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UncensoredModerator
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Le regole del buonsenso e del rispetto reciproco tra allenatore ed atleta -
08-12-2008, 02:43 PM
Le regole del buonsenso e del rispetto reciproco tra allenatore ed atletaMi capita spesso di leggere 3d che mi suscitano riflessioni a catena, e mi son detta che forse, invece di rispondere nei singoli 3d, vale la pena crearne uno a se' stante. Anche perchè quei 3d sono lo specchio fedele di ciò che mi capita quotidianamante fuori e dentro dalle palestre. Non so nemmeno se questo sia il contesto giusto, perchè a mio avviso sarebbe quasi più appropriato inserirlo nella sezione"allenamento". Non è mia intenzione scatenare nessuna polemica, nè giudicare nessuno, ma cercare di chiarire a tutti noi alcuni presupposti che a volte ci sfuggono. Perchè ci rivolgiamo ad un preparatore allenatore? E in particolare: se ce ne sono a migliaia, perchè scegliamo quello e non un altro? La risposta a questo punto sembrerebbe automatica: "Perchè vogliamo cambiare aspetto/perchè dobbiamo fare un salto di qualità/ perchè non abbiamo motivazione ecc.." E anche "Perchè quella persona ci piace/ perchè mi ha consigliato il mio amico/ perchè sono curioso ecc..". Bene: dalle tante vicende che vedo, ascolto, vivo, mi rendo conto che in realtà queste domande e queste risposte non sono nè fatte nè vissute con reale consapevolezza. Mille indizi denunciano che in realtà , senza rendersene conto, le persone non hanno capito "DI AVER SCELTO" una strada e una persona. In palestra lavoro a fianco di colleghi preparati e assolutamente disponibili, che stimo e che osservo, che vedo seguire una logica ben precisa e che riconosco molto diverse o comunque diverse da me:svolgono allenamenti che forse io non svolgerei, scelgono strade che forse io non sceglierei, però vedo anche- da preparatore- che il loro lavoro li porta in una direzione, SOPRATTUTTO, O ADDIRUTTURA "SOLO SE", chi loro seguono presta assoluta osservanza e costanza. Poi ci sono i loro clienti che, invece, pur avendo lo stesso supporto tecnico e morale degli altri, vengono a chiedermi "...ma secondo te non è meglio questo esercizio che fai fare tu invece di quelli che mi fanno fare Tizio o Caio?", oppure quelli che mi ronzano intorno mentre alleno qualcuno e aggiungono alle loro routine anche altre cose che mi vedono proporre, o quelli che, pur avendo da 4 giorni un piano alimentare fatto da Pippo, mi vengono a dire che SECONDO LORO c'è qualcosa di strano e chiedono cosa farei io... Allo stesso modo, vedo che, tra i miei atleti, quelli che hanno meno risultati eclatanti sono quelli che seguono con meno coerenza la mia programmazione o che mischiano il nostro lavoro con quello altrui. Mutatis mutandis, qui sul forum arrivano decine di programmi e schede che vengono presi e messi a priori in discussione:schede o diete accompagnate da misure del soggetto, dettagli vari, commenti di perplessità, e ricerca di soluzioni alternative. Premettendo che io per prima sono assolutamente a favore del confronto, dell'eclettismo e della collaborazione, vedo alla base un grosso errore logico: la scelta apparente contro la scelta reale. Se si sceglie di affidarsi a qualcuno, lo si fa perchè, intuitivamente o tangibilmente, si crede in quella persona: intuitivamante"perchè ci ispira fiducia", o tangibilmente"perchè si sono prese informazioni, si sono visti x casi di successo, si è osservatro come lavora e si è constatato he è un professionista". Questa è la condizione 1. La condizione 2 che dovrebbe scaturire dalla 1 è che si segua per un tempo sufficientemente lungo un programma o uno schema alimentare per avere SOLIDE CONSTATAZIONI, FATTI, su cui parlare e tirare conclusioni. Mettere in discussione la scheda nuova prima di iniziarla è sicuramente sintomo di curiosità, ma forse prima ancora di inconsapevole scarsa fiducia nei riguardi di chi ci segue, o anche di insicurezza personale rispetto alla possibilità di conseguire degli obiettivi. Quando viene da me una persona che mi dice di essere già stata seguita da Tizio, Caio, Pippo e Pluto e di non aver ragiunto mai il suo obiettivo, e che INVECE sa che con me finalmente ce la farà, io so interiormente che ho davanti una persona con problemi di coerenza, consistenza e fiducia. Al di là di quanto siano bravi i suddetti preparatori, se ci fosse stata dedizione non avrei davanti una persona che si racconta"sempre uguale": qualcosa deve succedere per forza, al di là della qualità- ma quella sarebbe una discussione postuma- del cambiamento, un cambiamento deve essere avventuto, dovrebbe, se... Appunto, se! La terza regola della logica riguarda la conoscenza delle strategie che si stanno seguendo insieme al proprio trainer per raggiungere un obiettivo. Molte persone chiedono il nostro parere riguardo ad una scheda e ci chiedono poi "a cosa serve" fare le cose in quel modo. Ora ci sono 3 possibilità: a- o non ti è stata spiegata per niente la scelta metodologica di un allenamento e in questo caso, a mio avviso, non è stato fatto fino in fondo il lavoro di chi ti segue e ti deve coinvolgere--> mancanza verso l'atleta b- nel caso in cui a si sia verificato, tu non hai considerato l'eventualità, meglio ancora il diritto se non l'obbligo, di chiedere spiegazioni a chi ti ti ha fatto la scheda--> timore riverenziale nei riguardi del preparatore o scarsa fiducia??? c- la metodologia ti è stata spiegata ma tu, convinto che ci possa essere di meglio/di diverso/ di più adatto a te- chiedi il parere deglui altri per avere conferme sui tutoi dubbi--> la fiducia non c'è, ancora una volta. Per cui, posto che E' UNA MANCANZA non spiegare al proprio alteta, sia che sia la signora Pina sia che sia Federica Pellegrini, lo scopo di un lavoro, è un segno di RISPETTO del proprio preparatore andare prima di ogni cosa a chiedere a lui il perchè di alcune strategie, ed è sempre rispetto- verso l'atleta stavolta- quello per cui è GIUSTO che l'allenatore dia spiegazioni a chi segue, dalle più casalinghe a quelle più tecniche, se il soggetto ha una preparazione per riceverle. Quindi, tra le regole del rispetto reciproco, ci dovrebbe essere per l'allenatore--> trattare il suo atleta come un essere pensante e non chiedergli una "fede cieca e assoluta", motivandolo e togliendo dubbi eventuali (si capisce da subito chi è più insicurro e bisognoso di conferme) per l'atleta-->pretendere il massimo supporto dal suo preparatore e rispettarne il lavoro ANCHE CHIEDENDOGLI spiegazioni, mostrandogli i dubbi, le debolezze, le insicurezze, soprattutto quando queste riguardassero eventualmente le sue scelte verso l'atleta stesso. Devil e Spike, nei vari 3d che toccavano direttamente o indirettamente questo tasto sono stati chiari ed essenziali: credere in una persona e seguirla in toto porta molti più risultati che passare continuamente da una all'altra, da un consiglio all'altro, anche quando quella persona fosse brava ma non la più brava. Come loro hanno detto, io ribadisco : è ovvio che ciascuno di noi crede in una cosa e la vede la migliore, per cui va da sè che l'istinto sarebbe modificare la visione altrui di una scheda con la nostra. MA al di là del risultato in sè, voglio chiudere il cerchio sintetizzando la riflessione sui punti che ne costituiscono i presupposti. LOGICI-DI BUONSENSO Scegliere un preparatore significa investire denaro, tempo e fiducia in una direzione, per cui prima di farlo vale la pena essere consapevoli del fatto che DAVVERO bisogna credere in quella persona e davvero bisogna ricordare che i miracoli o gli "allenatori del miracolo" non esistono: sono solo la somma di fiducia, costanza, dedidizione e rispetto che portano i risultati. RISPETTO RECIPROCO Se chi abbiamo scelto non ci dà la disponibilità e il supporto che meritiamo, è giusto capire che abbiamo commesso un errore nel dargli fiducia. MA se siamo noi a partire col mettere in discussione ciò che ancora non abbiamo fatto, col chiedere altri pareri perchè siamo scettici a priori, allora non stiamo rispettando il tempo speso per noi. La curiosità, in quanto desiderio di conoscenza, e lo scetticismo, sono 2 cose ben diverse: quando li confondiamo siamo i primi a non capire perchè, davanti a mille risposte, non troviamo quella giusta. |
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UncensoredModerator
Messaggi: 2,858
Data registrazione: Jun 2008
Località: Faenza
Età: 48
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08-12-2008, 03:12 PM
Ciao Giovanna! Hai scritto un gran bell'articolo! Ciò che sottolinei affligge molte occupazioni, mestieri e professioni, Dal paziente che intraprende la famosa "Via Crucis" passando da uno specialista all'altro spendendo soldi e sprecando tempo per poi finire quasi sempre con la stessa terapia del primo, al muratore che deve ascoltare tutti i commenti dei "curiosi" che "quel lavoro loro non lo farebbero così ma cosà", "quello è sbagliato", "moooo che robe mi tocca di vedere"... Qui sul forum la cosa è ovviamente amplificata dalla buona fede in ciò che è stato utile a noi stessi e vogliamo condividerlo e anche dalla presunzione di saperne di più degli altri. In ambito professionale posso dirti che questo problema nel mio reparto è risolto dalla Direzione Sanitaria che non ammette interferenze dirette sull'operato del medico in presenza dei pazienti, che quando un paziente chiede spiegazioni ogni volta che è possibile si informa il medico che lo ha in cura perchè possa rispondere direttamente e le volte che un paziente si rivolge ad un altro medico pensando sia migliore, per sentito dire, si deve difendere l'operato del collega e nel caso nutriamo dubbi in proposito possiamo riportarli durante le riunioni giornaliere... Il tutto proprio perchè è fondamentale che il rapporto tra paziente e medico non soffra di sfiducia! A mio avviso è il professionista ed il gruppo di professionisti che lavorano fianco a fianco che dovrebbe prendere misure adatte per prevenire gli atteggiamenti che hai sottolineato, coordinandosi e accordandosi in modo che clienti "indisciplinati" non pregiudichino il risultato del vostro lavoro. Daltronde chi paga magari si sente di aver pagato anche per un integrazione di "Volontà" |
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All the Truth Member
Messaggi: 6,442
Data registrazione: Jun 2007
Località: Non omologata
Età: 51
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08-12-2008, 07:58 PM
Personalmente credo che questa sia la conseguenza diretta della scarsa trasparenza dell'allenatore: un allenatore avaro di spiegazioni instilla il germe del dubbio nell'atleta che comincia a vagare in cerca di lumi altrove. Non basta compilare schede e tuonare indicazioni come fossero dogmi religiosi: la gente paga ed esige giustamente attenzioni e spiegazioni che spesso non arrivano. Un allenatore in grado di dirimere dubbi e perplessità, e di avere sempre la risposta pronta infonde certamente sicurezza, e fiducia nel proprio operato e capacità, e instaura un legame solido con l'atleta che non ha bisogno di sottoporre la propria scheda ai guru del forum. Al contrario, noi ospitiamo spesso il prodotto di chi fa il proprio lavoro con scarsa passione e serietà. |
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Psycho Lifter
Messaggi: 1,687
Data registrazione: Jun 2005
Località: Arezzo
Età: 56
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10-12-2008, 04:40 AM
Bellissimo pezzo! Io rispondo così, autocitandomi in una sorta di delirio di onnipotenza. Riporto una parte di un cosa che scrissi tempo fa in un momento di incazzatura. Mai e poi mai vorrei fare l'istruttore in palestra, a contatto di gente mediocre ed incompetente, quelli che dovrebbero darmi il pane quotidiano. secondo me ci vuole una vocazione Infine, chi è il "bravo istruttore"? Non è certamente quello che pensate voi. E’ uno che ha chiaro il rapporto cliente-fornitore nel senso che è il cliente che chiede, perciò una persona che è competente in tutte le tecniche di allenamento, non solo in quelle che piacciono a voi. Perchè magari piacciono a voi ma ad altri no e uno bravo deve saper allenare tutti e soddisfare tutte le richieste. Ha la capacità di ascoltare chi ha di fronte, di motivarlo, di spronarlo, di gratificarlo senza essere invadente, non come voi che magari ai vostri amici gli urlate nelle orecchie come il sergente Gunny, non tutti vogliono andare a combattere il Comunismo in Vietnam, molti vogliono semplicemente "stare bene", e un bravo istruttore è in grado di fare "la scheda" anche a loro, senza massacrarli di squat o quanto meno, di comunicare dei concetti progressivamente più complessi dando il tempo di assimilarli, non come voi che al primo tizio che capita gli fate fare per forza squat 1×20 al vomito. Deve possedere quelle capacità manageriali di base che lo portano ad essere un minimo organizzato e professionale, con una raccolta informatizzata delle schede dei suoi clienti per cercare di capire al meglio quello che serve (non ci vuole nulla, basta Excel alla fine), deve aver voglia di aggiornarsi, di sperimentare, di imparare, non fossilizzarsi su quello che piace, come di solito fate voi che sapete tutto. Insomma, deve essere uno che sa relazionarsi con il prossimo, che deve sapere fino a dove può arrivare e avere l’umiltà di dire "questo non lo so". Questo voi vorreste. Ma uno così ha un suo costo. Che voi non volete pagare. C’è un detto aziendale che dice che "ognuno ha il capo che si merita". Voi avete l’istruttore che vi meritate. Smettete di lamentarvi ed agite Il resto è qua Dangerous Fitness » Blog Archive » L’istruttore… Vorrei dire che il tempo non mi ha dato ragione, per smentirmi. Ma, invece, rileggendolo penso che sia vero, e che sempre sarà vero ah ah ah |
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(#5)
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All the Truth Member
Messaggi: 20,462
Data registrazione: Jun 2007
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11-12-2008, 01:13 AM
ma sara piu semplice la cosa che se uno non vede risultati poi cambia o magari gli puoi stare antipatico anche giovanna e' stata colpita dalla sindrome dei 3d lunghissimi come paolo ahahaahahahahahahah |
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