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Psycho Lifter
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La parabola del polmone di recupero -
13-06-2007, 02:13 AM
La parabola del polmone di recuperoCi fu un tempo…. no dài, è troppo anche per me. Vi racconto invece una storiella che mi viene sempre in mente in certe occasioni, quando si devono trovare delle giustificazioni soggettive a risultati oggettivamente inesistenti. Diciamo che è come una fiaba perciò, come per tutte le fiabe che si rispettano, c’è una morale al termine… Quando avevo 14-15 anni, cioè nei primissimi anni ‘80, quell’epoca primitiva in cui non erano stati scoperti i cellulari e la parola Internet non faceva parte del vocabolario corrente, il buon Paolino armeggiava con i motorini. Fifty, Garelli, le prime Aletta Rossa della CaGiVa. Per un certo periodo imperversò la moda del “polmone di recupero”. In pratica si comprava un collettore speciale con una specie di cipolla sopra. Per chi ha una conoscenza del funzionamento del motore pari a quella di mia sorella, cioè le macchine sono sospinte dal Vento Divino, il collettore è quell’aggeggio che permette alla miscela di fluire dal carburatore al motore vero e proprio. Il polmone era un oggetto che avrebbe dovuto farsi carico di impedire che troppa miscela (che non sarebbe stata bruciata) andasse a finire nel motore, per poi somministrarla gradatamente e in maniera ottimale in un momento successivo. Non voglio entrare nel merito del fatto che un aggeggio del genere potesse funzionare. Non mi interessa nemmeno. Probabilmente queste cose si possono fare o addirittura esistono, 2 etti di elettronica, 4 fette di sonde per misurare e siamo a posto. Non ho trovato il Fifty che avevo io, questo era troppo da fighetti oppure sono io troppo preistorico. Il mio aveva 4 marce, “la prima in giù, tutte le altre in su”. Oggi i motorini sono tutti a gas, che divertimento c’è a girare una manopola? Poichè questo affare costava diversi soldini, esisteva la versione economica. In pratica, un tubo di gomma morbida che terminava con una scatoletta nera di gomma dura. Si forava il collettore con il trapano, si inseriva il tubo e si siliconava il tutto. La scatolina si doveva fissare con le fascette ad un punto del motorino, in alto rispetto al collettore. 20.000 lire et voilà… il potenziamento era operativo. La scatoletta era VUOTA. Non c’era niente dentro! Perciò non sono mai riuscito a capire per quale meccanismo quantistico la miscela in eccesso sarebbe dovuta risalire per depositarsi nella scatolina, e quale algoritmo di intelligenza artificiale avrebbe decretato il momento propizio per discendere nuovamente. L’oggetto aveva un fascino esoterico terribile: la pura fede ne avrebbe decretato il funzionamento… Ma… funzionava? Alla domanda “ma quanto và più forte”, la risposta era immancabilmente univoca, come se insieme alla nera scatola fosse venduto anche un foglietto prestampato con le frasi di circostanza: “alla fine và come prima, però SENTO che ha più ripresa.” Ecco… qui c’è il collegamento fra la tecnologia e la magia. Il “sentire”. Di fatto l’affare era quello che tecnicamente si definisce “un’inculata”. Però, che chi lo aveva comprato VOLEVA credere di avere un beneficio. E così, tutti contenti. Del resto era molto facile misurare una variazione di velocità: il contachilometri dello stesso motorino decretava che non c’era incremento, dato che la lancetta rimaneva incollata al solito punto. Però, deus ex machina, la “ripresa”, cioè la capacità di accelerare fino alla velocità finale, correva in soccorso. Misurare questo valore era molto più palloso (non difficile eh) e così non lo faceva mai nessuno. E poi bastava “sentire” che l’accelerazione/ripresa era maggiore perchè il motorino “strappava di più”. Di cosa altro c’era bisogno? Morale: ogni volta che mi aspetto un risultato oggettivo e questo non c’è, lo sostituisco con un parametro soggettivo. E salvo capra e cavoli. Questa storiella mi viene in mente in tantissimi contesti. Nelle “cose da palestra” è un classico: “sento di essere più pompato”, “sento di avere più energia”, “mi sento in forma”, “mi vedo più vascolarizzato”, “recupero meglio”, “sento che il muscolo lavora di più”. Ok, le sensazioni sono importanti, ma un metodo di allenamento, ad esempio, deve avere dei metri di giudizio che non possono essere questi. Altrimenti tutto è lecito. Ovvio, se mi alleno appoggiandomi un disco da 20Kg sopra il setto nasale e dico “mi diverto di più”, fine dei giochi, và bene così. Però, anche questa è una giustificazione a risultati che non vengono. Un metodo/sistema di allenamento si giudica da parametri oggettivi quali: Kg di incremento, variazioni delle misure in cm, % di grasso acquisita o persa, capacità di sviluppare volume di lavoro in termini di serie e ripetizioni… chi invece dice “ho fatto un 3×8 e mi sento più pompato”, se è in buona fede deve essere guidato su altre valutazioni, se è in mala fede ha perfettamente idea che non ha tirato fuori un ragno da un buco. A meno che non pensiate che appiccicare una scatolina con un tubicino sopra un bilanciere vi farà aumentare le vostre alzate di 20Kg. Ah no, direte: “faccio gli stessi Kg, ma li faccio più veloci….”. |
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Mobile Suit Moderator
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13-06-2007, 02:22 AM
Ah no, direte: “faccio gli stessi Kg, ma li faccio più veloci….”. Bella questa Concordo in tutto |
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Tags: parabola, polmone, recupero |
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