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Predefinito Confondere il criterio con il metodo - 02-11-2007, 10:25 AM

Confondere il criterio con il metodo


Il collega del ferro Timur posta sul blog un commento all’articolo “cedimento si, cedimento no” che non mi sono sentito di lasciare lì appeso.

Ecco il pezzo saliente:

“(…) sul cedimento devo dire che all’inizio anch’io sono stato preso dalla smania di “tirare tutto alla morte”, semplicemente perchè interpretavo la pesistica come un attività fisica “a se”, diversa da ogni altra pratica allenante.
Poi, avendo un bel background di nuoto agonistico, mi sono ricordato delle serie infinite di ripetute in vasca dove il concetto era di ottenere grosso modo gli stessi tempi ad ogni ripetuta (cumulando fatica), imparando a GESTIRE lo sforzo che non era per nulla costante da una ripetuta all’altra, ma era finalizzato a mantenere costante l’obiettivo (il tempo in quel caso).

(…)

Con i pesi la sensazione che ho avuto all’inizio è che non dovessero sottostare alle normali leggi dell’allenamento, ma che fossero… altro. Ecco perchè, secondo me, chi non ha mai fatto sport di un certo livello cade nel tranello del “tutto alla morte sempre”: perchè gli manca l’abitudine a dosare lo sforzo, a sentire lo sforzo che si cumula e che da risultati nel tempo.

Non so se riesco a spiegarmi, quel che voglio dire è che se nei pesi vuoi migliorare il tuo squat nel 3×8, viene naturale pensare che l’unico modo sia fare moooolti 3×8 aumentando sempre il peso, in fondo il tuo corpo a quello deve adattarsi! Se in vita tua hai fatto ad un discreto livello uno sport (secondo me qualunque sport) hai già imparato che questa logica non funziona, perchè ad esempio hai già sperimentato che se devi migliorare il tempo nei 1500 SL non è che ogni giorno vai in vasca e fai 3×1500 alla morte (perchè la morte la trovi sul serio), ma fai ad esempio un 3×800 seguito da un 4×400 e magicamente scopri che hai migliorato il tuo 1500… e non l’hai mai fatto per mesi! Però appunto questa è piu un ottica “prestazionale”, secondo me il 90% di chi fa pesi (o fa palestra come si dice) non ce l’ha un ottica prestazionale, di programmazione. Però io lo capisco, se non l’hai mai visto prima, sollevare pesi secondo me non è l’attività fisica ideale per partire a confrontarsi con il concetto di programmazione del risultato… spesso che perchè il risultato-obiettivo semplicemente manca o, peggio, è vago (voglio essere grosso, definito, squartato, stramegaforte)”
Come non dargli ragione e come non ricordare di quando facevamo panca in 3×6 e incrementavamo SOLO ED ESCLUSIVAMENTE quando avevamo eseguito 3×6 con un certo peso, per portarci a 6-5-3 con il nuovo peso (+5Kg di solito) per poi scalare nuovamente il 3×6… Dio che tempi!

E’ vero: sembra che i pesi seguano leggi a se. Come si suol dire, “tutto funziona, devi provare quello che funziona per te”. Relativismo assoluto.

Mi trovo spesso a discutere su questo fatto, ma non pretendo di essere capito o di avere la verità. Il concetto che voglio dire è che in palestra molte volte si confonde il criterio di misurazione dell’incremento con il metodo per migliorare la prestazione stessa.

Spezzetto la frase di Timur:

“se nei pesi vuoi migliorare il tuo squat nel 3×8” (incrementare il 3×8 è l’indice di miglioramento) “viene naturale pensare che l’unico modo sia fare moooolti 3×8 aumentando sempre il peso” (il 3×8 è anche il metodo per migliorare)

Questo è un classico cortocircuito logico… che però è sbagliato. Sorry, è così. Io ci ho messo i primi 5 anni dei miei pesi per capirlo, non pretendo che, al termine di questo pezzettino sclerante voi diciate “Eureka, Paolino è un genio! Gli faccio un vaglia postale di 500 euro!”

Per quanto sbagliato, il modello è semplice e accattivante. E’ come il tirare a cedimento: tiro alla morte, l’impegno ce lo metto, no? Qui, invece, se faccio 3×6 con X Kg, quando arrivo a 3×6 con X+Y Kg, sono più forte, perciò faccio 3×6.

Il problema è che questa strategia funziona per un po’, perché poi i progressi terminano. E’ sempre la solita storiella della accommodation law. Più siete “bravi” e più i modelli semplici non funzionano, o, meglio, funzionano sempre per meno tempo.

Per questo dovete uscire dal loop. Per migliorare un 3×6x100Kg è meglio passare a un 4×4x102.5Kg, poi a un 5×3x105Kg, poi un bel periodo di 10×1x107Kg cercando di arrivare a 10×1x110Kg (Sono esempi… non vi ci fissate)
Questo per due motivi
  1. la variazione non permette al vostro corpo di adattarsi
  2. esponete il vostro corpo a carichi più alti, mantenendo un volume di ripetizioni totale circa costante. In questo modo diventate più “bravi” a gestire il peso, e quest’incremento delle vostre capacità neurali permette una economizzazione dell’energia per ripetizione.
Queste due cose fanno sì che quando tornate al 3×6 il peso che usate sia una % più bassa del vostro massimale, perciò potete gestirlo molto meglio. Un po’ di adattamento a lavori più metabolici, e c’è l’incremento.

E, un’altra cosa: una “progressione” è alla fine insufficiente. Non basta la parolina magica, ma è importante come la fate. Se, ad esempio, impostate una progressione sui Kg con incrementi piccolissimi, il 3×6 vi massacrerà lo stesso. Perché state agendo su voi stessi bloccando due variabili, perciò, state facendo sempre la stessa cosa.

Pensateci: 3×6x X Kg è composto da 3 variabili. Le serie, le ripetizioni, i Kg. La quarta è il recupero, dài…. Se voi variate solo i Kg, state variando 1 su 3 (o su 4) variabili. Manipolare una variabile sola vi porta ad allenamenti sempre identici fra loro. Perciò sempre uguali, perciò adattamento, perciò stop. E’ incredibile, ma più siete bravi, skilled, più il vostro corpo esige che voi siate intelligenti nello sfruttarlo.

Poi, potete credermi o meno.

Però, per fare un paragone, per misurare oggetti lunghi 2 metri non è che usate una stecca di legno lunga due metri. Ma a seconda delle situazioni, un metro a nastro, di metallo, a ultrasuoni, o, anche, una stecca di due metri.

Fate perciò come volete, ma toglietevi dalla testa che per migliorare una cosa si debba fare sempre e solo quella. Il miglioramento è una cosa, il mezzo per migliorare un’altra.

Infine, una regola che funziona sempre ma che io spessissimo disattendo: mai credere che “quello che piace” sia anche “quello che funziona”. E’ quasi sempre così perché noi siamo intelligenti, bravi e con il (beep) lungo e grosso. Però è il “quasi” che quando accade ha effetti disastrosi. Ma questo, è un altro film.


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