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Predefinito Hardgainer demystified – Parte 2 – Fuoco alle polveri! - 12-12-2008, 04:03 PM

Hardgainer demystified – Parte 2 – Fuoco alle polveri!


Eh si, adesso abbiamo proprio gli elementi per quantificare chi sia l’hardgainer, e adesso ci divertiamo. Vi è piaciuto il precedente articolo? Questo è per alcuni aspetti molto più Kattivo e me ne scuso in partenza. E’ l’argomento che è un po’ indigesto..

Il problema è che io sono un tipo che preferisce la verità diretta e brutale piuttosto che molti giri di parole. Mi piacciono i numeri perché sono crudeli nella loro asetticità. Certo, dai numeri possiamo far dire tante cose, ma se questi vengono da una serie di ragionamenti che hanno una logica, perché non dare una chance alla roba presentata?

In questa seconda parte prenderemo confidenza con la tabellina colorata ed introdurremo il parametro “tempo” che è fondamentale per avere il quadro complessivo. Infine, definiremo quantitativamente il concetto di hardgainer.

I modelli di riferimento sono troppo elevati.

Facciamo un po’ di Sociologia spicciola da rivista abbandonata in treno (la mia cultura generale si basa sulla lettura di questa roba sgualcita e spieghettata), possiamo dire senza paura di smentita che la Società moderna pone una pressione incredibile sul “corpo”, e su come questo appare.

Nel tempo c’è stata proprio una corsa all’eccesso, che ha creato uno scollamento fra il desiderio e la realtà. Lessi su un numero de Le Scienze di molti anni fa un confronto fra il peso della modella centrale di PlayBoy (non è uno scherzo eh…) e quelle dell’americana media: le due curve divergevano nel tempo, nel senso che le modelle nel tempo sono dimagrite e la donna media americana si è obesizzata.

Inutile dire che se il modello fitness ha una BF del 7-8% siamo messi male come termini di paragone. Siamo bombardati di riferimenti così assurdi che quando ci guardiamo allo specchio il tizio di fronte a noi ci dice che facciamo vomitare. Considero il “modello fitness” perché rappresenta l’ideale di uomo proposto agli altri uomini, e che sta lentamente assumendo sempre più i tratti del culturista: buone masse, ottima definizione, depilazione, abbronzatura.

Oltre ai riferimenti impazziti dobbiamo aggiungere la nostra incapacità di legare fra loro i tre aspetti del mondo del culturismo: massa, forza, definizione. Invece prendiamo la definizione del modello di Men’s Health, la massa di un culturista, la forza di un powerlifter: un ibrido terrificante. Noi, cioè, consideriamo sempre l’eccesso in tutto.

Il punto è: quante persone conoscete che sono al livello del tizio presente su quelle riviste che si leggono al supermercato mentre le mogli fanno la spesa? Se la risposta è “un mio amico” o “conoscevo uno” allora non vale. Li vedete questi tizi sulla spiaggia al mare? Io no, eppure su un bagnasciuga di 3-4Km e un totale di qualche migliaio di persone, cazzarola, 10 dovrei trovarli…


Questo è invece il livello “buono” con questo modello di valutazione. La tabella a sinistra mostra dei risultati abbordabili con impegno, fattibili, quella a destra invece un traguardo a lungo termine, impegnativo e complicato ma, cazzarola, quanti conoscete dal vivo così? E quanti dicono di fare queste cose qua? Direi 1:100.

Ovviamente si potrebbe fare una serie di equivalenze del tipo che 175Kg di stacco massimale sono paragonabili a 1×8x140Kg o a portare l’altezza del soggetto a 180cm e così via, ma il concetto non cambia.

Questi sono modelli di riferimento sfidanti, impegnativi ma ragionevoli. Non tutti potranno arrivare al livello “molto buono”, ma quasi tutti facendosi il culo di sicuro al livello “buono”.

Se provate una sensazione di disagio, che non riuscite a focalizzare bene, è questa: state guardando questi numeri, che di fatto non sono così astrusi dato che su Internet si trovano paccate di video di persone che ottengono questi risultati, poi li state confrontando con i vostri che magari non sono di questo tipo, infine state considerando il tutto alla luce del “buono”.

Forse state pensando che, in fondo, un “buono” per questi numeri è ragionevole e anche possibile, ma che voi ancora non ci siete. Bravi: è proprio così! State provando l’effetto del “giudizio” perché fino ad ora, magari, non l’avevate mai subìto!

Ma è proprio questo il problema! In palestra sono proposti modelli assurdi ma le persone fisiche non si mettono mai in discussione. In pista, ad esempio, tutti sanno che 10”8 sui 100 metri è “buono” ma non “molto buono”, mentre 10”6 è “molto buono”. Lo sanno tutti perché con 10”6 si arriva bene ad un campionato regionale, se si ha culo si arriva anche sul podio. Ma nessuno si sognerebbe di dire che è “ottimo”.

Se perciò “vi torna” che il “buono” di questo modello è ragionevole, continuate a leggere.

Si vogliono risultati in poco tempo

Eh si, tutti vorrebbero essere Ok per il mare quando, dopo Natale, la persona nello specchio sembra un Bantha uscito dal letargo… Anche in questo caso, è solo in campo culturistico che ci si pone il problema di “ma quanto ci vuole?” mentre in tutti gli sport ci si allena e basta.

Ma il problema è sempre lo stesso: la Società non pone enfasi sulla costanza e sulla ripetitività delle cose, proprio perché va contro il modello economico che vuole spese compulsive per ottenere il massimo guadagno in poco tempo. I prodotti sono spremuti sempre al massimo, perché le opportunità di vendita sono limitate ed è meglio inventare 10 mode e carpe diem per ognuna di esse che 2 o 3 che durano nel tempo.

Perciò, la durata delle cose non è mai una cosa in. Aggiungete l’incapacità di giudizio, i modelli assurdi et voilà.

Io dico che per avere un quadro decente della propria situazione fisica ci vogliono due anni, perché il corpo ha una sua ciclicità, e l’”anno” è qualcosa legato alle stagioni, alla rotazione del Sole intorno alla Terra (no… scusate, sono rimasto a Tolomeo, diciamo il contrario… eppure è il sole che la mattina sorge… ragazzi non mi confondete). La “settimana” è invece una invenzione dell’Uomo.

Dopo un anno di allenamenti il vostro corpo si è temprato all’intero ciclo di stagionalità delle temperature, umidità, variazioni ormonali e compagnia cantando. L’anno successivo è una nuova partenza da una base immensamente migliore della precedente. In più, l’esperienza e la conoscenza acquisita permetteranno di ripetere gli schemi di allenamento depurandoli dagli errori e dalle fesserie del neofita.

Chi non ci crede sappia che la costanza non è solamente una prova di volontà, ma la strategia migliore non solo in termini di efficacia ma anche di efficienza per ottenere risultati.

Ragazzi, due anni di allenamenti 3 volte a settimana sono una cifra di tempo assurda. Oltre 300 allenamenti, per un totale di circa 450 ore. Sempre e comunque, senza soluzione di continuità. Quante persone conoscete che possono dire di essere rimaste identiche a se stesse pur avendo fatto così? Io dico che quelli che non ottengono un cazzo sono composti da persone che dicono di aver fatto ma che invece hanno fatto ben altro. Due anni sono tanti!

Due anni è il tempo che sarà preso come riferimento per caratterizzare l’hardgainer.

Ci si concentra su aspetti marginali

Una conseguenza del non dare valore alla continuità e alla costanza è il pensare che per ottenere risultati serva un allenamento particolare, un prodotto particolare, un integratore particolare.

Dato che è domanda-offerta, oggi qualsiasi tipo di richiesta è soddisfatta. Internet permette di tirare fuori informazioni di tutti i tipi, ma senza controllo. Al di là delle fregature, la scarsa capacità di autoanalisi impedisce di contestualizzare quello che si legge. Certi aspetti/prodotti/metodi sono fondamentali in funzione del livello a cui si è.

Sono convinto che tutti pensino che mettere il V-Power in una Panda 4×4 del 1996 non porti grandi benefici, ma nessuno estende il ragionamento a se stesso. Leggo di persone che si rimpinzano di integratori di ossido nitrico quando il loro livello è poco-oltre-la-sufficienza.

Anche la pletora di metodiche di allenamento, tutte funzionanti e tutte con fan più o meno sfegatati viene dall’incapacità di contestualizzare.

Perciò…

Perciò io penso che l’essere umano, se definiamo bene i criteri di valutazione, si assesti mediamente in un intervallo che va da quasi “sufficiente” a poco meno di “molto buono”, nel senso che quasi tutti potrebbero ottenere dei bei risultati se facessero le cose a modino, pochissimi otterrebbero molto, pochissimi possono ottenere molto poco.
Statistica gaussiana, o quasi. Diciamo con una coda più lunga da una parte, và…



Chiaramente io non ho elementi a supporto di questa tesi, se non queste considerazioni:
  • Non ho elementi a favore ma altri non hanno nemmeno elementi contro: l’esperimento da realizzare è sicuramente impegnativo e quando c’è il “tempo” di mezzo i costi di sperimentazione lievitano fino a livelli insostenibili. C’è qualcuno che mi può smentire, dati alla mano?
  • Esiste una continuità in qualsiasi caratteristica umana, esistono migliaia di sfumature di qualsiasi elemento del corpo. Perché in questo caso non dovrebbe valere la stessa cosa? Gradualità e continuità esistono per il colore degli occhi, esistono tipologie di sangue differenti, ognuno di noi ha dosaggi ormonali differenti, perché non dovrebbe esistere una variabilità delle prestazioni umane?
  • Le prestazioni sono centrate di sicuro rispetto ad un prototipo medio, che è però difficile da determinare in quanto non esiste una massa di persone che riesca ad elevarsi rispetto al livello di mediocrità del sedentario medio. Però questo punto medio esiste di sicuro.
La prima critica – bianco o nero


Se concordate sul fatto che le grandezze umane varino con continuità, ecco la prima critica al concetto di hardgainer: il mondo viene diviso in due enormi classi di persone, la maggioranza di hardgainer e la minoranza di easygainer.

Ma non può essere così! Il corpo umano non funziona così! Devono, necessariamente, esistere delle sfumature. Perché cacchio si devono sempre guardare i baciati dalla genetica e mai la massa enorme di persone?

Gli easygainer sono la coda a destra del grafico precedente, sono il riferimento troppo elevato, sono i modelli delle riviste.

C’è un detto (Indiano? Cinese? Boh…) che dice “fa più rumore un albero che casca che la foresta che cresce”. Gli easygainer McRobertiani sono l’albero che casca. Ma sono una minoranza e lasciamoli perdere.

Allo stesso tempo, quelli che avanzano non possono essere TUTTI hardgainer, per il semplice motivo che quasi tutti sarebbero omogeneizzati in termini di fisico, e questo, perDio, non accade. Se prendete un modello di riferimento decente (come quello presentato e vedremo perché), gli hardgainer sono una minoranza, e sono la coda a sinistra.

Non si capisce perché se esistono persone così geneticamente dotate, le potenzialità genetiche debbano essere così on-off, binarie: o superuomini di Thule o sporchi semiti dal naso adunco.

L’effetto uomo medio mediocre

L’effetto uomo medio mediocre (UMM) è un livellatore fortissimo di prestazioni ed impedisce di vedere le potenzialità. Sareste in grado di dire, a partire da persone assolutamente sedentarie, chi otterrà qualcosa di buono in 2 anni di allenamenti decenti?

Dall’esterno non possiamo dire nulla se non far allenare le nostre cavie e vedere i risultati.


Il disegno qua sopra vuole rappresentare l’effetto UMM. All’inizio tutte le persone sono indistintamente mediocri, ma se potessero allenarsi in un ambiente controllato e sotto la supervisione di persone competenti, il risultato finale sarebbe una distribuzione continua di risultati fisico-prestativi.

Il problema è sempre lo stesso: quanti perdono veramente tempo con questa roba, a modino?

Ogni volta che viene menzionata la parola tempo le cose diventano difficili, in tutti gli ambiti. Nel mondo scientifico gli studi e gli esperimenti più onerosi sono quelli che devono durare nel tempo. Pensate alle statistiche sulla diminuzione della speranza di vita in funzione dei comportamenti alimentari: sono possibili sono tramite l’osservazione, per decenni, della vita di un enorme campione di individui.

Per questo l’uomo medio mediocre imperversa, mediocrizzando tutto.

Infine, l’hardgainer

Torniamo al concetto di sfgt. E’ assimilabile all’hardgainer? Ragazzi, no. Riprendiamo il concetto stesso espresso dalla parola: duro a crescere. La crescita implica un incremento nel tempo, e il tempo non compare nel diagramma.


Un hardgainer, infatti, è colui che non riesce a portare la sua forza e la sua massa a certi livelli in un certo tempo ragionevolmente lungo. Bene, provo a quantificare il tutto.
  • E’ un hardgainer colui che non raggiunge il livello “sufficiente”, nei termini precedentemente definiti, sia in massa che in forza in un tempo di 2 anni di allenamenti effettuati su base regolare.


Ecco la situazione: se state per due anni nell’area in alto a sinistra e vi siete allenati con un minimo di criterio, siete probabilmente degli hardgainer. Le tre tabelline in basso rappresentano 3 tipologie di hardgainer (guardate i numeri in giallo): il classico di altezza media un po’ cicciottello, quello alto e asciutto, quello basso e secco.

Ora, guardate bene i numeri in arancione. Non potete dire che non sia così: dopo due anni essere ad una 90ina di panca e a 110 o poco meno di squat parallelo non propende per farvi cadere nell’area di quelli forti/grossi. Lasciate fare la 90ina e cercate di ragionare in esercizi equivalenti. Diciamo che in due anni siete sempre a 3×8x70Kg, suona meglio?

Qualcuno potrebbe dire che questi tre individui presi ad esempio costituiscono la maggior parte delle persone che frequentano la palestra, ma il punto è che non dovete farvi fregare dall’effetto UMM. Hanno passato le 450 ore di allenamento fatto per bene? No? Allora non si può dire se sono hardgainer.

Il criterio di definizione degli hardgainer è coerente con un modello che propone un intervallo di accettabilità di risultati molto realistico, ma a questo punto quelli che rimangono fuori sono una minoranza.

Inventiamo qualche storiella


Cavia A

L’ultrasecco che in due anni passa da una condizione assolutamente terrificante (nei nostri termini ottusi in cui diamo valore ad aspetti idioti del fisico, magari in questi due anni il nostro A ha scoperto il vaccino per l’AIDS) a una di “insufficienza”. Ha fatto progressi enormi ma ora è lì. Non può che essere un hardgainer, visti i livelli assoluti raggiunti. Chiaramente l’impegno va premiato, ma non vanno alimentate le false speranze. A è un hardgainer.

Cavia C

E la cavia B? Ho fatto casino e non ho voglia di cambiare i nomi nel disegno, rifare il jpeg, ricaricare sul blog il tutto. Scriverò una patch e correggerò il difetto con la versione 1.1 che sarà parte integrante del kernel di Linux

C è il falso hardgainer. In 2 anni si è portato a buoni livelli. Magari è passato dai 16 ai 18 anni o dai 18 ai 20, ha terminato lo sviluppo. C non è particolarmente dotato, infatti i suoi risultati non puntano di certo all’area rossa dell’”eccezionale”. Ma si è allenato “bene”, intendendo con questo termine la costanza, la dedizione e la capacità di apprendere dai propri errori e di cambiare in corso d’opera.

Magari le sue metodologie di allenamento sono molto migliorabili, ma il proverbio “meglio una scheda di merda fatta con passione che una scheda perfetta fatta di merda” calza a pennello su di lui.

In questa casistica ricadono tantissimi McRobertiani che attribuiscono al “metodo” i loro risultati. Sono affascinati dalla storiella del secco che diventa grosso grazie alla costanza e all’impegno, ma in realtà la spiegazione è diversa: erano dei falsi hardgainer che prima si allenavano male. Più particolari in seguito, per ora non stronfiate…

Tantissimi ragazzi avrebbero le potenzialità di C perché non si tratta di avere lo scheletro di adamantio, ma non raggiungono il suo livello perché, semplicemente, si perdono per la strada. Non c’è nulla di male in questo, mica è un merito avere un certo fisico, solo che questa gente non deve rompere le palle attribuendo ad altro il fallimento dei loro desideri

Il livello C subisce una trasformazione di questo tipo, in due anni


Chiaro, non è che questo qua è entrato in palestra e ha fatto 80 di panca alla prima, però diciamo che questa sarebbe stata la sua potenzialità. Il risultato finale è, in due anni, sicuramente abbordabile e assolutamente miracoloso.

Un po’ di alimentazione decente e la BF cala di 5 punti, pertanto il peso sale poco ma in realtà l’HP è passato (riferendosi sempre al 10%) da -8 a -4: il calo enorme di grasso corporeo ha fatto si che la sua composizione corporea sia del tutto diversa. I Kg sono decisamente incrementati pur non essendo stratosferici. Ma una persona con questo tipo di “completezza” e una tecnica esecutiva precisa senza strappi o assurdità tipiche del mondo degli sboroni fa, come si suol dire, la sua porca figura.

Essendo migliorato dimostra sicuramente competenza in quello che dice e, se non si fissa con discorsi messianici alle masse da convertire, risulta anche molto simpatico.

Questo, nel modello di riferimento, è un falso hardgainer. Perché è migliorato! Sembra poca cosa come sempre per i modelli in giro sono irraggiungibili, ma rendetevi conto che una persona che ottiene questo NON PUO’ essere un vero hardgainer.

E’ merito dell’allenamento? Sicuramente sì, ma anche delle sue doti.

Cavia B

Il classico stazionario nell’area scarsa. In questo caso è necessario essere molto onesti con se stessi e determinare se c’è stata la costanza di allenarsi. Perché può essere una cavia A o una mancata Cavia C.

Questo è l’enorme bacino dove l’effetto UMM imperversa: quelli che non fanno le gambe perché giocano a calcetto, quelli che non fanno stacco per la schiena e poi li vedi strappare come cavalli da rodeo nel curl per i bicipiti, quelli che chiacchierano, quelli che eseguono senza capire la scheda fotocopia della fotocopia di un fax, quelli che vogliono tonificarsi e non diventare come culturisti ma per tonificare intendono proprio il modello di Fox Uomo, quelli che vedono solo il doping come mezzo per ottenere qualcosa.

Mediocrità, purissima, nemmeno i narcos boliviani riescono a ottenerla così pura.

Ribadisco: non crediate che io dia al corpo tutto questo valore, pur facendo parte di questo mondo assurdo quale è il fitness in generale. Però c’è una forte correlazione fra la pochezza dei risultati di questi tizi e le immense cazzate che proferiscono, e questo è assolutamente irritante. Se non sai un cazzo, stai muto.

Cavia D

E’ una versione potenziata del caso precedente. Nulla da dire, solo che se i due si allenano insieme, stessi mezzi, stessa scheda, i risultati sono migliori. Questo NON E’ un hardgainer, sicuro, ma quello che in palestra emerge quasi da subito come “quello secco ma forte”, in proporzione alle sue masse e al tempo di allenamento.

Questi tizi non sono rarissimi, di solito sono persone adulte, magari fanno dei lavori manuali pesanti e sono già condizionate a movimenti con carichi abbastanza elevati in posizioni assurde, perciò quando passano al bilanciere da subito possono caricare molto. Del resto, non esistono solo i lavoratori al PC con la sindrome del tunnel carpale.

Rappresentano, comunque, una prova della variabilità delle caratteristiche umane. Più forti ma… siamo lì rispetto a C.

Dopo due anni a parità di tutto ottengono più di C, ma la probabilità di ottenere di meno non è remota, specialmente se non sono seguiti e se il livello della palestra è molto scarso, perché possono replicare, pur a livelli inferiori, i comportamenti delle cavie E o F.

Cavia E

Siamo di fronte ad uno dotato, forte e grosso, ma che in due anni non ottiene nulla. Lui porterà come scusa il fatto che ha raggiunto il suo limite genetico o qualche cazzata di questo tipo. “Cazzata” è un termine tecnico che permette di condensare concetti complicatissimi in pochissimi caratteri, come “sei una fava” a Firenze, una specie di WinZip della descrizione dei comportamenti umani.

In realtà questo tizio non sa proprio allenarsi, e non sfrutta le sue doti.


Considerate che stiamo parlando magari di un tizio del genere, uno di 180cm dotato da Madre Natura di una buona definizione per cui non fa fatica a scendere al 9%, che pesa sugli 81-82Kg, un bel fisico HP+2.

Ha carichi “riconvertiti” come quelli della tabella. Uso il termine “riconvertito” perché magari fa un mezzo squat con 190Kg a 15cm sopra il parallelo, 130Kg di panca brutti della serie “si ma tu li fai?” quando glielo fanno notare, e 150Kg di stacco perché “io non lo faccio spesso, sai per la schiena”.

Gente che in palestra fa la sua figura, ma che rimane lì per sempre, cristallizzata nella pochezza di vedute che li fa essere i Coleman de noartri.

Non so se si capisce che non sopporto questa gente. Non perché non migliora (ripeto, 150 di panca non vi rende cittadini più onesti di altri) ma perché dispensano consigli di saggezza assoluta e non richiesta, che nemmeno Poliquin è così sicuro di certe affermazioni.

Questi sono dei piccoli easygainer, anzi, da molti sono ritenuti proprio easygainer, ma in realtà è sempre l’effetto UMM che li fa risaltare come se fossero chissà chi.

Non è mio costume fare lo sborone o assumere atteggiamenti tipo “piscio per delimitare il territorio”, ma permettetemi questo: gente del genere è un piacere demolirla, e di solito mi è riuscito abbastanza bene in ogni palestra che ho frequentato. Io non rompo le palle a nessuno, però perDio non rompetele a me…

Cavia F

Si trovano al mondo pochi esemplari di questi animali, rarissimi: gente che ha le doti di E o anche superiori ma che si allena con la dedizione di A o di C. Sono più rari degli sfgt perché gente simile deve essere molto motivata per non adagiarsi sui propri risultati superiori alla media mediocrità.

In più, devono essere persone molto curiose e desiderose di mettersi in gioco, altrimenti a contatto con quelli veramente forti tendono a rinchiudersi in se stessi castrando i propri risultati.

Per quanto possano essere in gamba, difficilmente si sono trovati a fronteggiare “avversari” più forti di loro, e quando questo accade è per loro uno shock e si possono innescare meccanismi di rifiuto tipo “si ma io sono natural, si ma lui vive per i pesi, si ma…”. Quando iniziano i “si ma…” siamo sempre sulla difensiva.

Pensare di essere il più forte ed accorgersi di essere solo uno dei tanti “più forti” può essere una sgradevole sorpresa. La cavia F se ha la testa giusta, l’ambiente giusto, l’allenatore giusto e la sua brava dose di culo che non guasta mai ha la possibilità di fare molte belle cose, di togliersi molte soddisfazioni.

Ma può invece anche rimanere fossilizzato sul proprio livello di superiore mediocrità. Ma essere mediocre, per quanto a ottimi livelli, è sempre una sconfitta.

Cavia G

E’ la versione enhanced e powered della E, infatti mi fa ancora più incazzare. Lo so lo so… io per primo dico che tutto va inquadrato in un’ottica più grande, che la palestra non è tutto e tutte le cazzate che dico. Però, dài… i doni non vanno sprecati, mai. Troviamo in questa categoria anche i tizi a cui non importa nulla il loro corpo, candidamente. Li strozzerei.

Gente che non si sa cosa potrebbe ottenere, potenziali campioni ma che gli manca la voglia, la testa, la capacità di concentrazione, l’umiltà. Sapete quanti ce ne sono… il mondo è pieno di tizi del genere. Come si possono definire persone del genere? Mah…

Ok ok ok, basta così, la pressione è in zona rossa, non sia mai che mi scoppiano le coronarie e mi accasci sul portatile in treno. Ah… sapete cosa direbbero gli altri pendolari dato che il treno verrebbe fermato? “Ma non poteva schiattare in stazione…”. Lo dico perché è successo. Il pendolare è la bestia più cinica e crudele fra gli esseri umani, disposto a calpestare bambini indifesi pur di conquistare un posto a sedere.

E poi?

Non ho riportato una casistica: la cavia che parte da un livello di “molto buono” e arriva oltre l’”eccezionale”. In ambito sportivo, queste sono le persone che realizzano i record del mondo, cioè sono i più forti in assoluto.

Il fisico di Hulk con la determinazone di Bruce Banner. Nitro e Glicerina. Io ho avuto modo di conoscerne solamente una

La seconda critica - la triste verità

I livelli di massa e di forza “base” di ognuno di noi sono influenzati da tante cose, quali la tipologia di fibre e l’assetto ormonale. Credo che questa affermazione abbia un buon supporto scientifico e sicuramente sarebbe possibile, con spese notevoli, giustificarla.

Queste caratteristiche, che possiamo definire microscopiche, influenzano il valore assoluto delle caratteristiche macroscopiche, cioè i miei livelli di forza e di massa. Non solo. Anche la loro capacità di variare.

In altre parole, se prendiamo la cavia C e la cavia F e le facciamo allenare in maniera ottimale (non con lo stesso protocollo, ma qualcosa di specifico), a parità di tempo F diventerà più grosso e forte di C.

Detto più semplicemente, uno grosso diventa più grosso in meno tempo di quanto ci metterebbe uno più piccolo. Gli easygainer vengono definiti proprio così nella letteratura hardgainer: persone che mettono su massa muscolare facilmente (perciò velocemente), e il prototipo di easygainer è perciò uno grosso che non fa fatica a diventare ancora più grosso.

La triste verità è che questa frase vale anche al contrario: è molto probabile che uno piccolo ottenga nello stesso tempo meno di quanto otterrebbe uno più grosso. L’hardgainer non è solo caratterizzato da bassi livelli di forza e massa, ma anche da bassa capacità di svilupparli.

Questo, invece, non piace. Perché cozza contro la retorica dell’impegno e del sacrificio: il tizio che ha culo deve faticare meno e ottiene tanto anche se non capisce una mazza, io che sono più sfigato di lui posso, invece, ottenere anche parecchio se ci metto impegno, se ho passione e, essenzialmente, se mi alleno in un certo modo.

Il ragionamento ha in se un presupposto sottile: che i miglioramenti possano essere costanti nel tempo. Ma… non è così.


A sinistra ho riportato i primi due anni di allenamento delle nostre cavie, a destra i successivi due. Pertanto i punti partono dall’arrivo dell’altro schema.

Tutti incrementano le loro prestazioni, a meno di coloro che insistono ad allenarsi da idioti (cavie E e G), ma tutti decrementano i loro tassi di crescita. Non ci vuole di essere Einstein per capire che se io ho 80Kg di panca e dopo 2 anni sono a 110Kg, non è che dopo altri 2 sarò a 140Kg e dopo ancora altri 2 a 170Kg.

Più ci distanziamo dal nostro punto di partenza e più complicato sarà migliorare. Il miglioramento negli anni decresce sempre. Ma se il mio punto di partenza è scarso, il mio punto di arrivo sarà sempre inferiore a quello di uno meno scarso. La logica dell’impegno premia solo la variazione, ma si scorda del valore assoluto.

Uno che in due anni non si è sfangato salendo al livello “sufficiente” facendo le cose a modino, difficilmente potrà ottenere tanto di meglio. Poi, che sia tutto guadagnato e vada rispettato il risultato è un altro discorso, validissimo. Però non dobbiamo perdere di vista la capacità di giudicare e autogiudicarsi rispetto al resto del mondo.

Per questo la storiella di colui che migliora è una bufala: perché si attribuisce il miglioramento solo alle doti “psichiche” e non a quelle “fisiche” che per forza di cose ci dovevano essere. Si premia l’impegno, con l’impegno si ottiene tutto. L’errore sta nel fatto di confondere hardgainer con falsi hardgainer. Quello che da secco è diventato grosso non era un secco potenziale!

Per questo il concetto di hardgainer è pericoloso: è affascinante. Un modello di allenamento che permette a chiunque di ottenere risultati se seguito con impegno, proprio perché tutti sono hardgainer.

E’ pericoloso perché, invece, non siamo tutti uguali.

Il problema è che ci vuole tempo (e roba come questo pazzesco articolo) per determinare le incongruenze: la genetica influenza solo una certa parte di persone e solo in positivo. Questi non devono essere presi a riferimento perché tutti sono ben più sfigati, allora per ottenere risultati basta l’impegno.

Ma se la genetica conta per alcuni, conta per tutti. Le nostre caratteristiche somatiche sono, come dicono nei salotti buoni, fenotipologiche, cioè una manifestazione grazie all’ambiente dei nostri geni (che formano il genotipo). Geni E ambiente, doti E capacità di allenarsi bene. Ma servono entrambe per ottenere risultati.

Spiace, ma è così.

Vorrei che fosse chiaro che io non ho alcun interesse a voler demolire il concetto di hardgainer. Non me ne viene nulla e potete benissimo non starmi a sentire. Attenti, però.

Conclusioni

Sarebbe bello fare un bel test genetico per determinare se siamo hardgainer. Più che altro dovrebbero inventare qualcosa che lega grandezze “interne” tipo i livelli ormonali a grandezze “esterne” tipo la massa muscolare o il carico sollevato. Ma tutto questo non c’è: la Ricerca non investe in cose serie, figuriamoci se perde tempo in queste cose…

Perciò difficile dire, a priori, se uno è o non è hardgainer.

Solo il tempo lo dirà, ed è questo che dà un senso a tutto: non sappiamo di preciso quello che potremo fare, proprio per l’effetto dell’uomo medio mediocre.

Gli hardgainer sono molto meno di quanto si pensi, perché in realtà se riconsideriamo il nostro metro di giudizio molti risultati considerati scarsi sono invece buoni, perciò chi li consegue migliorando dalla sua condizione iniziale è un falso hardgainer.

In questo senso gli hardgainer sono una minoranza, come gli easygainer.

La maggior parte delle persone sono… assolutamente normali. Per questo, a meno che non abbiate “prove certe”, cancellate la parola hardgainer dal vostro vocabolario.

Il concetto di hardgainer a me non è mai piaciuto perché è una estremizzazione delle tipologie umane. Ma questo accade sempre quando si radicalizzano le posizioni: demonizzando gli easygainer ci si concentra solo sull’estremo opposto dimenticandoci della enorme massa che è nel mezzo: si considerano come irreali certi modelli ma se ne propongono altri che sono troppo, troppo sfigati.

Se le persone sono quasi tutte “normali”, varrà per loro un approccio “normale” all’allenamento: tanto per dire, frequenza di 3 volte a settimana, durata delle sedute di 60’-75’. Questo non perché ci siano prove e studi scientifici, ma per semplice buon senso. Ditemi uno sport, un gioco, una fottuta attività ludica in cui i praticanti non si allenino 3 volte a settimana per 60’-75’.

Puttana Eva, io passo il martedì e il giovedì accanto al campo del paese dei miei suoceri e ci sono i calciatori che si allenano in calzoncini alle 21.30 di sera, noi guerrieri del ferro abbiamo paura a fare quattro cazzate in croce con le pizze di ferro per più di 30’? Ah già… noi ci alleniamo intensamente…

Noi qui, noi lì. Ma per favore… E’ l’effetto UMM che ci fa pensare che quello che facciamo sia tutto questo grande atto di eroismo, ci sono ragazzini di 12 anni che fanno ginnastica attrezzistica che si fanno dei culi che manco ce li immaginiamo.

Se però uno è veramente un hardgainer, nei termini qua descritti, deve considerare che i suoi risultati non ripagheranno l’impegno che metterà nell’impresa di trasformarsi. So che è una posizione molto dura, ma le false speranze sono più pericolose della cruda verità: illudono e, prima o poi, le illusioni si infrangono contro gli scogli della realtà dei fatti.

Del resto, io non sarò mai “tante cose” nella vita: non sarò mai un bravo ballerino, non sarò mai uno con lo sguardo che uccide e con il carisma di Brad Pitt, non sarò mai un rocciatore, un bravo ciclista, un nuotatore (non so nemmeno galleggiare eppure ci ho anche provato). E così tante altre cose in cui vorrei ottenere un risultato accettabile. Io sono un hardgainer in tantissime cose, meno in tante altre.

L’accettazione della propria condizione è il primo passo verso il miglioramento. Meno si è dotati, più si deve far frullare la testa. Ma questo implica un “farsi il culo” differente: un atteggiamento tattico che prevede di sforzarsi di non avere pregiudizi, di mettersi sempre in discussione, di essere curiosi.

Quello che propongo è un volersi migliorare, impegnarsi ma allo stesso tempo senza perdere di vista la propria condizione, in modo da poter operare le migliori scelte nel miglior momento per ottenere il miglior risultato.

C’è chi attribuisce il merito dei risultati ad un particolare modo di allenarsi, ma in realtà questo modo non esiste, perché non è unico: si tratta di capire quali sia per ognuno di noi la miglior declinazione pratica dei principi che regolano la Fisiologia e la Biologia umana.

Dovete considerare che il livello medio del sedentario medio è ben sotto la mediocrità. Pertanto una gestione intelligente di quello che avete può fare una sostanziale differenza: riuscire a mantenere una bassa BF, ottenere dei livelli di forza omogenei in quasi tutti gli esercizi, perseverare nel tempo e non fissarsi solo con la palestra possono creare una figura complessivamente impressiva in termini fisici e di competenza.

Proprio perché voi ci avete sbavato sui pesi come cani rabbiosi, potreste scoprire che avete molto da insegnare ad altri, che la vostra esperienza ha un valore. Potreste scoprire che quello che dite è importante per altri, ma questo è possibile solo con la serenità dell’accettazione di quelli che siamo.

Però, ragazzi… non ditemi “io sono un hardgainer” se veramente non le avete provate tutte per due anni eh…


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senza parole, davvero complimenti!!! 6 un grande, se scrivi un libro lo compro sicuro!!!
sei riuscito a fare un quadro delle situazione davvero completo e hai detto molte cose vere, un sacco di pigroni si giustificano dicendo di essere hardgainer ma in realtà non hanno risultati perchè non si spaccano la schiena sui pesi e poi vanno a ballare fino alle 5 di mattina!!!!

spero di non starti sulle palle perchè in questo momento sono uguale alla tabellina della cavia E che odi tanto!!!!!
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Predefinito 14-12-2008, 04:27 PM


Quote:
Originariamente inviato da IronPaolo Visualizza Messaggio
[i]All’inizio tutte le persone sono indistintamente mediocri, ma se potessero allenarsi in un ambiente controllato e sotto la supervisione di persone competenti, il risultato finale sarebbe una distribuzione continua di risultati fisico-prestativi.

Come si potrebbe trovare un ambiente simile?

premetto che sono uno tra quelli sfgt... a marzo 2007 saranno 2 anni di allenamenti costanti (tranne un mese da metà agosto a metà settembre di quest'anno)
e sono sempre nella zona insufficiente


Non riesco a capire se non ottengo risultati perché sono 1 hardgainer oppure perché sbagli qualcosa....

in ogni caso sono partito anche da livelli ridicoli (20 kg sulla panca sulle 8 ripetizioni...)

IMO il problema delle palestre è che a differenza degli sport gli istruttori non ti insegnano nulla e bisogna fare tutto da soli ma all'inizio senza basi è quasi impossibile.

Infatti l'anno scorso facevo lotta libera e submission e ho veramente imparato a dare il massimo, buttando via tutti i discorsi del sovrallenamento eccetera e cercando di vincere la sensazione di fatica sempre di più (infatti ultimamente sono migliorato)
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non esiste l'hardgainer....purtroppo il BBing è l'unica attività dove tutti devono riuscire altrimenti si è geneticamente sfigati.
Se fosse così tutti saremmo multi-atleti con ampio potenziale...la risposta più semplice detta i termini comuni è:"non sei portato per questo sport".
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bellissimo articolo, ogni volta che ti leggo imparo molto
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Grande Iron!!!
La chiave è propio il "Tempo" sono troppe le persone che vogliono tutto subito e facile,c'è un casino di gente che con la scusa dell'appellativo hardgainer si imbottisce di robba autorizzata e non,quando gli basterebbe semplicemente allenarsi bene o "Attendere".
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realista realista Non in Linea
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bella lettura.. grazie!
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