione sensata da opporre ad ulteriori limitazioni. Per esempio, si puo' passare con buona ragione alla proibizione di alchol e nicotina. E perche' limitare la benevolenza governativa alla mera protezione del corpo di un individuo ? Il danno che un uomo puo' infliggere alla propria mente o alla propria anima non e' forse ben peggiore di qualsiasi danno fisico ? Perche' dunque non impedirgli di leggere libri cattivi, o assistere a spettacoli teatrali offensivi, ammirare quadri o statue di cattivo gusto o ascoltare musica profana ? Ed ora, veniamo al movimento Olimpico. L'8 novembre 2008, il quotidiano inglese The Telegraph titolava: "IL CIO mette il Regno Unito sotto pressione per cambiare le leggi antidoping in vista delle Olimpiadi del 2012". Nell'articolo si affermava tra l'altro che: Aumenta la frustrazione del CIO di fronte al rifiuto del Regno Unito di promulgare leggi che rendano illegale il possesso, la fornitura o la distribuzione di sostanze dopanti...Arne Ljungqvist, il presidente della commissione medica del CIO, afferma che una modifica in tal senso delle leggi inglesi costituirebbe un lascito importante delle Olimpiadi del 2012. Per costruire il proprio Parco Olimpico per i giochi del 2008, la Cina esproprio' migliaia di persone e non esito' a perpetrare violenza per ripulire la propria immagine. Tanta brutalita', massiccia quanto prevedibile, non dissuase il CIO dal far svolgere le Olipiadi a Pechino. Eppure, una considerevole mole di energie amminstrative vengono dispiegate contro le liberta' concesse dalla legge inglese. Lo Statuto Olimpico afferma che tra i ruoli del CIO c'e' quello di "guidare la lotta al doping nello sport". Il caso inglese rivela quello che e' l'obiettivo finale del CIO: la criminalizzazione a livello mondiale degli steroidi e con essa, in collaborazione con organizzazioni come l’ONU, la distruzione di tutte le organizzazioni sportive che non eseguono controlli antidoping (vedi UNESCO and WADA | United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization). Questa non e' altra che la Regola Aurea dello Zelante applicata allo sport: "Non uso steroidi, quindi impongo a tutti di non usare steroidi". Il fondamentalismo anti-doping del CIO attacca la liberta' di associazione e al tempo stesso espande i privilegi monopolistici per le organizzazioni affiliate (Uso il termine monopolio nella definizione dell'economista Murray Rothbard nel libro Man, Economy and State "Un Monopolio e' l'attribuzione di un privilegio speciale da parte dello Stato, il quale riserva una certa area di attivita' economica ad un particolare individuo o gruppo. L'ingresso in questa area e' proibito ad altri, e la proibizione fatta rispettare dai gendarmi dello Stato"). Grazie a questa aggressiva detestabilita' e alle razzie a danno dei contribuenti che rendono possibili le Olimpiadi, il CIO e' un nemico globale della liberta'. Un bel contrasto con il fondatore del movimento Olimpico moderno, il Barone Pierre de Coubertin, che osservava come "Il rispetto reciproco e' la base della vera morale umana". Nel 1892, egli articolo' per le Olimpiadi una visione liberale in senso classico: Lasciate che si esportino vogatori, corridori o schermidori; essi sono il futuro del libero commercio. Ed il giorno in cui questo commercio prendera' posto tra i costumi dell'Europa, la causa della pace acquistera' un nuovo e robusto sostegno. Tornando al Powerlifting, per fortuna negli USA non c'e' (ancora) un equivalente del Ministero dello Sport che esiste in altre nazioni. A causa di preferenze diverse per quello che riguarda test antidoping, equipaggiamento ed organizzazione, esistono negli USA diverse federazioni, ognuna delle quali si rivolge a chi ha preferenze di un certo tipo. Questa e' una dimostrazione di libero mercato in azione. Quello che una persona chiama steroide, per un'altra persona puo' essere un integratore pre-WO pieno di sostanze stimolanti, e per un'altra ancora una maglia da panca a trama singola. Nonostante trovi quest'ultima particolarmente offensiva, troverei ben piu' offensivo perseguire legalmente chi compete in questo modo. Gli atleti che indossano indumenti costosi dai nomi di spade giapponesi non sono criminali; e nemmeno gli atleti che desiderano riunirsi e competere senza alcun test anti-doping. Nessuno dei due gruppi dovrebbe essere perseguito. I powerlifters che hanno a cuore la liberta', nel senso fin qui discusso, dovrebbero essere indignati dla fatto che ci sono almeno due nazioni nelle quali una gara di powerlifting puo' essere illegale, a causa del monopolio detenuto da federazioni affiliate alla IPF. Nel 2001, prima dei Mondiali WPC a Cape Town, Sudafrica, il governo sudafricano minaccio' di mandare i soldati se non fosse stato garantito accesso al personale antidoping. Dopo poco tempo, il Ministero dello Sport decise la chiusura della federazione WPC locale, imponendo di fatto il monopolio della locale affiliata alla IPF. Tra gli scopi dichiarati dello statuto dell'affiliata IPF, spicca per sfacciataggine quanto segue: Tutti i meeting di powerlifting che si svolgono in Sudafrica al di fuori del Regolamento della Federazione (IPF) sono dichiarati non autorizzati, da qualunque club o associazione siano essi organizzati. Nel 2006, Paul Kelso, un veterano del powerlifting, scrisse a proposito di questi eventi: Molte nazioni hanno dipartimenti o ministeri per lo sport, che in genere non riconoscono e non danno alcun aiuto finanziario ad alcuna organizzazione sportiva che non sia affiliata con il CIO/GAISF ( General Association of International Sports Federations). Ho paura, anzi prevedo, che in futuro i meeting senza test antidoping, in Europa o in altre parti del mondo, finiranno con l'attirare l'attenzione di qualche Ministero e verranno dichiarati illegali ed aboliti. Ci potrebbero persino essere ripercussioni a catena. (Ho scritto un articolo su quanto successo in Sudafrica: vedi http://www.rawunitymeet.com/pdf/Myles_IPF_part_2.pdf. Quella del monopolio e' una vecchia abiezione. Nel suo studio in due volumi Austrian Perspective on the History of Economic Thought, Murray Rothbard discute diversi esempi di monopolio, incluso il seguente, imposto nel XVII secolo dal burocrate francese Jean-Baptiste Colbert: "nel 1673, egli impose a due compagnie teatrali di lavorare insieme: nel 1680, una terza troupe fu costretta ad unirsi alle prime due, e questo diede origine alla Comédie Française. La Comédie Française aveva il monopolio di tutte le rappresentazioni teatrali di Parigi, era sottoposta a controlli e regolamenti molto severi, ed era sostenuta da fondi statali". Allo stesso modo, l'IPF persegue sussidi di stato in molti paesi.) L'atteggiamento della IPF negli States e' altrettanto vandalico di quello tenuto in Sudafrica, ma i suoi poteri di coercizione sono inferiori. Quando parla dell'origine della America Powerlifting Federation nel suo libro Champions of Champions (1986), una leggenda come Larry Pacifico si riferisce a coloro che si consideravano "i signori del powerlifting". Poiche' in America non esisteva un apparato politico in grado di imporre un monopolio, la IPF uso' tattiche intimidatorie nel tentativo di distruggere la federazione concorrente, che non usava test antidoping (la APF fu alla base, nel 1986, della fondazione del World Powerlifting Congress). Nel 1984, il Segretario della IPF Arnold Bostrom scrisse al redattore capo di Powerlifting USA, Mike Lambert, che "Qualsiasi membro, atleta o giudice della IPF o USPF che risultera' coinvolto in una gara APF sara' sospeso per due anni". Una generazione piu' tardi, ed ancora senza alcun potere politico di coercizione, l'affiliata americana alla IPF, USA Powerlifting (USAPL) minaccia di sanzioni atleti e giudici che volessero partecipare al Raw Unity Meet 2011 - una competizione di prestigio sempre maggiore, tenuta per la prima volta nel 2008, alla quale prendono parte atleti di punta provenienti sia da federazioni che eseguono test antidoping che da quelle che non li eseguono. Alla base delle minacce della UASPL/IPF c'e' la regola IPF 14.9, che recita: Qualsiasi atleta, allenatore o giudice che compete o partecipa ad una competizione internazionale di Powerlifting o Panca piana non organizzata, riconosciuta o approvata dalla IPF, verra' escluso da qualsiasi competizione IPF, internazionale o regionale, per un periodo di 12 mesi, a partire dalla data della competizione non-autorizzata. Nelle tre occasioni precedenti il Raw Unity Meeting 2011, la IPF non ha mai usato la regola 14.9 contro il Raw Unity Meeting, nonostante la partecipazione di atleti stranieri. Nel 2011 le cose sono cambiate, ed almeno due partecipanti Meeting sono stati puniti per violazione della 14.9. Nessuno dei due individui ha ricevuto un regolare processo disciplinare secondo le regole USAPL/IPF prima di essere punito, o di essere informato della punizione. Uno dei due individui e' stato bannato da una gara indetta a livello nazionale (USAPL), e quindi al di fuori delle sanzioni prevista dalla 14.9. La competizione e' stata cambiata cambiata in internazionale dopo il Raw Unity, e l'atleta ha scoperto di essere stata bandita soltanto in Febbraio, quando un conoscente le ha chiesto come mai non fosse piu' nella lista online dei partecipanti. Il secondo caso e' quello di un giudice del Raw Unity, un membro IPF con oltre 25 anni di servizio. In aprile, dopo aver chiesto di poter fare da giudice ai World Masters IPF di Settembre, questa persona si e' sentita dire che non avrebbe potuto partecipare alla gara. Entrambe le azioni punitive sembrano opera di un solo dirigente USAPL. Nel 2001, Ed Coan fece osservazioni simili su come la IPF tratto' in maniera apparentemente arbitraria un suo appello per delle analisi antidoping del 1989: "Chiesi un appello, andai fino in Olanda per discuterlo, ma quando arrivai mi fu detto 'no, il tuo appello non verra' nemmeno discusso' ". Il giusto processo e' la pietra angolare sulla quale poggia ogni sistemaq legale legittimo; ad esso si fa riferimento nella Dichiarazione dei Diritti e in altri documenti costituenti, fino a risalire al Massachusetts Body of Liberties del 1641. Quando il giusto processo e' falsato, o assente del tutto, ci si trova in presenza di un regime. La IPF proibisce inoltre (Regola 14.10.6) ai propri atleti di partecipare a gare insieme ad atleti che sono stati squalificati per infrazioni legate al doping, a prescindere dalla categoria di peso (questa regola non e' sempre applicata con la stessa severita', a volte in maniera davvero plateale). Inoltre, e' meglio non esprimere le proprie opinioni in maniera troppo netta, perche' "disonorare lo sport per mezzo di commenti, articoli, trasmissioni radio o TV" e' passibile di sanzione - come un panchista d'elite della IPF ebbe modo di sperimentare di persona in gennaio (vedi IPF Threatens Anton Kraft with Disciplinary Action | Powerlifting Watch). In modo simile, il codice di comportamento della USAPL stabilisce che "le critiche puerili e le lamentele sminuiscono la posizione dell'organizzazione". Nel 2009, la APF provo' ad aggiungere una regola simile alla 14.9 per i giudici di gara. I membri della APF fecero subito capire come la pensavano in proposito, e la dirigenza abbandono' velocemente la proposta. Questo e' un buon esempio del livello di coinvolgimento degli atleti nella vita delle differenti federazioni. Per coloro che si interessano di diritti d'autore e proprieta' intellettuale, in gennaio la USAPL ha ordinato ad un membro di vecchia data di chiudere un forum Internet con oltre 13 anni di vita, in quanto usato per pubblicizzare e legittimare una federazione concorrente (Raw Unity). Questo tipo di condotta non e’ nuovo, come dimostra la recente vicenda di un atleta alla sua prima gara USAPL (vedi: https://tnation.t-nation.com/free_on...78642&pageNo=0) Il 19 Aprile il proprietario del forum - usapowerliftingforum.com - ha annunciato la chiusura, e la riapertura con altro nome - thepowerliftingforum.com. Il sito appare attualmente defunto. Il proprietario commenta cosi' la vicenda: Quello che ha cominciato davvero a cambiare le cose nell'ultimo anno e' stato l'atteggiamento della dirigenza USAPL. Prima di tutto la farsa delle classifiche. Poi le minacce legali per aver usato i loghi ufficiali (cosa che facevo da piu' di 10 anni). Poi la minaccia di essere espulso dalla federazione, in quanto avevo discusso alcune cose con la dirigenza in un certo modo. Ho messo due mozioni (classifiche e logo) all'ordine del giorno del Comitato Esecutivo, ma non sono state discusse, nonostante fossero state approvate dall'Organo di Governo Nazionale (L'assemblea dell'OGN e' indetta ogni anno in concomitanza con i campionati nazionali maschili, ed e' il luogo nel quale la politica della federazione puo' essere discussa ed emendata. Un OGN inefficace e' indice di corruzione profonda). Nonostante la IPF chiami i suoi atleti "clienti", e dichiari nel suo piano strategico 2008/2011 di volersi "differenziare nel mercato delle attivita' sportive", gli eventi summenzionati ed altri documenti ufficiali dimostrano che la IPF e la sua affiliata americana disprezzano i principi del libero mercato. Come detto nel 2005 dall'ex presidente IPF Norbert Wallauch "Non condivido l'opinione che quello del Powerlifting sia un mercato mondiale, nel quale la IPF deve competere con altre organizzazioni" Nelle minute dell'Assemblea Generale IPF del 2008 si menziona la regola 14.9 in riferimento agli atleti che "partecipano a gare di federazioni fuorilegge". Portando questo insulto alla logica ed estrema conseguenza, un alto dirigente IPF ha di recente indicato le restrizioni legali nei confronti delle federazioni che non fanno test antidoping come "armi necessarie contro il male (cioe' il doping nello sport)". Con macabra frustrazione nei confronti della propria nazione, il dirigente commentava che "ci era stato promesso un intervento coordinato della polizia per distruggere la affiliata WPC locale, ma non e' successo molto, a parte qualche sporadico arresto dei loro dirigenti." Questo violento rifiuto dei principi del libero mercato sono descritti da Ludwig von Mises nel suo libro The Anti-Capitalistic Mentality: Dove non ci sono privilegi, e dove i governi non garantiscono protezione ad interessi di parte minacciati dall'arrivo di concorrenti piu' efficienti, coloro che hanno acquisito ricchezza in passato sono costretti a riconquistarla ogni giorno. Il riconoscimento olimpico del Powerlifting porterebbe ad un rafforzamento della IPF, con conseguente grave pericolo per la liberta' degli atleti, anche negli USA. Oltre alle gia' citate regole 14.9 e 14.10.6, ci si potrebbe aspettare anche una azione di lobbying da parte di IPF ed USAPL, a livello federale e dei singoli stati, per sopprimere le federazioni concorrenti (o forse questo e' gia' stato tentato?). Tale soppressione sarebbe piu' facile da ottenere negli stati che hanno un controllo governativo diretto sulle attivita' sportive. Come in Sudafrica, ma su larga scala. Sembrano eventualita' remote ? nel 1970 molta gente avrebbe ritenuto assurdo speculare che un giorno gli steroidi sarebbero finiti nell'elenco federale delle sostanze proibite, come previsto dalla Legge sulle Sostanze Controllate (Controlled Substances Act), e che la DEA (Drug Enforcement Administration) avrebbe condotto operazioni con nomi come "Operazione Maciulla Attrezzatura". Fino a qualche generazione fa, l'idea che un Presidente USA potesse ordinare una "operazione militare cinetica" (vale a dire una guerra) sarebbe stata considerata una flagrante violazione dell'autorita' del Congresso e delle norme costituzionali di base (vedi per esempio la tesi di Alexander Hamilton nel giornale The Federalist Paper, n.69). I tempi cambiano, non sempre per il meglio. Il movimento Olimpico e' in guerra contro la liberta', e la IPF condivide l'aggressivo fondamentalismo anti-doping del CIO. Un atleta, dopato o no, non dovrebbe mai appoggiare politiche che ledano la liberta' di un altro atleta. Rispettare i diritti e la dignita' individuale implica tenere il Powerlifting al di fuori dei giochi. Chiudo con le parole del giurista francese del XVI secolo, Etienne de La Boetie, dal suo trattato La politica dell'obbedienza: discorso sulla servitu' volontaria: ... gli uomini si abituano all'idea di essere sempre stati soggiogati, e che i loro padri hanno vissuto allo stesso modo; pensano di essere costretti a sopportare questa maledizione, e riescono a persuadersi con esempi o con l'imitazione di altri, finche' arrivano ad investire quelli che comandano con diritti inalienabili, basati sull'idea che questo sia l'ordine naturale delle cose. Myles Kantor si occupa di Powerlifting dal 2007, ed ha allenato atleti per diverse federazioni. I suoi articoli sono apparsi su Powerlifting Watch, Elite Fitness Systems ed altre pubblicazioni. Myles e' stato membro del comitato esecutivo di Raw Unity 2011. E' contattabile all'indirizzo myles.kantor@gmail.com. |
Grazie per la traduzione ;)
Personalmente non condivido uno iota di quanto scritto dall'autore . |
Articolo molto interessante con spunti che vanno ben oltre il Powerlifting.
Il problema di fondo è proprio questo: Quote:
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Allora è sbagliato che per l' attività sportiva agonistica sia richiesto uno specifico certificato medico? Se uno con il proprio corpo ci può fare quello che vuole può anche rischiare un infarto e non sottoporsi a nessuna visita medica preventiva. Viene paragonato il doping all uso dell equipaggiamento (corpetto, maglia , fasce), e per certi versi è anche vero, ma con una piccola differenza. Se domani mi dicono che l' equipaggiamento non si usa più a me cambia molto poco (tranne per i soldi spesi per esso), io domani gareggio lo stesso; se a un atleta doped dicono che i controlli sono diventati obbligatori domani quello non gareggia. Questo articolo ho il sospetto che venga da un ambiente ad alto tasso di "aiutini", e quindi si inneggi alle libertà individuali per salvaguardare certe abitudini. |
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Se tutti si pagassero le proprie spese sanitarie e lavorassero in proprio si potrebbe discutere, così interessa tutti. |
doc,
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E chi si lancia in MTB giu' per una sentiero ? e chi va a sciare, quanti di quelli che sciano hanno bisogno di un ricovero ? E perche' non obbligare chi va in moto/motorino ad indossare abbigliamento protettivo omologato ? Piu' in generale, ed e' un punto sollevato in maniera simile all'inizio dell'articolo: Una volta che decidi che i comportamenti personali vanno regolati in base al loro potenziale costo per la collettivita', dove ti fermi ? |
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Certo, qui entra la politica e le convinzioni individuali. Si vota per questo. |
Perché se uno fumo come un turco qualcuno gli dice qualcosa quando va a curarsi?
Un alcolista non viene curato dal SSN? O una sniffatrice di colla. In ambito agonistico capisco che è giuso ci siano delle regole, qualunque esse siano comunque, che siano chiare e rispettate, semplicemente perché è giusto che partecipando ad una gara dietro alla quale c'è spesso un lauto compenso tutti partecipino ad armi pari (o quasi pari, perché madre natura non ha dotato tutti delle stesse capacità). Ma al di fuori di queste regole codificate che ognuno sia libero di fare quello che vuole.. se fai motociclismo sportivo e caschi a vai a sbattere poi ti curano, nessuno dice quello è un pazzo che faceva motociclismo, la maggior parte diranno che è sfortuna e che sono sport pericolosi, ma non con questo si intende di vietare il motociclismo.. casomai di creare nuove protezioni e moto più sicure, che però uno è libero di comprarsi come no. La realtà è che molte cose che ci sono oggi, anche nelle idee della gente, sono pregiudizi e basta, contro delle minoranze, ma non hanno seri motivi razionali di esistere. Se il problema fosse realmente quello del peso economico, si tratterebbe di creare tariffe apposite per fumatori, obesi, tutte le categorie a rischio di salute pro voluntas sua (o come si dice). Cosa che potrei approvare, ma non ha senso dire poverino a 10 categorie e poi a 1 o 2 discriminarle |
Ho letto rapidamente l'articolo, mi pare di capire che tutto giri attorno alla lotta tra federazioni e che la scusa sia la "civilizzazione" all'antidoping con la quale l'IPF starebbe soffocando tutte le altre federazioni..
Onestamente non vedo il motivo per cui non accettare un regolamento antidoping, così come non vedo il motivo per cui una federazione dovrebbe sospendere un suo atleta se gareggia in un'altra. Queste stupide politiche propagandistiche mi irritano. |
effettivamente avete ragione vanno sanzionate in qualche modo TUTTE le persone che tengono comportamenti palesemente lesivi per loro stesse tipo l'esenzione da alcune performance sanitarie per persone poco virtuose per loro stessa volontà...
risolto questo facciano quello che gli pare :p io sarei per la proibizione o tassazione molto pesante di alcol e sigarette, niente sanità pubblica per obesi, fumatori e simili. secondo me è giusto che si possano fare gare con altri regolamenti, sarà l'appassionato a decidere se preferire la gara attrezzata o no, il doping credo sia un altro livello di dubbio più di basso livello meno inerente allo sport ma proprio ai costi colllettivi. percui secondo me ste pressioni del comitato olimpico sono scorrette, dovrebbe essere la polizia a dissuadere\punire le persone dal tenere comportamenti illegali. a questo punto sorge una domanda... il cio è un entr governativo? |
Le proibizioni non hanno mai portato a nulla, solo alla proliferazione del mercato nero ed all'arricchimento dei gruppi della malavita. Il passato, ed il presente, insegnano.
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vorrei che questo pesasse sulle sue tasche in maniera maggiore che sulle mie, cosi almeno da sensibilizzare sul comportamento poco civile. chiaro che un uomo medio non potrà mai permettersi grossi interventi chirurgici o farmaci ipercostosi... ma almeno deve rendersi conto, e lo stato deve aiutarlo nel farlo. |
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Allo stesso modo tu potresti avere malattie di lunga durata e chie richiedono trattamenti molto costosi, mentre lui potrebbe non avere mai bisogno di trattamenti particolari. Oppure magar itu produci poco ed hai bisogno di sussidi per la disoccupazione, lui fa il menager e paga 5 milioni di tasse all'anno, altro che spese per curarsi. Diciamo che STATISTICAMENTE lui costerà più di te, per il fatto del fumo. Ma come ho scritto sopra non è così diretto. Inoltre viene compensato in parte.. perché si comprerà un mucchio di sigarette e farà lavorare le aziende, come un obeso farà lavorare l'industria agroalimentare, oltre che i medici. Quindi ci sono sempre vari punti di vista da considerare. Sarà giusto informare, fare campagne laddove si rivelino efficaci. Poi il discorso che ho fatto sopra è plausibile ma vedere quanto fattibile nella pratica, cioè catalogare le varie attività ed il rischio aggiuntivo relativo per morbilità e per costi, creare delle tariffe per ciascuna categoria e poi trovare soprattutto il modo di applicarle, perché non è così scontato. Quello che contesto però non è questo, che si scelga una strada o l'altra, è il trattare chi nuoce alla sua salute con la modalità x in un modo, chi lo fa con un'altra motivazione e la modalità y in un altro. E' questo che non va proprio |
Il concetto di libertà assoluta non si può applicare all'uomo , in quanto la libertà assoluta presuppone la perfezione , e l'uomo è tutto tranne che perfetto , dopo questa digressione filosofica , vengo al dunque :
In ambito sportivo ( e non solo ) esistono delle regole , delle leggi , delle convenzioni , giuste o sbagliate che siano , se non ci fossero non ci sarebbe "società" , ma la "giungla" . Quindi che adesso mi si venga a prospettare la lotta tra le varie federazioni di Powerlifting mi sembra la scusa più puerile del mondo , in quando la storia ci insegna che è sempre il più "forte" che si impone ed i nostri padri Latini avevano un motto "Vae victis" . Il PL è un grande sport e le Olimpiadi sarebbero una grande vetrina, invece l'ottusità di qualcuno che si nasconde dietro il dito della "libertà" vorrebbe relegarlo in ambiti ben angusti , per difendere i propri interessi . Chi si dopa a prescindere dal risultato che ottiene è soltanto un "truffatore" , non un vincente. |
allora, sinceramente l'autore mi dice chiaramente che nel PLing il doping c'è, ed è ben visibile...ora non iniziamo con paragoni idioti:
- sigarette e alcol sono tassati, e lo Stato ci guadagna più (molto più) di quanto spende per pagare le cure ad un fumatore/alcolizzato; - va introdotta una tassa sull'obesità, però quanto incide sulla salute in realtà lo sappiamo in teoria (sono stime, non certezze); - e il doping? Io lo liberalizzerei in cambio del fatto che qualunque sportivo cui vengono cercate sostanze dopanti nel sangue, si paghi le cure a sue spese come avviene in Belgio dove lo Stato ha già fatto una buona campagna d'informazione, istituito case specifiche cui drogarsi, però: se finisci in ospedale e ti rilevano droghe in circolo, sono autorizzati a prelevarti i soldi delle cure anche senza permesso e se non hai nulla neanche ti curano. Chiarissimo!! |
1) sono tassate sì, per fortuna, ma lo stato non ci prende nemmeno lontanamente i danni derivanti dal fumo;
2)Nessuno l'ha mai introdotta, ma allora è giusto che paghi di più anche chi ha rapporti sessuali non protetti, chi si droga o chi ha comportamenti personali che comunque costituiscono un maggior rischio per la salute ed un costo aggiuntivo per il sistema sanitario. Fatto sta comunque che ad oggi se ne è parlato ma nessuno ha introdotto nulla, mentre nei fatti si grida sempre al dopato, un fenomeno che in fin dei conti interessa una % esiguissima di persone rispetto agli altri citati; 3)e quindi se io ti trovo una quantità minima di alcool nel sangue è giusto che poi ti paghi tutte le spese sanitarie a tuo carico? se ti bevi il vino in famiglia? hai idea di che spese si sta parlando? Perché questo non è possibile, non a caso non avviene in nessun paese del mondo. Se ti viene una nefropatia e devi esser trapiantato, e quella non ha nulla a che fare coi tuoi "vizi", ma solo con la sfortuna o la genetica, non mi pare giusto che devi pagarti le spese. E' giusto che se hai invece dei comportamenti a rischio volontari tu debba pagare delle tasse aggiuntive per il sistema sanitario, quando sei sano, così che se ti ammali puoi essere curato come tutti gli altri gravando al tempo stesso meno sulla collettività. "paragoni idioti" è ai limiti del turpiloquio comunque |
Vi manca un pezzo:
io vado in gara, noi andiamo in gara e gareggiamo contro altri individui. Gradirei avere la libertà di non doparmi per poter gareggiare ad armi pari. Visto che questa è LA NOSTRA SCELTA gradiremmo ardentemente gareggiare sempre ad armi pari. Questo è un fattore un po' trasversale ma pure un fattore. Fai quello che ti pare ma non quando gareggi contro di me. |
Infatti sono 2 ambiti diversi. Un conto è una gara, dove è giusto che ci siano regole condivise e rispettate, un conto al di fuori da essa. In una gara l'importante è essere tutti d'accordo e rispettare tutti le stesse regole.. se poi queste regole sono di usare un bilanciere da 300 cm, di usare le fasce o no, di non doparsi o sì, non importa, l'importante è che siano le stesse per tutti e che tutti le rispettino, cosa che negli sport di oggi in generale fa un po' acqua purtroppo
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è in tutta evidenza un articolo di parte, a fini "protezionistici", probabilmente scritto su commissione, con l'intento di difendere interessi privati e commerciali in un certo settore.
Soprattutto a livello concettuale si fa confusione tra il concetto di libertà - di cui si fa spesso un grande abuso a proprio uso e consumo - e l'altrettanto consolidato principio di libera e spontanea accettazione e rispetto delle regole da parte di chi si vuol riconoscere in un gruppo, in un organismo o in un'associazione. Le Olimpiadi sono una competizione con regole internazionalmente sovrariconosciute da un organismo chiamato CIO, che avrà mille pecche ma è pur sempre un ente che da oltre 100 anni garantisce i Giochi Olimpici - per chi li desidera - senza obbligarvi nessuno a parteciparvi. Qualora il PL entrasse nel programma olimpico, nessuno impedirebbe in tutte le democrazie del mondo (e dunque nella grande maggioranza degli stati civili) che continuino liberamente a proliferare Associazioni, federazioni, enti e circoli privati con regole proprie e libertà di attuarle in tal senso, purchè chiaramente non contrarie alle leggi civili di quello Stato. Se il CIO fissasse delle regole per il powerlifting e queste contemplassero dei limiti, dei divieti, delle misure, esse non sarebbero nient'altro che ciò che vorrebbero darsi coloro che si riconoscono nel CIO stesso, quindi coloro che hanno accettato a priori di disputare quel gioco con tali regole. Chi non vi si riconosce non ha che da continuare a giocare con altre regole, in altri contesti e diverse sigle, come ha sempre fatto in precedenza. Se io non sono d'accordo che nel calcio esista il "fuorigioco" (offside) o il calco di rigore (penalty) o che si giochi in 11, unisco tutti quelli che la pensano come me e disputo un campionato alternativo che non rientri nel circuito FIFA e UEFA; se poi mi guardo intorno e mi accorgo che mi hanno seguito in due, è un problema mio e dimostra, semmai, che era un'idea personale poco...lungimirante, ma non certo che qualcuno mi ha tarpato le ali o - peggio - privato della libertà di essere nel settore un battitore libero o un bastian contrario. Se un domani il CIO - si badi bene, a maggioranza delle rappresentanze nazionali che lo compongono - inserisse il PL nel programma olimpico, prevedendo fior di test antidoping e limiti o divieti nell'uso di attrezzature, e tutto questo non trovasse d'accordo alcune realtà locali o minoranze o sigle, le medesime non hanno che da coalizzarsi e organizzare tornei paralleli - come del resto già avviene nel mondo variegato e frazionato delle piccole federazioni - con proprie regole e normative "ad hoc", con unico limite il rispetto dei codici civili e penali degli Stati che li ricomprendono, ma senza tuttavia alcuna necessità di riconoscersi nel movimento olimpico. Abbiamo esempi in tal senso in diverse discipline: dai circuiti "pro"dell'Atletica, al basket fino ad una costellazione di sport ed attività minori che, in fin dei conti, molto somigliano allo stesso PL. Ma non si può certo pretendere che un gruppo più forte non possa darsi delle regole interne, solo perchè ciò renderebbe ancora più deboli organismi settari e minori. Si obietterà che trattasi di una specie di ricatto poichè, non aderendo alle regole CIO, automaticamente ci si pone aldi fuori del nascente movimento di maggior sviluppo e dunque dalle Olimpiadi e dal grande circuito; ma se questo fino ad ora non ha interessato, al punto da auspicare, con evidente miopia, che il movimento più importante non si sviluppi per rimanere elitari e nell'ombra, allora perchè mai ci si dovrebbe preoccupare dopo di non essere olimpici, rispetto a chi ha deliberatamente scelto di aderirvi e di auto limitarsi; conscio quest'ultimo che il punto d'incontro e il venir meno di alcuni privilegi personali è sempre l'unica strada per ottenere che ciò sia altrettanto reciproco ed allargare così confini ed orizzonti. Sarebbe privazione o restrizione di libertà se, a fronte di un nascente movimento di PL olimpico, con mutate e più rigide regole, fosse impedito a chi non condivide tali principi di esercitare altrimenti la propria espressività sportiva in contesti associazionistici privati; ma poichè così non sarà e chiunque abbia idee diverse sarà libero di disputare il proprio circuito basandosi su norme proprie, non si vede in cosa mai consisterebbe un'eventuale prepotenza del CIO. Certo, coloro che insistessero ad allestire gare con regole dubbie, pittoresche e provvisorie e senza condividere taluni principi generali, correrebbero il forte rischio di ritrovarsi su palcoscenici limitati e improvvisati, negli scantinati o all'interno di qualche cortile, su palchi e in spazi angusti propri di sagre e feste paesane, ma questo è quanto avrebbero deliberatamente scelto pur di perseguire presumibili scopi commerciali, interessi di lobby e mentalità di puro spettacolo a senso unico. Tuttavia, pretendere che sia chi la vede diversamente a non poter scegliersi regole certe e protocolli sicuri - che valgano ad uso esclusivo di tutti coloro che spontaneamente vi si riconoscono e nel rispetto di chi diversamente e in altri contesti vorrà continuare ad agire - solo per non contrastare gli interessi di un gruppo ristretto o di acune realtà d'oltre oceano (incluso magari l'autore dell'articolo), questo sarebbe veramente una limitazione della libertà di molti a vantaggio dei fini individuali e perniciosi di qualcuno. |
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L'introduzione di tali leggi, dove avviene, criminalizza chi ha deciso per propri scelta di usare steroidi, e di fatto elimina la possiblita' di operare a federazioni che decidono di indire gare nelle quali non ci sono controlli antidoping. L'atto di prepotenza e' quello di imporre a tutti, tramite lo strumento della legge, il divieto di uso che e' di una sola, specifica federazione. Inoltre, si arriva a proibire a membri della propria federazione di prendere parte a gare di altre federazioni, che magari non effettuano controlil antidoping. Non e' prepotenza questa ? perche' se un lifter IPF ha voglia di andare ad un meeting 'non-tested', rischia la sospensione? Vorrei anche chiarire un ultimo punto, che mi pare si stato equivocato da molti: in nessun punto dell'articolo l'autore chiede per chi usa steroidi il diritto a partecipare a gare di federazioni che ne proibiscono l'uso. Cio' che si chiede e' semplice: deve esserci la possibilita' per tutti di esercitare il proprio sport con le modalita' scelte, ognuno all'interno della propria federazione di appartenenza. Gli sforzi da parte di una organizzazione per rendere illegale le scelte di chi fa parte di altre organizzazioni sono contrari a questo spirito. A me pare un concetto lampante ed accettabile, a prescindere dalla dietrologia sul perche' e' percome l'articolo sia stato scritto. Buona giornata. |
B]Se Carl Lewis avesse fatto meeting a pagamento con Ben Johnson dopo la squalifica l'avrebbero AMMAZZATO in diretta TV. Altro che squalificato. [/b]
Non capisco perchè nel Powerlifting dovrebbe essere diverso. Ragazzi una federazione ha degli obblighi istituzionali che sono evidenti appena ci sei dentro. Il powerlifting alle Olimpiadi sarebbe la cosa migliore che potrebbe succedere a tutto il movimento. Per chi volesse fare altro ci sono altre federazioni. Però fidatevi, se si andasse alle olimpiadi, sparirebbero tutte o quasi. Quante Fed ci sono dell'atletica leggera? Di Weightlifting? |
a me invece pare che - come spesso avviene - il concetto che abbiamo di libertà e prepotenza è molto elastico e a nostro uso e consumo, della serie: io sono libero di fare ciò che voglio, quando voglio e dove voglio ma tu no :rolleyes:, tu sei obbligato a fare ciò che dico io ed a consentirmi tutto questo anche a casa tua
Vediamo di analizzare i singoli punti riportati nel "quote" Quote:
Buona giornata anche a te :) |
ragazzi il doping non è il male assoluto per chi decide di doparsi, è il male assoluto per il povero cristo che tiene alla propria salute e, se il doping è legale, non può gareggiare ad armi pari vedendosi costretto o a rinunciare alla competizione o dopandosi anche lui.
per cui se il doping fosse legale sarebbe una privazione della libertà per il non dopato. prendiamo allora spunto dal bodybuilding, facciamo gare per dopati conclamati e gare per natural. (ma alle olimpiadi facciamoci andare i natural per favore) vidi un intervista a Zulle (l'ex ciclista) in cui confessava di essersi dopato dicendo: "io facevo il muratore, poi il ciclista e guadagnavo tanti soldi, avevo la possibilità di doparmi e continuare al fare il ricco ciclista o non doparmi e tornare a fare il muratore, voi cosa avreste scelto?" Lui è stato costretto a doparsi, quindi la libertà personale di decidere gliel'hanno tolta. (per favore nessuno dica che doveva smettere e tornare a fare il muratore perchè non l'avrebbe fatto nessuno):cool: |
mi sembra un articolo veramente delirante. Possibile che su powerlifting watch non glielo fa notare nessuno?
Ovviamente concordo con l'esposizione precisa ed esaustiva, come sempre, di tonymusante, ma al di là della discussione futile sulla privazione della libertà ed altre amenità simili tirate in ballo dall'autore , mi piacerebbe propio discutere di cosa succederebbe al Powerlifting IN ITALIA, se venisse ammesso alle olimpiadi estive. Sappiamo tutti che la FIPCF che è riconosciuta dal CONI non ha il potere di regolere il powerlifting e non è riconosciuta a livello internazionale dall'organismo che invece disciplina questo sport (l' IPF). La FIPL a sua volta riconosciuta a livello internazionale dalla IPF non è riconosciuta a livello nazionale dal CONI. In una vecchia discussione propio lo stesso Giovanni (tonymusante) mi aveva fatto notare come, il fatto che il PL diventi sport olimpico, non dia automaticamente alla FIPL le credenziali per parteciparvi nonchè affiliata IPF. Ma allo stesso tempo il coni non ha organismi riconosiuti per poter portare avanti questa disciplina a livello internazionale. Quindi? quali potrebbero essere gli scenari possibili? |
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Visto che non so fare il quote dentro il quote, copio la parte dell'intervento di Tonymusante che mi interessa:
<quote> A me pare che a proposito di prepotenza, l'articolo sia chiarissimo, e fin dall'inizio. Il CIO spinge gli stati membri ad introdurre legislazione che renda illegale l'uso di steroidi. Illegale nel senso di criminale. R - Non credo proprio che sia il CIO ad avere la forza politica, legislativa o militare per poter obbligare degli Stati Nazionali a tutto ciò. </quote> Questo e' falso. Come scritto nell'articolo, il CIO ha messo sotto pressione il governo inglese per ottenere un cambiamento delle leggi sulle sostanze dopanti. Questo e' l'articolo del Telegraph che viene citato: IOC pressure Great Britain to change doping laws ahead of London Olympics 2012 - Telegraph The International Olympic Committee are to put pressure on the Government to make doping a criminal offence to crack down on drug cheats at the London Games in 2012. Non penso serva la traduzione. Il fatto che finora il CIO non sia riuscito ad ottenere quello che voleva (almeno per quanto ne so io) non toglie niente, mi pare, ai motivi che animano la richiesta <quote> R - Ah be su questo infatti non c'è alcun dubbio e concordo. <unquote> Grazie. < quote> Ma se poi il libero esercizio del proprio sport in quel contesto, spesso ristretto, che si è scelto, non permette ne da sbocco alle Olimpiadi, perchè queste sono organizzate da un Comitato diverso che ha scelto altre regole, non ce la si può prendere con la prepotenza del CIO. </unquote> Ma il punto non e' questo ! Il punto e' che se il CIO, qui in Inghilterra (esempio in quanto prossimo ospite olimpico), ottiene una modifica della legge antidoping, allora l'esercizio del proprio sport in quel contesto ristretto cessa di essere libero, e diventa un atto criminale. Per far svolgere i suoi giochi, dope-free, il CIO spinge per criminalizzare (cioe' mandare in galera) chiunque faccia una scelta diversa, anche se non ha alcuna intenzione di partecipare ai giochi del CIO. Se non e' prepotenza questa... Buona giornata. |
noto in tutta questa discussione una grande confusione di temi, dove vengono mescolati e prevalgono battaglie commerciali, propagandistiche, luoghi comuni, approssimate campagne giornalistiche e scarsa conoscenza dei fondamenti giuridici.
Il CIO è un consesso di anziani signori, molto autorevole soprattutto in Gran Bretagna - dove chi risiede probabilmente ne ha maggior considerazione - che, per delega di quegli stessi Stati che ne candidano i propri rappresentanti, prende decisioni in merito al movimento sportivo olimpico. In tal senso ha piena facoltà di fissare norme che, evidentemente, la gran parte degli Stati nazionali condividono siano poste a fondamento dell'attività sportiva che gli compete. Punto. Non ha altri poteri ne potrebbe averne, dal momento che i suoi componenti sono rispettabili "commis", diplomatici e dunque esponenti dell'establishment statale - sia pur di prestigio - che dipendono (e perciò non dirigono) dagli apparati che li hanno nominati a rappresentarli. In alcun modo il CIO potrebbe aver voce in capitolo, o addirittura influenzare, in ordine alle decisioni dei Parlamenti e Governi delle singole nazioni sovrane, checchè ne possa dire una diffusa ma senz'altro interessata (e chissà, prezzolata) campagna di stampa. L'Italia, la Francia, la Germania, gli USA, la Russia se ne fregherebbero altamente, qualora ciò andasse contro loro specifici interessi, mentre ne potrebbero tenere conto se le motivazioni fossero concrete e importanti, ma senza che da ciò derivi un condizionamento maggiore di quello scaturibile da una qualsivoglia altra lobby. Probabilmente ne è condizionato chi si trova nel Regno Unito, storica sede dello stesso CIO. Tuttavia anche lì il parere non vincolante di tale Organizzazione può senz'altro essere ascoltato nelle alte sfere di un establishment ma ne più ne meno come lo potrebbero essere quelli di altri eminenti, importanti e autorevoli consessi ed organismi. Qualora lo stato inglese dovesse decidere di aggravare dal civile al penale la pratica del doping - cosa che peraltro, sotto diverse forme, in Italia già avviene - sarebbe una decisione del Parlamento britannico, espressione democratica di una volontà popolare. Cosa vorrebbe dire? Semplicemente che in quel tal paese (e ve ne sono tanti) non solo lo spaccio ma pure la pratica e il consumo di talune sostanze verrebbero - a parere del Legislatore - considerate nocive alla salute, pericolose per la tutela della sicurezza pubblica e per le conseguenze sociali che da esse potrebbero scaturirne e dunque dichiarate illegali. Questo non a parere di un Consesso sportivo, ma delle Camere parlamentari e dunque, di riflesso, della maggioranza di quell'elettorato che le ha chiamate a rappresentarlo e a difendere i propri interessi di cittadini, le loro famiglie, la sicurezza e l'incolumità generale. Ne deriva che, qualora il problema si presenti solo in ambito sportivo e quindi per volere del CIO, è sufficiente gareggiare per qualche sigla associativa minore per aggirare l'ostacolo e puntare ai traguardi che essa può offrire; qualora invece il discorso sia quello di una legge dello Stato è doveroso il rispetto della volontà legislativa democratica espressione di quella popolare, proprio laddove si pretenderebbe di essere paladini di ambigue libertà. Tornando però al tema dell'articolo (a mio avviso - concordo con Enrico - piuttosto delirante, mentre mi riservo di rispondere all'interessante quesito tecnico e squisitamente sportivo posto proprio da Enrico sui rapporti tra federazioni in merito all'eventuale inserimento del PL nel programma olimpico): lasciar intendere che sia preferibile che il powerlifting non vada alle Olimpiadi, poichè da tal fatto scaturirebbero delle pressioni irresistibili da parte del CIO sulle Commissioni parlamentari dei singoli Stati nazionali che - naturalmente - si affretterebbero a criminalizzare una pratica (già peraltro da molti considerata illecita) a maggioranza trasversale, pur di non perder l'occasione irripetibile di accontentare il Comitato Olimpico, pena il mancato inserimento del PL medesimo (notoriamente lo sport più diffuso del mondo, che smuove miliardi e miliardi di dollari di lucrosi affari!!!!!:rolleyes::D:eek:) dal programma olimpico......be' francamente è quanto di più inverosimile, contraddittorio e risibile possa essere sostenuto. La realtà molto più cruda è che diversi paesi si preoccupano giustamente di un pericoloso fenomeno sociale che - aldilà dello sport autentico che ne risente miseramente - investe risacche di interessi da parte di individui senza scrupoli, che sfruttano la facile influenzabilità di taluni soggetti deboli per le loro speculazioni e che già hanno creato piaghe evidenti in aridi dati clinici e di impoverimenti sociali, forse a tutt'oggi fin troppo trascurati da leggi permissive. Chi eventualmente non si trovasse d'accordo con le politiche di tutela richieste a gran voce dalle maggioranze democratiche dei propri paesi, attraverso le previste rappresentanze legislative e ritenesse tale esercizio di autentica democrazia una prepotenza, può tranquillamente trovare altrove asilo per le proprie istanze: magari in Colombia, iscrivendosi al cartello di Medellin, dove della prepotenza fanno un uso forse meno simbolico del CIO e più coercitivo ma presso il quale è probabilmente possibile riscontrare una congerie di individui favorevoli a quelle pratiche che l'autore dell'articolo sembra così, per inciso, sponsorizzare. |
La tutela quando è coercitiva non è più tutela, da qualunque punto la si voglia vedere, ma costrizione :p.
Qual è la realtà dello sport professionistico non ci vuole esser geni per capirlo, un mondo che spesso non brilla per "pulizia". Certo è uno spettacolo che porta ingente ricchezza, ma bisognerebbe ammettere che spesso lo sport professionistico ha al fondo una grossa dose di ipocrisia, per situazioni di fatto che sono andate a costituirsi. A volte qualche voce "fuori dal coro" ha avuto il coraggio di dire la verità su questi temi, ed in generale sono stati allontanati dall'ambito che contava, o pesantemente criticati quando andava bene. Quello che si sente ogni anno nel ciclismo (e quello che ci dicono è solo una minima parte di ciò che è realmente) lo dimostra ampiamente. E' più facile salire su un carrozzone che può portare guadagni, anche se alla base ci sono spesso grosse falsità, che fermarsi e rivedere il modo nel quale si è andato a formare l'insieme di regole che ci sono alla base. In molti sport purtroppo ormai è forte l'impressione che sia così.. |
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ed invece in materia giuridica la tutela e la costrizione sono, sin dal diritto romano, due facce della stessa medaglia: l'una presuppone l'altra poichè la norma, in molti casi, per essere efficace necessita della coazione, soprattutto - come è evidente - in campo penale; cambiano i destinatari: della tutela (il soggetto o l'ambiente o il problema ritenuto bisognoso di tutela) e della coercizione (il reo). Se per tutelare te da un pericolo devo essere coercitivo nei confronti di chi ti minaccia e lo pone in essere, è la norma che me lo richiede affinchè sia operativa. La tutela generica verso un bisogno di massa potrebbe equivalere a parole vuote se non accompagnata dalla previsione di coercizione nei confronti di chi a quella tutela vi si oppone, la contrasta e la violenta. Il problema nasce semmai dalla domanda: chi stabilisce cosa è meritevole di tutela, e necessita di conseguente coazione, e cosa no? Il sistema democratico, per chi vi vive e vi opera con tutte le sue falle, risponde: la maggioranza. Dunque se io sono del parere che vada tutelato un bisogno ma la mia idea e la forza rappresentativa che la propone non gode dell'avallo della maggioranza, devo accettare che quella tutela non vi sia e che la mia istanza resti inoperosa per un tempo indeterminato; continuare a pensarla come credo ma non pretendere diversamente. Se però la mia idea e concezione gode dell'appoggio di tale maggioranza e la necessità di salvaguardare qualcosa che ritengo importante conta sull'avallo della maggioranza a mio favore, con il relativo accordo delle misure coercitive nei confronti di chi non vi adempie, sarai tu - in eventuale disaccordo con me - a dover accettare la legislazione come partorita nel tal momento storico, operando democraticamente affinchè in futuro la situazione possa nuovamente cambiare e ribaltarsi a tuo favore. In alternativa deve essere garantita ad entrambi, in eventuale minoranza e non disposti ad accettare ed attendere di ritrovarci in maggioranza in futuro, la possibilità di scegliere liberamente un altro paese dove si registrino equilibri ideologici o sociali diversi. Dovunque tuttavia - negli stati democratici attraverso i passaggi parlamentari e nelle varie forme, diversamente in quelli autoritari o totalitari - esisterà necessariamente una norma giuridica "X" prevista a tutela di qualcosa, con la conseguente coazione "Y" scelta, nei confronti di chi non la rispetta e non adempie, per la salvaguardia della norma stessa; e dovunque ovviamente esisterà chi concorda e chi no. |
Sì ma il problema non mi pare sia questo. Le leggi vanno rispettate, è questo che io penso. Se c'è una legge va rispettata punto. Il problema è che troppo spesso ci si trova di fronte a situazioni nelle quali non solo molti non rispettano una legge, ma nelle quali è tollerato o ritenuta prassi non rispettarla. A quel punto è legittimo aprire un dibattito sul fatto che magari può essere opportuno vedere se è il caso di aprire un dibattito, che sia parlamentare o nell'opinione pubblica, o nel caso dell'agonismo negli ambiti sportivi a vari livelli, per cambiare la situazione, e non ritrovarsi di fronte all'assurdità della situazione attuale che si ha in certe manifestazioni, in certi ambienti e certi sport.
Quello che te affermi relativamente poi alla tutela-coercizione in un sistema democratico non mi trova del tutto concorde. Un sistema di democrazia prima di tutto deve salvaguardare le minoranze. La maggioranza decide le leggi ma deve farlo sempre salvaguardando anche chi è in minoranza ed ha meno voce in capitolo. Se non fosse stato così oggi potremmo avere leggi omofobe per esempio, dato che la maggior parte degli individui di ambo i sessi si professano etero. Per fortuna si è costruita una sensibilità collettiva con molti che hanno detto noi siamo etero ma chi ha orientamenti sessuali diversi non ci disturba, è giusto che possa vivere normalmente senza paura di violenze e che gli siano riconosciuti i diritti (fenomeno non ancora concluso ma che sotto molte sfaccettature è ancora in fieri). Questo è un esempio se vuoi estremo, ma penso renda benissimo l'idea |
Non conosco la maggior parte dei fatti o eventi che l'autore menziona. Ma se ciò che cita non corrisponde al falso, non vedo come si possa avere un opinione contraria a quella data.
Principe, grazie della traduzione. Interessante. |
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Ciao Enrico, anche io concordo con te e con chi, come noi, si occupa realmente ed all'interno di PL (Ado), mentre comprendo come per altri che non si interessano e non conoscono la materia, soprattutto dal concreto punto di vista agonistico, ne facciano prevalentemente un pour parler generico; è un po'come se io parlassi di pallavolo :rolleyes: anche se, in tutta onestà, qualora il 3d si fosse intitolato "perchè il BB non deve andare alle olimpiadi" , non avendo la medesima competenza diretta, non sarei intervenuto in maniera così articolata. Ti chiedi come mai su PL watch qualcuno non faccia notare a questo signore delle sue contraddizioni e incongruenze? Ma a cosa servirebbe? Leggo che questo presunto esperto si occupa di PL dal 2007 (ben 4 anni! Bontà sua, io mi occupo di pesi dall'81 e non ho ancora lanciato i miei strali contro il Comitato Olimpico ;) ) ed ha allenato sedicenti atleti; il tizio in questione, presumibilmente, è un esponente più o meno rappresentativo di movimenti federativi minori, che temono di sparire a seguito di una raggiunta maturità ufficiale del powerlifting e seguirà d'altro canto personaggi che, ad ogni buon conto, avrebbero tutto da perdere da un giro di vite nella regolamentazione della disciplina sportiva, sia in termini normativi che per altre sfaccettature. Dunque, quando non si ha nulla da perdere e, innanzi a se, una prospettiva futura ancor più magra del proprio passato, non ci si arresta se non in fondo al baratro e la pubblicità, sia pur limitata, che altri inconsapevolmente o meno fanno a quell'articolo è quanto già di superiore alle aspettative preventivate in partenza. Chiuso, per quanto mi riguarda, questo discorso ormai avvolto su se stesso, approfitto invece per riallacciarmi alle problematiche da te sollevate in merito alle fattispecie più tipicamente nostrane. :) Ricordo molto bene quel topic su AOS, fucina di tanti interessanti discorsi in materia, e posso formularti delle ipotesi molto soggettive e personali (quindi da prender con le pinze) sul discorso FIPL-FIPCF-CONI. Ritengo che, qualora il PL entrasse nel programma olimpico con il conseguente coinvolgimento dell'IPF a livello internazionale, così come già ora riconosciuta dal CIO, la situazione in Italia potrebbe prendere una delle seguenti strade: a) la FIPCF, annusando terreni vergini e nuova linfa vitale, vira completamente a babordo garantendo all'IPF (cui presenterebbe istanza) tutte le misure necessarie a poter sviluppare in Italia il powerlifting in versione appunto IPF, fondandosi magari sull'appoggio di talune individualità già note nel settore ma senza un coinvolgimento ufficiale della FIPL attuale. L'IPF, per non scontentare il CIO, ( che non dimentichiamocelo è pur sempre il sovraComitato dei Comitati olimpici nazionali) avallerebbe l'inserimento dalla FSN CONI all'interno della propria struttura internazionale a danno proprio della FIPL. E' l'ipotesi per noi più sgradevole, attualmente alquanto improbabile e tuttavia da non escludere a priori; b) la FIPL, forte dell'appoggio incondizionato della IPF e della completa disorganizzazione FIPCF, chiede il riconoscimento al CONI in veste di FSN; il Comitato Olimpico Nazionale, spinto dalla Federazione Internazionale, preso atto della situazione nell'ambito del WL e preconizzando una possibile riduzione dell'attività riferita a quest'ultimo, appoggia la candidatura per gradi e magari affiancando l'FIPL alle preesistenti FIPCF e FILKAM, forse limitandosi a favorire delle sostituzioni politiche ai vertici. E' l'ipotesi a noi più favorevole, realistica ma ancora ben aldilà di poter essere prevista. c) si crea una macrofederazione che resta fondamentalmente in mano all'attuale vertice FIPCF, che tuttavia deve subire l'inserimento dell'intera struttura FIPL, in veste autonoma di amministratrice dell'attività di powerlifting. I criteri relativi alle rappresentanze, ai punteggi, alle poltrone verrebbero esaminati caso per caso. Si tornerebbe ad una situazione tipica della vecchia FILPJK, al cui interno operavano, rispettivamente, i settori lotta, pesi, judo e poi karate. E' un'ipotesi pragmatica e di compromesso, con molte conseguenze positive e non ed altrettanti nodi da sciogliere, incluso quello delle risorse disponibili e della proprietà delle attrezzature e del materiale già in uso. Potrebbe rivelarsi una strada percorribile se all'orizzionte si ventilasse subito la configurazione della fattispecie di federazione autonoma appoggiata alla FIPCF o alla FILKAM, come del resto già fu per la F.I.Tri. (Federazione Italiana triathlon) inizialmente in appoggio per amministrazione, locali, impiegati e strutture alla FIPM (Federazione Italiana Pentathlon Moderno). Un saluto e a presto |
Io cmq non mi riferivo nello specifico ai diverbi fra le federazioni, ambito di cui ad ora poco m importa.
Io parlo di tutti i pensieri/valori espressi dall'autore. La mera applicazione in un unico campo non mi interessa altrettanto (che come ogni applicazione pratica deve tener conto di un altra moltitudine di varianti di cui io non so un menga) e, come dice Tonymusante, rientrerei in quel gruppo di individui privi delle specifiche conoscenze per capire le varie dinamiche da affrontare. |
Anche a me non interessa il powerlifting sostanzialmente, almeno non al livello di agonismo e federazioni.
I commenti però di altri utenti fin da principio hanno spostato la discussione anche in un ambito più generale, di cosa può esser ritenuto lecito e cosa no, e cosa è giusto imporre o meno agli altri. Ma non è stato un caso questo: la lettera si riferiva chiaramente a questo, era un discorso molto più vasto rispetto algli interessi di crescita/visibilità di una federazione o l'altra, che interesserà i menager di tale federazione e gli affiliati e poco più. La lettera si riferiva chiaramente al fatto che molti, se dalla loro hanno i soldi e l'approvazione dell'opinione degli altri, specie di quelli che contano, possono imporre il proprio credo ed i propri interessi su una minoranza, superando anche quelli che potrebbero essere ragionevoli diritti. Inoltre era una denuncia ad un mondo dello sport che è chiaramente una cosa, e tutto lo sanno, ma ufficialmente si professa o fa passare l'idea di essere un altra. Quando qualcuno poi in vario modo proclama questo chiaro fatto è oggetti di enormi critiche. E' chiaro che è una lettera quindi che solleva diversi temi, a seconda di quelli che stanno più a cuore di chi legge, ma mi pare possano essere tutti temi che hanno importanza e dignità.. non esistono solo le federazioni di powerlifting |
Quote:
Grazie ancora Giovanni ;) |
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