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Predefinito 09-05-2010, 11:03 AM


in un paese piu civile tanti episodi sarebbero stati puniti in pochissimo tempo
qui vanno per le lunghe come la nostra giustizia ci ha abituato cosi noi tutti ci dimentichiamo e non ci pensiamo piu
vallettopoli calciopoli politicopoli ecc
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Predefinito 09-05-2010, 11:15 AM


Dicono che la sentenza sarà entro il 2010.

Quote:
A Napoli si procede a tappe forzate. E per lo scudetto 2006 la Figc indagherà in estate
TORINO, 3 maggio - Quando finirà calciopoli? Per qualcuno è una domanda, per altri un’implorazione, per tutti c’è una risposta: entro la fine del 2010, al massimo all’inizio del 2011, dopo le feste natalizie, si dovrebbe mettere il primo punto al processo penale di Napoli. Nel frattempo la Figc dovrebbe aver concluso le indagini dell’inchiesta aperta nelle scorse settimane e chissà - aver preso una decisione quantomeno sullo scudetto del 2006, assegnato a tavolino all’Inter e in odore di revoca, considerate le ultime evoluzioni di Napoli. Insom*ma, bisogna avere pazienza, ma non troppo per arrivare a qualche conclusione concreta del tanto parlare (e ascoltare) di quest’ultimo mese e mezzo, in cui la vicenda calciopoli ha risuscitato l’attenzione su stessa, con la comparse delle “nuove” intercettazioni.

IL LISTONE - L’undici maggio si torna in aula. Primo fondamentale passaggio dell’udienza sarà la presentazio*ne del listone di telefonate da acquisire, in via di perfezionamento da parte della difesa di Luciano Moggi (i cui consulenti continuano a scandagliare le 171.000 intercettazioni delle indagini alla ricerca di spunti interessanti per vedere l’intera vicenda sotto un’altra luce). Il giudice Teresa Casoria a quel punto disporrà che un perito del Tribunale (dovrebbe trattarsi di Roberto Porto) sbobini e trascriva in modo ufficiale le chiacchierate (dirimendo, fra l’altro, anche il dubbio di chi ha pronunciato il nome di Collina nella ormai famigerata intercettazione Facchetti- Bergamo del 28 novembre 2004). Il tutto porterà via all’incirca un mese e mezzo, visto che le telefonate potrebbero essere 150.

I TESTE - Ma l’udienza della prossima settimana (domani salta quella prevista per lo sciopero degli avvocati napoletani) sarà anche quella con teste eccellenti, visto che sono attesi Roberto Mancini e Carlo Ancelotti, che i pm hanno richiamato dalla Premier League per farsi raccontare il loro punto di vista sulle malefatte di Moggi. Sarà sentito anche Fabio Vignaroli che nel maggio del 2005 giocò Lecce-Parma, partita che, secondo l’accusa, De Santis pilotò sul pareggio per favorire la Fiorentina.

MORATTI - Con l’11 maggio si conta di finire i teste dell’accusa (anche se è possibile uno sforamento al 18) e a quel punto si dovrebbe cominciare con quelli della difesa ed eventualmente quelli delle parti civili (che sempre l’11 dovranno segnalare eventuali persone da chiamare in aula). Dal 18 in poi, quindi, ogni udienza sarà buona per ascoltare, fra gli altri, Massimo Moratti, che i legali di Moggi vogliono interrogare a proposito delle nuove intercettazioni che riguardano l’Inter.
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Predefinito 09-05-2010, 11:24 AM


vabbe ora ci sono i mondiali poi la champions normale magari lo faranno dopo settembre quando la maggior parte degli avvocati torna dalle vacanze
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Predefinito 09-05-2010, 11:30 AM


Yes,
l'Italia vince il mondiale,
l'inter la champions league e poi la sentenza...
SPERIAMO! ehehehh...
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Predefinito 09-05-2010, 01:17 PM


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Yes,
l'Italia vince il mondiale,
l'inter la champions league e poi la sentenza...
.
Cos è? Una gufata
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Predefinito 11-05-2010, 12:01 PM


Pure Facchetti e Meani parlavano di griglie

Le intercettazioni del 2006 a confronto con quelle del 2010: riesaminiamo la sentenza alla luce delle nuove telefonate emerse dal processo di Napoli

ROMA, 11 maggio - Nel giorno in cui la Juve fa ufficialmente la sua mossa nelle sedi della giustizia e della politica sportiva e all’immediata vigilia dell’entrata nel processo penale delle nuove telefonate (e per induzione nell’indagine Figc aperta da Palazzi), appare utile a tutti (compresi gli 007 del neonato pool Calciopoli 2) il confronto tra le telefonate esaminate dalla giustizia sportiva allora e ora. Se Abete dovrà rivedere i presupposti dell’assegnazione firmata Guido Rossi, si cominci a fare un’idea pure lui. Audio con audio, trascrizione con trascrizione: il 2010 come il 2006, almeno dal punto di vista del metodo investigativo. I dubbi sulla limpidezza degli assegnatari dello scudetto 2006 all’Inter, se ci sono, sono in questi confronti. Che a puntate proponiamo qui, elaborando la sentenza Caf e le trascrizioni vecchie prossime venture (grazie anche al lavoro di Nicola Pen*ta, consulente di Moggi, ma anche ju29ro.com, uccelllinodidelpiero, calcioblog.it e della coppia Angelini-Zampini di “La Juve è sempre la Juve”). Il lavoro è operato sfruttando le tesi della prima sentenza dei giudici sportivi, quelli della Caf neonata agli ordini di Cesare Ruperto. Partiamo dalla telefonate delle telefonate: Bergamo e Moggi che il 9 febbraio 2005 fanno la griglia di prima fascia. A pagina 83 della sentenza di condanna per illecito strutturale l’enfasi data alla circostanza è grande. «Il rapporto preferenziale (ma non più esclusivo, ndr) tra i dirigenti della Juventus e i designatori è alla base dell’opera di condizionamento da essi posta in essere (...) Pienamente provati sono da ritenere altri modi in cui l’opera di condizionamento veniva attuata. Il primo è quello della interferenza di Moggi nella fase di predisposizione delle griglie e, dopo il sorteggio dell’arbitro, nella fase di designazione degli assistenti». Così i giudici federali. E così, invece, le telefo*nate.

GRIGLIA BERGAMO-MOGGI
(9 febbraio 2005)
Bergamo: «Vediamo chi ha studiato meglio... Chi metti in prima griglia di squadre?
Di partite?»
Moggi: «Aspe... fammi piglia’ il foglietto. Perché io me la sono guardata oggi per bene, uhm? allora, io ho fatto: Inter-Roma »
B: «Sì»
M: «Juventus-Udinese»
B: «Sì»
M: «Reggina-Milan»
B: «Sì»
M: «Fiorentina-Parma, che non può non esse messa qui, e Siena-Messina»
B: «Sì»
M: «Ho fatto di cinque, ma si po fa anche di quattro però! Non è che, però, SienaMessina mi sembra una partita abbastanza importante. Mi sembra, eh?»
M: «Io c’ho messo Bertini...»
B: «Uh»
M: «Paparesta che ritorna?»
B: «No, Paparesta non ritorna»
M: «Ritorna venerdì»
B: «No, Paparesta non ritorna»
M: «Ritorna venerdì»
B: «Ma sei sicuro?»
M: «Sicuro»
B: «Ma se mi ha detto Gigi che questo impegno con l’Uefa lo tiene fuori fino al 12»
M: «Ehm, ti ha detto una ca... ed il 12 quand’è?»
B: «Sabato»
M: «No, no, lui ritorna venerdì sera. Bertini, Paparesta, Trefoloni, Racalbuto, ci avevo messo Tombolini, poi ha fatto casino con la Lazio, non lo so questo qui com’è, cioè ha fatto casino, ha dato un rigore? »
B: «Uh»
M: «E questi qui erano gli arbitri che io avevo messo in questa griglia»
B: «E Rodomonti al posto di Tombolini, no?»
M: «O Rodomonti al posto di Tombolini va pure bene»
B: «Ed allora s’era fatta uguale, vedi!»
M: «Io, io credo... credo che questa qui possa essere una griglia... una griglia...»
Alla fine la griglia giusta è: Inter- Roma 2-0 a Trefoloni, Reggina- Milan 0-1 a Racalbuto, Bertini per Siena-Messina 22, Rodomonti a Juventus-Udinese 2-1, Paparesta in Fiorentina- Parma 2-1. Ma le griglie non erano solo affar loro: al gioco partecipavano in tanti. Bergamo lo dice anche all’Ufficio Indagini: «Parlavo anche Facchetti, Meani, Capello, Sacchi e tanti altri dirigenti».

GRIGLIA FACCHETTI-MAZZEI
(25 novembre 2004)
Mazzei: «Sono in macchina che vado a Coverciano».
Facchetti: «Sceglili bene per domenica sera eh?».
M: «Il numero 1 e il numero 2, da quello che penso, Ivaldi e Pisacreta».
F: «Ivaldi e Pisacreta?».
M: «Eh sono il numero 1 e il numero 2».
F: «Sì certo, e il numero 1 degli arbitri? (Collina? Ndr)».
M: «Eh sì, speriamo che ci caschi con questo sorteggio del cavolo, che ci caschi il numero 1».
F: «No lì non devono fare i sorteggi, ci devono ».
M: «Come si fa Giacinto, purtroppo ci vuole fortuna».
F: «Ma dai?».
M: «Ti dico la verità, qui un sorteggio lo fa un giornalista, devono studiare una griglia e le possibilità sono più alte».
M: «L’unica cosa è che devono studiare una griglia dove le possibilità sono più alte per LUI..»
F: «Ma se mettono De Santis che ha già fatto la Juve domenica e non può, mettono Rosetti che è di Torino...»
Beh, facendo così il numero 1 (Collina, ndr) esce per forza
GRIGLIA FACCHETTI-BERGAMO

(26 novembre 2004)
Facchetti: «Senti, per domenica allora? »
Bergamo: «Senti, per domenica facciamo un gruppo di internazionali perché non vogliamo rischiare niente quindi sono lì e tutti e quattro possono fare la partita»
F: «Vabbe, ma metti dentro qualche...»
B: «Collina! Ma tutti internazionali, Giacinto, così perlomeno non c’è discussione... perché c’è dentro... Collina, Paparesta, Bertini e c’è dentro Rodomonti»
F: «Ho capito»
B: «Sono tutti internazionali e abbiamo evitato che ci fossero troppi giovani, per esempio anche se Trefoloni sta facendo bene... però preferisco lasciarmelo al girone di ritorno... e poi non abbiamo altri sinceramente... Messina non mi dà garanzie »
F: «Ho capito, va beh, con Bertini abbiamo avuto qualche problemino»
B: «Con chi?»
F: «Con Bertini abbiamo avuto qualche problemino anche l’anno scorso là a Torino. Anche altre partite abbiamo avuto qualche problema con Bertini?»
B: «Semmai, sfortunatamente fosse così, ci parlo, perché anzi, semmai è meglio, ti devo dire, capito...»
F: «Non lo so, volevo dirtelo, qualche problema lo abbiamo avuto».

GRIGLIA FACCHETTI-BERGAMO/2
(11 maggio 2005)
Bergamo: « ( ...) Senti Giacinto per domenica è una partita che consideriamo abbastanza tranquilla ci mettiamo anche un esordiente ( in griglia, ndr). Per voi va bene? »
Facchetti: «Va bene, se vuoi anche... Va bene...»
B: «Però volevo dirtelo, non pensare mai ad una mia disattenzione»
F: «Domenica un esordiente mi va anche bene»
B: «Un esordiente, c’è Mazzoleni»
F: «Mazzoleni è bergamasco... C’è pure il fratello»
Non solo Juve e Inter, comunque, tranquilli: non per questo venne punito il Milan (col piumino alla fine dei conti: via libera per la Champions, poi vinta nel 2007), ma ecco due Meani doc dell’epoca che ora andrebbero rivalutati.

GRIGLIA MEANI-PAIRETTO
(20 settembre 2004)
Meani: «Che griglia, che griglia farete oggi? Ancora il solito?»
Pairetto: «Ma penso che divideremo ancora in due si si si là»
M: «Io penso ancora dentro Rosetti, Pieri... »
P: «Si questi qui sai... Rosetti, Racalbuto, Bertini. Dondarini sta andando bene, molto bene»
M: «Dondarini è ora che...»
P: «...Sai che dobbiamo lanciarlo»
M: «...Provi anche un po’il San Siro... No, ma non c’è problema eh, tutto a posto»
P: «Bene»
M: «Ti ringrazio tanto eh»

GRIGLIA MEANI-BERGAMO
(28 aprile 2005)
Meani: «Te chi mi mandi a Firenze?»
Bergamo: « Come griglia? Te dici come griglia di arbitri? L’abbiamo fatta a tre ma mi fai dire una cosa che con Gigi (Pairetto, ndr) non abbiamo ancora concordato. Ho in mente di metterne tre perché non voglio preclusioni e gli arbitri sono Messina, Farina e Rodomonti per me, poi sentiamo Gigi perché poi immaginerai quelli che sono i tre che voglio mettere la domenica successiva ( la griglia per Milan-Juventus, ndr)»
M: «Ho capito, tu vuoi mettere Paparesta »
B: «Sì»
M: «Collina»
B: «Sì»
M: «Trefoloni»
B: «Sissignore, e mi ci gioco la testa»
M: «Però a Trefoloni gli fai un bel discorsetto »
B: «Stai tranquillo, stai tranquillo»
M: «Perché se no gli tagliamo la testa noi»
B: «Stai tranquillo»
M: «Se no chiamalo e parlagli»
La griglia tricolore sarà Collina (che arbitrerà Milan-Juve), Paparesta e Trefoloni.

tuttosport.com

è un riassunto più che altro,
cose che già si sapevano...
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Predefinito 26-05-2010, 08:35 PM


Che dire...
alla fine si sta capendo che calciopoli è stata sempre una farsa... (noi Juventini lo sapevamo da mooolto prima)
Avete sentito Mancini che ha fatto marcia indietro? Prima nel 2006 accusò Moggi, ora Ieri assolve Moggi... così facevan tutti!
Tanto che Ziliani ( che dovrebbe essere un giornalista, così dice... (antiJuventino lo è, questo lo so)) guardate che articolo ha scritto:

Quote:
Roberto Mancini: un uomo chiamato coniglio

Riflessione sulla drammatica deposizione, tutta a difesa di Moggi, resa da Mancio al tribunale di Napoli dopo una vita passata a urlare e strepitare contro le soperchierie di Big Luciano e della Cupola - Come darsi dell'inetto e vivere felici

Roberto Mancini: una vita a frignare contro Moggi, e adesso dice "mi ero sbagliato"

Quando due estati fa, in totale controtendenza con l'opinione prevalente nei mass-media italici – riassumibile nella frase: “non è possibile licenziare l'allenatore che ha vinto gli ultimi tre scudetti” -, scrivevamo che Moratti aveva fatto benissimo ad ingaggiare un grande come Mourinho e a disfarsi di una mezza tacca come Mancini, eravamo certi di quel che scrivevamo: e il tempo è stato galantuomo. Ebbene, a distanza di due anni, a conferma della bontà della posizione presa, è successo un fatto nuovo (che non ha nulla a che vedere con la Champions vinta dall'Inter 45 anni dopo Herrera): e il fatto nuovo è che Mancini, dopo aver dimostrato di essere una mezza tacca come allenatore, ha dimostrato di essere una mezza tacca anche come uomo. È stato indecoroso lo spettacolo che Mancini, testimone d'accusa nel processo-Calciopoli, ha dato martedì al tribunale di Napoli: l'ex allenatore dell'Inter, novello dr. Jeckill e mr. Hide, chiamato a deporre nel processo contro la Cupola si è trasformato come d'incanto nel più formidabile teste a difesa di Moggi & company. Ma con la sua balbettante deposizione, tutta a base di “probabilmente”, “non ricordo”, “lo facevano tutti” e “sono cose che si dicono nella foga del momento”, Mancini non si è limitato a fare un favore a Moggi, ma ha ottenuto l'incredibile risultato di rendere ridicolo il suo passato (e quindi la sua figura) di allenatore.

Ricapitolando: dopo aver passato anni sulla panchina dell'Inter a scattare come un tarantolato contro i Trefoloni e i Rosetti di turno, a lanciare accuse contro un sistema arbitrale giudicato troppo contiguo a Moggi e a giustificare sconfitte e terzi posti con le prepotenze subite da un Palazzo che agiva con le modalità dell'apparato mafioso, dopo aver diviso il podio degli anti-Moggi con Zeman e Franco Baldini, a scandalo scoperchiato e a condanne comminate sia in sede di giustizia sportiva (Juventus in B), sia in sede di giustizia penale (3 anni per associazione a delinquere a Giraudo e Lanese nel rito abbreviato del processo-Calciopoli, un anno e mezzo a Moggi per violenza privata e minacce nel processo-Gea), Mancini è riuscito nell'impresa di schierarsi contro l'evidenza, diremmo contro la storia, ingranando una grottesca e catastrofica – per la sua immagine - marcia indietro. Calcolando male il peso delle sue parole, però. Perché se è vero che i campionati trascorsi a frignare, strepitare e lanciare accuse contro la banda-Moggi non erano poi così irregolari come Mancini voleva farci credere, e le cose che Roberto diceva e le accuse che apertamente lanciava erano “sfoghi dettati dalla foga del momento” (ha detto proprio così, il prode Mancio, sotto giuramento al tribunale di Napoli), allora la conclusione è una sola: Mancini era un allenatore scarso che perdeva le partite per incapacità e non sapendo perdere dava la colpa agli altri. Il classico inetto, insomma, incapace di accettare il verdetto del campo. Un piagnone.

In un colpo solo, con i 15 minuti di deposizione (agghiacciante) resa martedì a Napoli, Mancini ha fatto passare il seguente doppio messaggio: 1) “Quando con l'Inter perdevo e accusavo la Juventus (e il Milan) di imbrogliare, dicevo il falso e lo facevo tradito dal mio temperamento”; 2) “Quando dopo Calciopoli ho vinto uno scudetto a tavolino e due sul campo, l'ho fatto senza merito: qualcuno aveva mandato in B la Juve e penalizzato il Milan, ma non era il caso, davvero, perché erano cose che facevano tutti”.

Domanda: un voltafaccia così, roba che al confronto quello di Capello ai tempi della Roma (“Non potrei mai allenare un club di malaffare come la Juventus”) impallidisce, come si spiega? Detto che Mancini sta al coraggio come Giuda sta alla fedeltà, l'invereconda commedia recitata nell'aula del tribunale di Napoli che motivazioni ha? Forse Roberto sta provando ad ingraziarsi il mondo-Juve che un pensierino a lui, nel dopo-Ferrara, l'aveva fatto? A pensar male si fa peccato ma a volte s'indovina. E forse Mancini, nel timore che dopo il fallimento del suo primo anno al City (il 4° posto-Champions finito al Tottenham) arrivi anche il secondo fallimento targato 2010-2011, ha solo voluto mandare un messaggio al popolo Juve: mi genufletto, mi cospargo il capo di cenere e mi do a voi anima e corpo.

Nel caso abbiate bisogno, in futuro, fate uno squillo.

Paolo Ziliani
Mah...
Avete letto l'ultima intercettazione di Facchetti? No? ve la posto va...

Quote:
Il 4 dicembre l'ex assistente Rosario Coppola, interrogato come teste dell'accusa, ha riferito che i carabinieri, dai quali si era recato spontaneamente raccogliendo l'invito di Borrelli, gli dissero che l'Inter non interessava e che "A noi non risulta che l'Inter facesse pressioni, non abbiamo registrazioni...". Perché risposero così a Coppola? Perché l'Inter non interessava?
Abbiamo visto che di registrazioni ne avevano, eccome. Abbiamo visto che non erano solo auguri di Natale, come ci avevano detto all'inizio. Ed avevano anche questa nuova intercettazione, molto eloquente, ritrovata dalla difesa di Moggi e che tratteremo in questo articolo.
Abbiamo già potuto sentire la telefonata tra Bergamo e Facchetti del giorno precedente l'incontro Cagliari-Inter (12 maggio 2005), semifinale di Coppa Italia, quella sullo score 4-4-4 di Bertini con l'Inter che avrebbe dovuto smuovere la casella della V, come vittorie. Intercettazione trasmessa da Matrix nella puntata su Calciopoli, e che persino Ruggiero Palombo ha definito "che non vanno bene" affacciandosi dal suo Palazzo di vetro.
La partita termina con il risultato di 1-1, Bertini non riesce a smuovere "quella giusta" di casella, ma l'Inter passa e andrà poi a battere la Roma nella doppia finale di coppa Italia. Per Auricchio ed i suoi uomini non era "rilevante" quella telefonata e non è stata giudicata rilevante neppure questa che, piaccia o non piaccia, ci sembra peggiore, perché conferma la prima e la aggrava per il comportamento di Facchetti prima della partita, che Bertini riferisce a Bergamo.

Dopo Cagliari-Inter, 1-1, 12 maggio 2005.
Bergamo: Pronto?
Bertini: Sei a letto Paolo, eh?
Bergamo: No... Allora?
Bertini: Comè andata? Che mi dici?
Bergamo: Ma io ho visto l'ultima mezz'ora perché mi avevano avvertito di questo... di questo fallo di mano che no... non era mica espulsione...oh...
Bertini: Quella non è espulsione...
Bergamo: No, non è mica una chiara occasione da goal.
Bertini: Poi si può fare una disquisizione di carattere tecnico su tutto, ma non si ha la... forse una mancata percezione di dove fosse come posizione, ma non può essere ritenuta un'occasione...
Bergamo: No... un'occasione di.. assolutamente.
Bertini: E' stato quello che... l'unica cosa...
Bergamo: Protestavano un po' quelli dell'Inter... sono un po' insofferenti quando...
Bertini: Eh me ne son accorto. E'stata una remata dal primo minuto poi, dal primo minuto, non capisco, non capisco perché. Tra l'altro c'è stato Facchetti che all'inizio della partita è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre... 'Sa, questa è la tredicesima partita, per ora siamo in perfetta parità, quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate, e per l'Inter non è che sia un grande score' ha detto. Quindi l'abbiamo preparata in questo modo la partita.
Bergamo: Mmhh
Bertini: E non è stato piacevole, non è stato piacevole.

Bergamo: Bisogna che ci parli, sì... più tranquillo in campo. Ci avevo già parlato, gli avevo già detto; ma questo non capisce un ca**o...
Bertini: Ma io ho l'impressione...Non so neanche l'interlocuzione più giusta quale possa essere... Questo veramente... a volte è imbarazzante... Una premessa del genere... ci siamo... ci siamo guardati tutti, prima della partita.
Bergamo: Ascoltami, quando avrai buttato giù con me, chiama Gigi, che s'è accorto che m'hai già chiamato..
Bertini: Sì, sì, certo... e quindi... niente, insomma... questa situazione... te l'ho detto, appunto.
Bergamo: Grazie. Comunque la partita... un clima...
Bertini: Al di là di questo la partita è andata bene...
Bergamo: Per quella parte che si diceva ti ci penso io...
Bertini: Sì, perchè poi tra l'altro non ha neanche senso, non mi sembra di aver fatto... Anzi.. anzi! Va buo'...
Bergamo: Buonanotte, ci sentiamo.
Bertini: Ci sentiamo domani.
Bergamo: Ciao, grazie.
Bertini: Ciao, grazie.
Interessante vero? Ma no... loro sono gli onesti, La Juve e Moggi ladri, da mandare una in B e l'altro in galera.

Va be, vediamo come va a finire, perché mi sa tanto che io dirò addio al calcio.
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L'audio... (un giorno prima...)


In questa pagina trovate l'audio della intercettazione che ho postato prima...
Bertini sull'imbarazzante visita di Facchetti prima della partita - Ju29ro.com
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QUESTA è INCREDIBILE!!!


Dopo Piccioni e Narducci, spunta anche Auricchio: è proprio triplete!

Riceviamo da un lettore e pubblichiamo:

C'erano un argentino, un milanese e due napoletani...
Sembrerebbe l'inizio di una barzelletta... In effetti la storia che sto per raccontarvi forse un po' lo è.
Roma, Palazzo Valentini (sede istituzionale della Provincia di Roma), giovedì 27 maggio ore 17,30.
Si presenta il libro di Pablo Llonto ("I mondiali della vergogna"), un giornalista argentino che, trentadue anni dopo, ritorna sui Mondiali del '78 e sui misfatti di cui si macchiò il regime militare argentino dell'epoca.
La prefazione del libro è a firma di Giuseppe Narducci, il PM di Napoli.
L'accostamento per la verità mi pare singolare; la curiosità mi vince. Andiamolo a sentire questo dott. Narducci, andiamo a vederlo da vicino.
Le sue apparizioni al processo di Napoli non mi sono piaciute ma, lo so, quando c'è di mezzo la Juve torno bambino: l'amore mi acceca.
Devo superare i miei pregiudizi: un po' di obiettività, mi dico, e tutto sarà più chiaro.
Alcune fortunate coincidenze mi portano nel centro di Roma in prossimità dell'orario previsto per l'inizio della presentazione e così mi convinco.
La sala è ampia: molte file di sedie (sufficienti per almeno 150 persone), diversi posti vuoti.
Una rapida occhiata al palco dei relatori. Riconosco solo Gianni Minà... Mmmh... Non è un buon inizio: vabbè che devo essere obiettivo, ma certo non potete chiedermi miracoli.
L'inizio dell'intervento di Pablo Llonto fortunatamente mi rapisce... ma dov'è Narducci? Comincio a scrutare la platea ma non lo vedo: dannazione, magari non è venuto!
Guardo la prima, la seconda, la terza fila quando, all'improvviso, scorgo, sia pur di spalle, una sagoma divenutami negli anni (purtroppo) familiare... No, non è Narducci... E' il "petroliere" cartonato, l'indossatore di scudetti altrui... E' proprio lui, Massimino Moratti!!!
E che ci fa Moratti qua? Pochi giorni dopo aver vinto la Champions, alla presentazione di un libro sui Mondiali del '78 e sul generale Videla, a Roma... Tutto questo mentre José lo ha appena mollato e Florentino non vuole neppure pagargli la penale.. Mah... Deve aver avuto davvero i suoi buoni motivi...
Non a caso mi sembra molto distratto, poco interessato al contenuto degli interventi.
Come uno scolaro indisciplinato è sempre lì a parlottare fitto fitto con il suo "compagno di banco"... Eh sì, perchè ci sono molti posti vuoti nella sala, ma la sedia vicina a quella del "petroliere" è occupata.
Deve essere un suo caro amico, mi dico: stanno sempre a parlà...ma allora che ce sò venuti a fà? Quanto gli piace chiacchierà a 'sti due, oh...
La curiosità cresce.
E chi sarà mai sto "compagno di banco" del petroliere? Magari è uno famoso... Che ne so, Cobolli Gigli... O magari Oriali (mi tornerebbe pure utile, devo rinnovare il passaporto)... No, niente, non si gira... Riesco a vederlo solo di profilo...
Certo, visto così, mi ricorda qualcuno... Però no, non può essere lui... Ma figurati... In Italia la giustizia è ancora una cosa seria...
Niente da fare, sono sempre il solito: mi è bastato intravedere la sagoma di Moratti ed il fanciullino bianconero che è in me (da quattro anni pure un po' incazzato) riprende il sopravvento e mi annebbia la vista...
Come fai a pensare certe cose? Come puoi anche solo pensare che lì, seduto vicino al "petroliere", a parlottare fitto fitto con lui come due vecchi amici, come due compagni di mille battaglie, come protagonisti di tante "zingarate" ci possa essere lui: Auricchio!!! Non ci voglio credere... Si sta girando...
Cazzo! E invece è proprio lui! Il Colonnello della Benemerita Arma dei Carabinieri, dott. Auricchio!
Il segugio di Calciopoli: quello che "l'Inter non ci interessa"; quello che trascrive le telefonate su Ilaria D'Amico e considera irrilevanti quelle sulle grigliate di Facchetti.
Lui sì, proprio lui, il testimone che ha già deposto al processo di Napoli e che parlotta fitto fitto con il testimone (Moratti) che a Napoli deve ancora deporre.
Sempre lui, quello che, trascrivendo 4.000 telefonate su 171.000, si è dimenticato di valutare la rilevanza non solo penale ma anche sportiva delle telefonate che non ha trascritto.
Lui che - così facendo e con la gentile collaborazione della Procura Federale della FIGC - ha fatto maturare la prescrizione sportiva regalando uno scudetto e l'impunità sportiva all'Inter e che parlotta fitto fitto con chi ha beneficiato dei suddetti graditi omaggi.
Lui, il persecutore di reati che parlotta fitto fitto con il consigliere di amministrazione di una società la cui security è accusata di aver spiato illegalmente mezza Italia politica, economica e sportiva e che per questo è sotto processo (la società) a Milano.
Lui, il custode della legalità che parlotta fitto fitto con il socio di Tronchetti Provera, quello che ammalia la "rosea" ma evidentemente non convince altrettanto la Panasiti, il GUP di Milano che ha trasmesso gli atti alla Procura per un supplemento di indagini sulla questione della security Telecom che faceva tutto da sola.
Il fanciullino bianconero sta prendendo il sopravvento e mi urla in testa: hai visto? Bisogna sempre credere ai bambini.
Mi difendo... Cerco di far prevalere le ragioni della ragione: ma no, dai ,è tutto legale.
Il fanciullino insiste: probabilmente è tutto legale, ma certo è tutto molto strano.
Mi arrendo: effettivamente è tutto molto strano.
Che c'entra Auricchio con i Mondiali del '78 e con Videla? Che c'entra Moratti con i Mondiali del '78 e con Videla? E se c'entra Moratti come mai solo lui e non anche almeno uno degli altri 19 presidenti di serie A?
La presentazione del libro si avvia alla conclusione: è il momento dei saluti e dei ringraziamenti che dal palco vengono innanzitutto rivolti a "Pino"... sì lo chiamano così il dott. Narducci... adesso finalmente lo vedo...E' poi la volta di Valerio Piccioni, il giornalista della Gazzetta che ora si alterna con Galdi nel fare i resoconti delle udienze da Napoli...
E' una riunione in cui sono tutti amici... Così si dicono gli uni con gli altri nel momento dei saluti e dei ringraziamenti...
Il fanciullino bianconero mi urla: ma lo erano anche e lo erano già nel 2004, tutti amici?
Non gli rispondo.
Sono perplesso, un po' stordito.
Siamo tutti in piedi, un signore con abito chiaro si avvicina al Colonnello Auricchio (sembrano in confidenza) ed a bassa voce gli fa: "Scusa, l'unica cosa che non ho capito è che c'entra Moratti?"
Il Benemerito si schernisce evasivo, balbettando un "No, niente, ha dato la disponibilità dei calciatori".... Una risposta in linea con quelle fornite al processo in qualità di testimone... Molto poco convincente.
E' tutto molto strano, ma almeno mi consolo: la stranezza l'abbiamo colta almeno in due.
Non di più purtroppo.
Sono passati cinque giorni ormai. E mentre la notizia di Moratti e Narducci che se ne vanno via insieme in ascensore sui giornali ci è arrivata, la presenza di Auricchio si è dissolta come quella di un fantasma.
Ha ragione il fanciullino bianconero. Il folle amore per la Juve non acceca: aguzza solo la vista. C'erano un argentino, un milanese e due napoletani...
Purtroppo non è una barzelletta.
Noi ci teniamo solo l'argentino e con lui il coraggio delle madri di Plaza de Mayo e la loro voglia di verità.


Dunque, sui giornali abbiamo letto della presenza di Moratti e di Narducci, nessuno ha notato quella del Colonnello Auricchio, seduto accanto al presidente interista. Se ad Auricchio e Narducci aggiungiamo Piccioni, l'inviato della Gazzetta al processo di Napoli, otteniamo un triplete di tutto rispetto, non c'è che dire. Tutti in trasferta a Roma, tra l'altro, che coincidenza! Qua sotto potete visionare il filmato (ripreso con un cellulare, ndr) che l'amico lettore ci ha inviato a corredo.

!




fonte originale: Dopo Piccioni e Narducci, spunta anche Auricchio: è proprio triplete! - Ju29ro.com

-

Io vi sto aggiornando,
molte tv ormai non ne parlano più di calciopoli2 (del primo calciopoli ci fecero la testa tanta, certo, era colpevole solo la Juve...),
molti giornali, ancora oggi scrivono tante cazzate non vere, tipo ancora che moggi chiuse l'arbitro paparesta negli spogliatoi,
inventano fatti, capovolgono le cose, insomma, male informazione, lo schifo proprio.
Quindi se volete informazioni, io continuo e continuerò a farlo in questa discussione.
Se poi non leggete, non vi informate, per favore, evitate di fare i saputelli, insomma, evitate di fare gli interisti.
Grazie!
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Predefinito 01-06-2010, 03:01 PM


Ciao a tutti...

Caro Effect
con mio sommo rammarico ti dico che non succederà nulla...
Niente di niente...
L'inter ormai ha capito che non bisogna spendere i soldi per comprare brocchi ma che i soldi li deve spendere per farsi amici dirigenti in lega, funzionari pubblici e sopratutto giornalisti sportivi...

Credo che sia sotto gli occhi di tutti, sono rimasto di sasso quando la scorsa settimana in tre giorni a studio sport sono riusciti a non parlare mai della juve, quando giornali e tv non menzionano mai calciopoli 2 e così via...
Pensate che dica minkiate???
La riprova la potete avere con il filmato di striscia del fuori onda in cui Paris cerca di intervistare Moratti e si vede che quest ultimo lo rimprovera del fatto che alla rai si parla poco dell'inter...
Peccato Moratti, ti piacerebbe fossero tutti come studio sport e la7gold in cui ogni servizio c'è l'inter...

Ormai è andata, mettetevi il cuore in pace, le cose andranno in questa direzione per molto tempo...

Mi viene da ridere quando dicono che tutto quello che vincono se lo sono meritato...
Potrebbe anche essere vero, ma senza calciopoli con cazzo che Mourinho allenava l'inter, senza calciopoli col cazzo che prendevano Milito per 8MLN, col cazzo che compravano Ibra e poi lo scambiavano con Etoo...

Mò me fermo và... Sennò finisce a feto

Ciao
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Con quale faccia...
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Predefinito 02-06-2010, 10:42 AM


Tacciono sul processo vero dopo quello mediatico del 2006

Il processo vero di Calciopoli non interessa più - Repubblica, zero righe. Corriere dello Sport, zero righe. Due dei giornali consultati da Auricchio per trovare riscontri a quanto ascoltavano nelle telefonate non hanno scritto nulla sull'udienza di ieri del processo Calciopoli. La Gazzetta, altro giornale superconsultato dagli investigatori, ha pubblicato online un servizio dell'inviato Valerio Piccioni di sole 12 righe e mezza, dimenticando di dire ai suoi lettori che è stata prodotta la famosa circolare dell'agosto 2004 che regolamentava l'accesso agli spogliatoi per gli addetti ai lavori (potete leggerla alla fine della nostra cronaca dell'udienza). Eppure si è parlato anche dei sorteggi, sempre spacciati come taroccati; per il quotidiano rosa un colpo di tosse di Bergamo, durante il sorteggio, meritò la prima pagina come prova del "truccaggio" dei sorteggi, mentre la deposizione del notaio che certificava le operazioni, mai interrogato da Auricchio, non ha guadagnato il titolo dell'articolo di Piccioni, e tanto meno sarà in prima pagina. Ottima e completa informazione, invece, su Tuttosport, con un servizio curato da Alvaro Moretti.
Un silenzio, quello dei media, che continua a coprire fatti clamorosi, come già avvenuto per l'intercettazione Bertini-Bergamo sull'imbarazzante visita di Facchetti all'arbitro prima della partita.

Ju29ro
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Calciopoli, smontati i sorteggi truccati

Ieri in udienza a Napoli, hanno parlato i testimoni di Pairetto. Il notaio e un giornalista spesso presente a Coverciano: «Mai notate anomalie». Gli arbitri Farina e Trentalange negano pressioni per favorire la Juve: «Non ci istruiva nessuno»
NAPOLI, 2 giugno - Bastava chiedere, in fondo. Chiedere ai notai dei sorteggi attesi come taroccati, chiedergli notizie e certificazioni anche postume della presa delle palline da parte di 38 giornalisti 38, chiedere come facessero i prestidigitatori Bergamoe Pairetto a darla a bere a tutti a via Tevere e Coverciano. Bastava chiedere alla Lega Calcio il documento prodotto ieri in udienza da Massimo De Santis: mica il quarto segreto di Fatima, una circolare del 5 agosto 2004, alba dei giorni di Calciopoli, in cui si dettava il vademecum del perfetto rapporto arbitrodirigente e i limiti e le caratteristiche dei mitici “addetti agli arbitri”. E invece abbiamo dovuto attendere oltre quattro anni per farci un’idea magari diversa da quella delle informative dei carabinieri. Ebbene, il giorno è però arrivato: ieri udienza a Napoli parla il notaio Ioli, seguiranno una teoria di arbitri e assistenti ora quasi tutti dirigenti apicali dell’Aia ma allora sui campi da protagonisti nella stagione dei veleni: manca Collina, per l’8 giugno dovrà produrre convincente motivazione o presentarsi.

ATTO NOTARILE - Parte il giornalista Pesciaroli, grande esperto di statistiche arbitrali. «Ho preso parte a quasi tutti i sorteggi avvenuti all’Aia e qualcuno avvenuto a Firenze: speravo, una volta almeno, di portare a casa lo scoop di un sorteggio truccato. E invece niente: non ce n’erano motivi, la presenza del notaio lì vicino mi tranquillizzava. Non ho mai avuto sospetti, se avessi visto qualcosa di irregolare l’avrei scritta sul Corriere dello Sport. Le griglie? Era statistica, qualche volta ci azzeccavo, altre no. Come mi attivavo per capire se c’erano trucchi? Guardavo tutto con attenzione, ero lì. E pur avendo fatto anche l’estrazione di anomalie, non ho registrato al tatto alcuna anomalia nelle palline. Quando si aprivano, venivano richiuse e rimescolate». Passa e chiude, testimone al notaio Antonio Ioli. «I verbali da me redatti sono agli atti, quando la pallina e sarà capitato qualche volta nelle centinaia di estrazioni si apriva, provvedevo a farla richiudere: non era possibile leggere il foglietto all’interno perché ripiegato in quattro (da Manfredi Martino, ndr): il nome di arbitro o partita non si poteva leggere. Io non ho mai avuto sospetti di irregolarità di quelle estrazioni che io certificavo: non avevo bisogno di refertare sulla qualità delle palline, ero nel controllo della situazione». Narducci chiede se non avesse sentito il dovere di chiedere alla Figc palline nuove. «Dottore, mi parli del contenuto dei miei atti: io non consideravo anomale queste circostanze. Mai avuto il sentore di anomalie nella procedura».

FISCHIETTI E BANDIERE - Tocca a Trentalange: «Pairetto e Bergamo, che pure non mi trattava benissimo, non mi hanno mai chiesto favoritismi o fatto pressioni. Conosco da una vita anche il padre di Pierluigi Pairetto, Antonio che era un amico di Moggi di antica data. Se sono mai stato fermato? E’ toccato anche a me: 4 mesi senza serie A per aver espulso Capello. Ma allora allenava la Roma» Poi la giudice a latere Pandolfi ricorda la deposizione dell’ex dipendente Juve, Capobianco. «Ha avuto un’auto da Giraudo?» «Giraudo? No, ho Alvaro Moretti
comprato un’auto dalla Fiat con lo sconto che si faceva, non ricordo che auto, era nel 1995».

tuttosport
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Dossier illegali, parla Tavaroli
"Io e Tronchetti, ecco la verità"

L'ex capo della security: "Il presidente Telecom sapeva tutto. Su suo ordine ho protetto Montezemolo e indagato su Afef, Moggi e De Benedetti. E' un codardo, non si è assunto le responsabilità per ciò che chiedeva"

MILANO - Un Giuliano Tavaroli un po' appesantito, ma muscoloso, con l'occhio limpido e la voce ferma, rompe il silenzio dopo il patteggiamento a quattro anni e due mesi: "Sì, ho letto ovviamente i nuovi verbali di Tronchetti Provera". Scuote la testa: "E l'ho anche visto in tv in un'intervista sdraiata di Fabio Fazio, a prendere le distanze da me, a dire che quasi manco mi conosceva".

Ma, scusi, Tavaroli, si è sentito offeso?
"A livello personale non m'importa, qua c'è un'offesa professionale. E posso consentire ai giornalisti e ai magistrati di scherzare, al mio datore di lavoro no. Tronchetti sa bene che mentre lavoravo per lui ho fatto conferenze alla Nato, e anche in decine di università, perché la nostra Security aziendale era un modello. Adesso, tentano di farci passare, attraverso i loro avvocati, come un'accozzaglia di manigoldi. E lui? Fa finta di niente".

Ma lei e il dottore che rapporti avevate?
"Lui sembra voler interpretare il ruolo del gran signore che ha avuto un maggiordomo un po' infingardo, faccia pure, Tronchetti. Perché in effetti mi sono occupato anche di questioni personali e familiari... "

E cioè?
"Bah, gli esempi sono tanti. Un Natale mi chiama perché le figlie, di ritorno da Saint Moritz, sono state controllate e fermate in frontiera, e io a mia volta chiamo e corro. A Pasqua, un'altra emergenza. Bisognava aiutare il figlio di un amico, un ragazzo con seri problemi, che doveva finire in comunità, ma andava in giro. Tronchetti e il padre avevano paura che potesse commettere delle stupidaggini, eccoci qua, siamo noi che ci attiviamo per farlo sorvegliare ventiquattr'ore su 24, meglio di una mamma. Cose normali, sacrosante,
per carità, ma... ".

Ma nell'udienza preliminare, il dottore sostiene che vi vedevate poco, lo stretto indispensabile.
"Non ci vedevamo certo tutti i giorni, ma certo che ci sentivamo e, quando serviva, viaggiavamo anche insieme. E nei casi di emergenza era Tronchetti, o la sua segretaria personale, che mi chiamavano. Bastava chiedere alla mitica signora Longaretti come stavano le cose".

Anche con i tabulati telefonici si sarebbe potuto ricostruire la dinamica dei rapporti. È stato fatto?
"Non mi risulta, sarebbe stato davvero utile analizzarli per dimostrare quanto la Security vivesse "dentro" l'azienda e per l'azienda lavorava. Come investigatore, mi chiedo come mai in Procura non siano state passate in rassegna nemmeno le mie mail, che raccontano giorno per giorno che cosa fosse, nella realtà e non nella fantasia, la sicurezza di Pirelli e Telecom, la nostra vera storia. Sin dall'inizio ho chiesto che fossero esaminati i nostri computer, erano la cartina di tornasole più chiara".

Anche questo non sarà stato fatto dai sostituti procuratori...
"Esatto, non mi risulta".

Ma si troveranno questi vostri computer che erano stati sequestrati?
"Spero di sì, specie se qualcuno vuole capire".

Ci aiuti a capire lei come funzionava. Per esempio, il dottore l'ha chiamata per proteggere qualche persona importante in difficoltà?
"Più d'una volta. Mi chiamò per il suo amico Luca Cordero di Montezemolo, quando dovevano eleggerlo presidente di Confindustria. Vado da Tronchetti e vedo uscire Cesare Romiti. Il quale, mi dicono, non voleva che Montezemolo si presentasse, e parlava di un verbale giudiziario degli anni Ottanta, una vecchia inchiesta di Torino".

Lei è sicuro di quello che sta dicendo?
"Per appurare la questione, mi muovo con il mio collaboratore Sasinini, operiamo sul pm di Biella o di Asti, comunque un magistrato vicino al procuratore Giancarlo Caselli. Sasinini chiama il pm e organizziamo a casa di Tronchetti un pranzo con Caselli".

C'è stato questo pranzo?
"Che c'è stato è sicuro, ma io non ho partecipato".

Risulta un'indagine vostra sull'ingegner Carlo De Benedetti. È sempre Tronchetti a ordinarle il report sulle utenze, soprattutto elettriche, delle case dell'ingegnere, per sapere quanto tempo passa all'estero?
"Eh, si sa che in vari momenti tra i due non correva buon sangue".

È proprio vero che stavate aiutando l'Inter di Moratti contro Luciano Moggi?
"La pratica Ladroni, come la chiamavamo noi, riguarda le indagini sui rapporti tra la Juventus e gli arbitri. Volete sapere a quando risale? Al 2002... Succede che un arbitro bergamasco, ammiratore e amico di Giacinto Facchetti, anche lui bergamasco, un giorno scoppia e gli racconta i retroscena di quella che sarà Calciopoli. All'Inter vanno in fibrillazione, si spiegano alcune espulsioni, alcuni rigori assurdi e così Tronchetti consiglia a Moratti di chiamarmi".

Siete andati dalla magistratura?
"Era quello che volevo, ma la situazione è complessa e do a Moratti l'unico suggerimento possibile, e cioè portare Facchetti, come fonte confidenziale, dai carabinieri. Può parlare, resterà anonimo, l'indagine comincerà".

All'Inter che dicono?
"Tentennano, preferiscono non esporre Facchetti, forse hanno paura, io non posso intervenire più di tanto. Moratti mi dice che ha capito come stanno le cose e ne soffre, è preoccupatissimo, ma non vuole distruggere il calcio italiano. Allora che cosa possiamo fare? Si prepara un documento, che finisce sui tavoli dei sostituti procuratori Francesco Greco e Ilda Boccassini. E l'arbitro, convocato, va in procura, ma non è così facile come sembra... Fa scena muta. L'inchiesta Calciopoli non parte quindi da Milano, com'era possibile, ma partirà qualche anno dopo, a Napoli".


Davanti al gup Mariolina Panasiti s'è molto parlato dei dossier sull'ex sindaco di Telecom Rosalba Casiraghi.
"In una riunione con Carlo Buora, Tronchetti e Rocco di Torre Padula si fa il punto su come la stampa parla dell'azienda. Non bene, ci sentiamo sotto tiro e c'è il sospetto che sia la Casiraghi a soffiare le informazioni ai giornalisti. Nasce così la decisione di capire meglio".

Glielo consegnate fisicamente il dossier?
"A lui bastava quello che riferivo io. Un solo dossier legge di sicuro, quello relativo alla cognata, la signora Soriani, la seconda moglie del fratello, della quale durante l'interrogatorio davanti alla Panasiti, dice di non ricordarsi nemmeno il cognome... ".

Lei adesso è uscito dal processo Telecom e ha patteggiato la condanna per truffa e associazione per delinquere. Si sente uno sconfitto?
"No, e nemmeno un capro espiatorio. Mi sento di avere pagato i miei debiti e i miei errori, altri non l'hanno fatto. Io e la mia famiglia sì, e a caro prezzo. Ieri a scuola, mia figlia, di sette anni, si sente dire da un amichetto: "Tuo papà ha fatto delle cose brutte". Ma questo è inaccettabile, perché non ho fatto nulla di brutto, se non proteggere un'azienda, le sue strutture, i suoi uomini. Sono finito in un'inchiesta che non è arrivata alla verità e mi sa che il marasma non è ancora finito, perché comincia il processo per rito ordinario, quello che vede Emanuele Cipriani, il titolare dell'agenzia di investigazioni accusata dei dossieraggi illegali, come principale imputato. Immagino che lui mi chiamerà a testimoniare in aula, a settembre. E, come testimone, ho l'obbligo di dire la verità, e non posso nemmeno avvalermi della facoltà di non rispondere".

Lei, dunque, spera di ricevere finalmente le domande giuste? Sia il gip Gennari che il gup Panasiti, rimandando gli atti alla procura, hanno chiesto di indagare di più...
"Se lo dicono loro... Io sono stato un maresciallo dei carabinieri, sezione antiterrorismo, e la mia carriera successiva nasce dalla strada, non dalle raccomandazioni della politica. Quando mi sono congedato, sono stato chiamato da un cacciatore di teste a lavorare per Italtel e quando entro in Pirelli, il primo aprile del 1996, Cipriani è già lì. Lavorava sotto il manager Sola. Io, Cipriani e Marco Mancini non siamo dunque "tre amici al bar" che cercano di creare una combriccola a danno di Pirelli. Non ho portato via un euro, se molti credono che taccio perché ho un tesoretto all'estero, sbagliano. Tronchetti non mi ha coperto d'oro per non parlare e non sono stato zitto, è stato lo stesso gip Gennari a dire che ho collaborato. Non ho nulla di più dei miei stipendi. Ho il mio lavoro, un curriculum di tutto rispetto che hanno provato a infangare per salvare il presidente".

Il quale si è costituito parte civile contro di lei.
"Sì, lui e Afef. Ma siamo seri, che cosa volete che me ne importasse di indagare sui familiari di Afef? Tronchetti è un codardo, non ha avuto il coraggio di prendersi le sue responsabilità sui report che ci chiedeva, ha preferito offendere la dignità dei professionisti al suo servizio".

Ma lei e Cipriani siete amici o no?
"Sono amico di Mancini e ho un rapporto di conoscenza con Cipriani, punto e basta. Quando stavo in Italtel non mi sono mai servito dell'agenzia di Cipriani. Lo rincontro a Firenze tra il 78 e il 79. Lui faceva il funzionario di banca, ma fremeva per fare l'investigatore. Il suo idolo era Mancini, che lavorava per i servizi. Cipriani fa domanda per entrare nel Sisde, ma non ce la fa. Apre allora un'agenzia di investigazioni. Le nostre frequentazioni sono diverse. Per intenderci, io l'oratorio e gli scout, lui i figli di papà... ".

Ora siete grandi e, all'apice delle carriere, siete incappati nella legge.
"Già e quando scoppia l'inchiesta, passano sei mesi in cui non succede nulla. Io lavoro in Romania, poi a gennaio mi chiama Tronchetti Provera, che preme per riavermi in azienda in Italia. Facciamo una riunione con il capo del personale Gustavo Bracco e il capo del legale Francesco Chiappetta e lo stesso Tronchetti. Pensano di ripristinare, sempre con me a capo, un servizio più limitato di Security. Sempre a gennaio, c'è un altro incontro con Tronchetti, ed è presente anche il funzionario Valente. Il presidente si mostra preoccupato perché, mi dice, Cipriani ha consegnato alla Procura la password del dvd, e cioè la chiave del "forziere" che conteneva tutti i dossier della Polis d'Istinto. E là esistono anche due o tre pratiche che fanno paura a Tronchetti Provera, e lui stesso mi cita alcuni file sui politici, Fassino e D'Alema, che sono citati in Oak Fund, e Aldo Brancher".

E che cosa pensate di fare?
"Le ipotesi sono tante, ma in realtà l'azienda si paralizza. Si muove solo dopo la procura, e quando sa di non poter agire diversamente. E a me cambiano le carte sul tavolo. A giugno 2006 vengo licenziato, mi buttano a mare, prendono le distanze. Da gennaio a settembre 2006 mi cucinano e a settembre vado in galera. Un anno, di cui otto mesi e 13 giorni in isolamento. Del resto Tronchetti Provera conosce bene il metodo per far fuori qualcuno, quando arriva in Pirelli mandato da Mediobanca. Riesce a dare l'ultima spallata a Leopoldo Pirelli, ai tempi di Tangentopoli, quando lui e i manager vanno in procura. Indicativo sarà il discorso che Alberto Pirelli fa alla commemorazione del padre".

Ma, secondo lei, l'inchiesta milanese ha mai puntato a Tronchetti?
"Forse all'inizio, ma non so... Tronchetti mese dopo mese contava sempre di meno sullo scacchiere degli affari. Anzi, mentre Tronchetti tratta l'uscita di scena con il banchiere Giovanni Bazoli e la vendita di Telecom è ormai considerata cosa fatta, l'inchiesta finisce, puf".

Ma Tronchetti perché avrebbe avuto bisogno di lei per contattare chicchessia?
"Sì, so che dice così, ma è falso. Ovvio che poteva avere contatti con chiunque, ma è anche vero che c'era gente come D'Alema e Tremonti che non ci tenevano a vederlo".

E lei che cosa fa?
"Sono io che gli ho fatto fare la pace con D'Alema, per il tramite di Lucia Annunziata, e lo stesso con Tremonti, attraverso l'ex ufficiale della finanza Marco Milanese, che io conoscevo e che lavora con lui, ora è onorevole. Tronchetti confonde i contatti formali con quelli sostanziali. Per quelli formali c'era Perissich e Rocco di Torre Padula. Per gli altri, serviva il fido Tavaroli, ora rinnegato".

Lei dà del falso a Tronchetti, che invece fa l'anima bella, perché ha mentito in altre occasioni?
"Per esempio quando dice che le indagini su Oak Fund sono del 2005, invece sono nate nel 2001, dopo l'acquisto di Telecom dalla cordata di Emilio Gnutti e Roberto Colaninno. Voleva sapere a chi erano andati parte dei soldi versati per l'acquisto di Telecom. Si pensava a una parte politica, la sinistra, a cui Tronchetti dava fastidio".

Fastidio?
"Sì, era entrato con i piedi nel piatto in Telecom, appetito da tanti. Voleva fare l'imprenditore indipendente e questo può comportare dei rischi. Ora infatti è sceso a patti con la politica, è nei ranghi, è diventato manovrabile come tanti, tanti altri. Forse è quello che volevano, farlo tornare a più miti consigli. Era una minaccia al potere, non era il potere. Ma di mezzo ci sono finito io, con la mia famiglia".


(05 giugno 2010)

Dossier illegali, parla Tavaroli "Io e Tronchetti, ecco la verità" - Repubblica.it
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Tuttosport - Intercettazioni, Paparesta ammette l’errore: "Il gol di Ibra era regolare"
L’arbitro di RegginaJuve a Pairetto: «E’ colpa dell’assistente».
L’ex designatore e Rosetti su Inter-Juve: «Toldo era da rosso. E Moratti si è lamentato».





Fonte: Tuttosport


TRA le migliaia di intercettazioni ai raggi x della difesa di Luciano Moggiemergono altre due telefonate che minano il sistema accusatorio dei pm. La prima, tra Paparesta e Pairetto, ruota intorno a Reggina-Juventus, partita chiave per Calciopoli: l’arbitro dà la sua versione dei fatti e ammette di aver sbagliato sul gol annullato a Ibra (dando la colpa all’assistente Copelli). Nella seconda, invece, Rosetti e Pairetto, commentando il pareggio 2-2 tra Inter e Juventus, concordano sull’errore di Rodomonti, che non ha espulso ma soltanto ammonito Toldo per il fallo su Zalayeta. E Moratti si lamenta pure: ma se l’Inter fosse rimasta in dieci forse il corso della partita sarebbe stato diverso.


Paparesta-Pairetto
Paparesta: «Gigi, sono Gianluca, ti disturbo?».
Pairetto: «No, figurati, sto andando al campo... Stai parlando con...».
Pap.: «Ho parlato con Cardona. Il quale mi ha detto “basta che contatti Di Matteo e gli fai fare una smentita”. Mi sembra una follia...».

Pai.: «Non è così facile...».
Pap.: «Anche perché già contattare Di Matteo è impossibile. Ho chiamato la segreteria della Rai e ho detto che avevo bisogno del suo numero. Mi hanno risposto che non me lo potevano dare, allora ho lasciato il mio. Aoggi non mi ha richiamato... Evidentemente si sente in difetto perché... Ho avuto la registrazione, questo non ha detto “Paparesta mi ha detto del gol in fuorigioco o altro”. Ha detto “Questi sono gli episodi, gol annullato all’ultimo per fuorigioco, ho parlato anche con Paparesta...”. Non so quale reato ci possa essere...».

Pai.: «Che questo vada in televisione a riprendere un episodio vecchio...».
Pap.: «Io gliel’ho detto, credo che sia pure un po’ deleterio... Se riuscissi a parlare con Di Matteo, al limite gli farei scrivere due righe nel quale specificare che nel brevissimo incontro che abbiamo avuto non abbiamo mai parlato della gara ...».

Pai.: «Che questo vada lì a dire...».
Pap.: «Veramente si cade nel ridicolo. Si torna su una cosa ormai chiusa. Solo lui l’ha saputa e l’ha travisata...».

Pai.: «Fatti fare due righe....».
Pap.: «Se riuscirò a parlare. Oltre a questo... Credo che non ci sia assolutamente niente. Né penso che questo possa comportare una sospensione...».

Pai.: «Penso proprio di no...».
Pap.: «Altrimenti avrebbe dovuto mandare un telegramma...».
Pai.: « Fatti fare due righe e magari se può dirlo anche in trasmissione...»
Pap.: «Giusto per chiudere. E’ incredibile... Anche perché poi le responsabilità mie in questa vicenda... Il fallo di mano, ero dalla parte opposta, come facevo a vederlo».

Pai.: «Quello però era talmente evidente... ».
Pap.: «Io ero talmente dalla parte opposta, non ho avuto neppure la sensazione. Vado contro ogni logica a farmi dare del male... Anche se ci fosse stato il dubbio...».
Pai.: «Invece lì era di tale evidenza».
Pap.: «Purtroppo chi l’ha visto ha detto che aveva giudicato involontario. Non per scaricare, ma io che responsabilità ho. Poi il gol annullato in quella maniera... ».

Pai.: «In televisione si capiva che non ha mai alzato il fuorigioco».
Pap.: «Lì c’è stata una doppia possibilità... Sono andato una prima volta, m’ha detto “dovrebbe essere fuorigioco e fallo di mano”. Gli ho chiesto “sei sicuro?” Sono tornato dopo 20’’, “Gianluca sono sicuro, lo devi annullare”. A quel punto che fai, sono davvero mortificato... Proprio la sfortuna. Se c’è stato errore mio, è stato annullare il gol di Ibrahimovic, ma li ho visti tutti e due a terra... Mancava 40 minuti, erano in 10 contro 11, ma figuriamoci, hai voglia quante azioni. Oh, non sono più entrati....».
Rosetti-Pairetto
Rosetti: «Gigi, hai visto la partita domenica sera, è rosso quello?».
Pairetto: «E’ rosso netto, non si discute nemmeno. Io e Paolo abbiamo fatto una bella discussione su questo... Perché era giallo».

R.: «Ma cosa c’è da discutere?».
P.: «Io gli dicevo, “Paolo, è rosso...”. Mi ha chiamato ieri mattina per dirmi “l’ho rivisto, hai ragione tu”.

R.: «No, perché se no...».
P.: «Pensare che Moratti si è anche lamentato... E’ un rigore ridicolo».
R.: «Appunto, ma ridicolo sul serio. La cosa incredibile è che tutti i commenti dicevano che era giallo, che aveva fatto bene».

P.: «Questo è pazzesco, come non capiscono un c... di regolamento... Però ha arbitrato bene...».

R.: «Molto, molto...».
P.: «A prescindere dall’episodio che, a volte può non essere facile dal campo, l’emotività, hai già un rigore. Però questo va via... Quando va via così puoi solo dire rosso... Mai, mai nella vita. Però ha fatto una delle migliori partite della sua vita».

R.: «E’ vero, sono d’accordo».

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