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Pure Strength Weightlifting, Powerlifting e tutto ciò che riguarda la pura forza.

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IronPaolo IronPaolo Non in Linea
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Predefinito VLT Motion Analisys - 28-12-2009, 10:09 AM

VLT Motion Analisys


Vi descrivo ciò che mi terrà occupato per il 2010: il Very Low Tech Motion Analisys Project. Finalmente, ci sono i presupposti: webcam decenti a costi relativamente bassi software funzionanti e affidabili e l’esperienza e la conoscenza biomeccanica necessaria a destreggiarsi da parte mia.

I video sono a 15 frame al secondo con una cam sola sono possibili errori di parallasse, una ciofeca rispetto a sistemi a 6 telecamere e a 60 frame al secondo, con marker caldi bla bla bla, ma il risultato del primo esperimento è stato impressionante.




Ecco la configurazione artigianale del tutto: anche per una cosetta così brutta è necessario farsi una piccola esperienza su cosa sia meglio o peggio per ottenere i vari risultati. Però… non vi stresso.


Un esempio di quello che si può ottenere: le X sovrapposte sono la digitalizzazione della punta del bilanciere, un tondino giallo che spicca benissimo sul nero dei pesi e che il software aggancia senza problemi.

Come sempre quando mi faccio prendere la mano, ho un po’ esagerato e ho fatto 15 serie di front squat e 12-13 di back squat, tutte doppie. Bene, per un punto solamente mi sono ritrovato con quasi 7500 fotogrammi misurati!

Solitamente facevo i fermi immagine al parallelo, sotto, allo sticking point, adesso mi sono trovato sommerso di informazioni. E per quanto rappresentativo, è solo un punto del cazzo!


Ok, questa è la velocità verticale del bilanciere nella seconda 2×130Kg. Per prima cosa: vi faccio due palle con quei graficozzi che mostrano lo sticking point e tutto il resto… non sono cazzate da esperimenti sui topi obesi, ma descrivono veramente ciò che accade quando facciamo squat. Non è incredibile, una volta tanto, vedere che ciò che si legge in teoria “torni” con la pratica?

Vedete le due regioni dello sticking point dove il bilanciere rallenta? Non solo, il grafico mostra il mio comportamento tipico: la seconda ripetizione è più veloce della prima:
  • Le linee inclinate rappresentano quanto io mi muovo velocemente nella prima parte della discesa
  • Nella prima ripetizione accelero un po’, poi mi muovo a velocità costante, “tenendo”, e inverto il movimento in maniera comunque rapida.
  • Nella seconda ripetizione mi abbasso molto più velocemente, “mollando” di più, poi freno, rilasso per il colpetto e inverto.
Ok, forse non sono chiare queste cose ma tanto questo non è un articolo divulgativo. L’importante è che i numeri descrivono un comportamento reale, il mio: io mi ci ritrovo!

Domanda: sono solo io che faccio così o è un comportamento comune?


Sempre della stessa alzata, la rappresentazione della traiettoria del bilanciere. Anche qui, vedere dal vivo ciò che si legge sui libri è incredibile, perché posso correlare le misure con le sensazioni.
  • Nel grafico a sinistra: il bilanciere scende quasi in verticale, poi improvvisamente va in avanti per poi tornare a scendere in verticale. Perché?
  • Nel grafico a destra: la traiettoria in risalita è diversa da quella in discesa. Perché?

Nella seconda ripetizione è tutto più accentuato: bilanciere giù verticale, poi in basso e in avanti anche più di prima, risalita differente dalla discesa.

E’ “bene” oppure “male”? Comunque, mi comporto come descritto negli studi scientifici!
Già da queste info è possibile dedurre un paio di cosette:
  • Un movimento reale differisce dalla rappresentazione mentale che abbiamo di questo nel nostro cervello: io pensavo di far scendere il bilanciere in verticale e di spostare solamente le anche indietro, in realtà non è così. Perciò, quelli che pensano di essere bravissimi nella tecnica dovrebbero fare un bagno di umiltà e riprendersi, anche senza cam, marker e analisi spaziali.
  • La forma esecutiva cambia durante una serie, in maniera vistosa. Sebbene il cambiamento non sia associabile necessariamente ad un “errore” o ad un “ti farai male”, lo schema motorio cambia senza che ciò sia percepito. Questo è il motivo per cui un corretto allenamento per la forza dovrebbe mantenersi entro un intervallo di ripetizioni di 2-4.
Quando sono passato fa 130Kg a 140Kg ho provato quella classica sensazione di dovermi settare sul peso maggiore dopo 5 serie con un certo peso. La seconda a 140 è stata migliore, la terza così così, non ho completato la quarta perché ho fatto il botto dopo la prima ripetizione.


Questo è il racconto “interno”, ecco quello “esterno”. Ok, non è chiarissimo, ma quello che si vede è che il picco di velocità prima dello sticking point prima aumenta e si sposta verso sinistra, cioè la ripetizione è più rapida, poi mantiene la stessa altezza e si sposta a destra, cioè stessa velocità prima dello sticking point ma raggiunta in più tempo, poi crolla di brutto.

Analogamente la velocità minima allo sticking point.
Sarebbe interessante mettere in piedi una ricerca non con un campione marcio come posso essere io, ma con 10-15 atleti di vario livello: correlare la sensazione di “perdita di velocità” o di “lentezza” con la sua quantificazione, in modo da inventarsi un criterio per dire “basta così per oggi”.

Tanto per dire, avrei potuto scalare il peso a 120 e proseguire: mi sarebbe servito? Si, no… ammettiamo che io mostri che la velocità a 120Kg fosse identica a quella a 150Kg, cioè “lenta” per 120Kg, allenarsi con questi Kg avrebbe senso? Non ho le risposte a queste domande!

Ok, questa è una fase del progetto. L’altra è la creazione di un modello biomeccanico fatto in casa che abbia il grado di complessità per poter spiegare movimenti complessi ma che non sia così incasinato da essere ingestibile. Io voglio un modello che faccia stacco da terra, non che si deformi in un crash test o che simuli una artroscopia totale.

Pur essendo quello che tecnicamente si chiama “dito in culo” o, all’americana “pain in the ass”, me lo sto costruendo da solo perché vale sempre il detto “chi fa da se fa per tre”.


Solitamente cerco di far capire che i conti non sono poi così difficili, che la matematica è un linguaggio che va appreso. Però questo… è difficile. O, almeno, lo è per me. E’ sempre trigonometria, però è nello spazio e servono le matrici di rotazione che odio visceralmente, l’algebra si moltiplica.

E’ incredibile come il corpo umano sia così complicato che anche a semplificarlo vengono fuori dei modelli casinosissimi.


Questa è la mia rappresentazione semplificata del ginocchio, ma anche così il modello è complesso. Però posso capire tante cose che trovo sparse e senza legami nel materiale che trovo e che riguarda argomenti del tutto separati fra loro.

Sui testi si legge che lo screw home mechanism assicura stabilità al ginocchio, idem per la presenza di un asse transcondilare ruotato rispetto all’asse principale del grande trocantere. Ok, ma… perché?

Io affermo (e cercherò di dimostrare o di confutare) che se non esistessero uno screw home mechanism o un asse transcondilare ruotato rispetto a quello del trocantere… semplicemente il ginocchio si frantumerebbe in un movimento come è lo stacco sumo, perché il femore ruoterebbe sopra la tibia triturando i crociati e strappando i legamenti collaterali.

La stabilità del ginocchio non è cioè data solo dalla presenza di muscoli e legamenti che lo compattano, ma anche da accorgimenti meccanici che permettono configurazioni geometriche tali da non farlo spaccare. Però, è tutto da (di)mostrare oppure da buttare nel cesso. Comunque sia, avrò imparato qualcosa.

Proprio perché questi argomenti sono interessanti per due persone al mondo, ho pensato di avvertirvi con una diversa simbologia: falegnameria mentale, a livello prosumer (professional consumer, come si legge su PC professionale) e non artigianale.


Attenzione, la falegnameria mentale esiste anche a livelli industriali. Vi avvertirò a tempo debito.


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ebbubba ebbubba Non in Linea
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Predefinito 28-12-2009, 06:15 PM


interessante come sempre Ironpaolo;
un solo appunto:
ma è possibile che ogni tuo post vada rincorso orizzontalmente per leggerlo?
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  (#3)
IronPaolo IronPaolo Non in Linea
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Predefinito 28-12-2009, 09:23 PM


ahah ah, il problema è che il blog mi fa fare il resize delle immagini a 500 punti, il forum... no. Oppure, io non sono capace!
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  (#4)
Veleno Veleno Non in Linea
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Predefinito 28-12-2009, 10:02 PM


Fico il sistema motion capture "de noantri..."
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  (#5)
IronPaolo IronPaolo Non in Linea
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Predefinito 29-12-2009, 10:09 AM


VLT Motion Analisys (R) is based on su VLT Motion Capture deNoartri (TM)

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  (#6)
ado gruzza ado gruzza Non in Linea
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Predefinito 29-12-2009, 06:32 PM


Mi chiedo se fosse possibile che il movimento del bilancere cambi così vistosamente da ripetizione a ripetizione anche per una questione psicologica. Magari è una super stronzata me lo ha fatto pensare l'appoggio del bilancere. Del tipo: l'atleta sa che è la seconda ripetizione, oppure: l'atleta sa che è "l'ultima ripetizione della serie.
Perchè lavorando sulla velocità (come ti avevo detto) in questo momento sto notando un sacco di queste cose.
Se si dice : fanne quante te ne vengono e ne vengono 3, risultano molto differenti dal "fammene 3".

Comunque, non devo farti pubblicità certo io, ma questo lavoro è spaziale. Quando è che vieni a Parma a fare sperimentazione pratica su un campione più vasto?
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  (#7)
IronPaolo IronPaolo Non in Linea
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Predefinito 29-12-2009, 11:50 PM


Appena ho capito un po' come funzionano le cose, vengo e filmo tutti, anche la ragazza alla reception, se c'è...

Mettiamola così: i grafici sono relativi al back squat, fatto dopo 15 serie di front squat all'80% circa del massimale. Perciò un po' sbarellavo ah ah ah

Per chi è interessato, gli studi di Rafael E. Escamilla sullo squat sono i migliori. In questi studi è evidente che il punto finale di una ripetizione non coincide con quello iniziale. In altre parole, la risalita attraverso lo sticking point altera l'assetto e la parte concentrica non segue la stessa traiettoria della parte eccentrica.

Infatti... io faccio così in queste clip.

Tanto per dire quanto le cose richiedano tempo: a questo punto è necessario vedere se su una tripla la seconda e la terza ripetizioni siano più simili rispetto alla prima e alla seconda. Nuovo allenamento.

Poi sarebbe interessante capire come degrada la tecnica in una serie da 6, 10, 15, 20... altri allenamenti.

Ancora: avete visto come la traiettoria del bilanciere sia verticale e poi fletta? Questo significa che all'inizi la schiena si flette ma le ginocchia rimangono ferme, poi ad un certo punto le ginocchia vanno in avanti.

Perchè? Io dico che il motivo è dato dal fatto che il centro di massa viene spostato verso i talloni dalle chiappe che vanno indietro e ad un certo punto lo dobbiamo rimettere al centro dei piedi.

Sabato provo e vi dico come è andata.

Ah... a che serve tutto questo? A nulla e a tutto. Comprendere quello che mi piace... a me piace ah ah ah

Però, una applicazione pratica: io dico che non è necessario essere "veloci" o "dinamici" o "esplosivi" in tutta la traiettoria: è necessario mettere le chiappe nel giusto assetto, poi imparare ad accelerare, mollando la contrazione, quando le ginocchia vanno in avanti ma solo nella seconda parte del movimento obliquo.

Riuscendo a tenere l'assetto della schiena è possibile entrare sotto il paralelo prendendo in pieno il riflesso miotatico.

Poi, quale è il primo movimento che fanno "quelli forti" quando risalgono? Io dico che NON E' andare verso l'alto, ma è sparare le ginocchia indietro E la schiena indietro e in alto. Però non ho dati per confermare o confutare questa tesi. Vedremo.
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  (#8)
ado gruzza ado gruzza Non in Linea
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Predefinito 30-12-2009, 08:46 AM


Si possono fare una valangata di cose.
Senza contare il lavoro con l'attrezzatura.
Secondo le mie informazioni le 2 ripetizioni riportate sono effettivamente "veloci". Si diceva di oltre gli 0,6 ms. Anceh qualcosa di meno.
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  (#9)
IronPaolo IronPaolo Non in Linea
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Predefinito Ok, proviamo... - 08-01-2010, 12:14 PM


Bene, adesso ho un po’ di materiale consolidato da cui partire. Per prima cosa, ho capito come ottenere risultati decenti con un impegno ragionevolmente contenuto.
Una prova di tracking bidimensionale: a sinistra sposto la torcia tenendola sempre “sopra” la striscia di nastro-carta, a destra i punti della traiettoria su Excel. Ci siamo, dai…

Ok, ho fatto un po’ di misure dell’errore, diciamo ±1 centimetro, notevole quando la torcia è a 5 centimetri dal suolo. L’errore ovviamente si riflette maggiormente sul calcolo delle velocità e ancora di più su quello delle accelerazioni ma il punto è che è generato da una serie di fattori:
  • Il marker abbastanza “grosso”.
  • Il tracking del marker da parte del software.
  • L’errore nella misura dei punti di calibrazione nell’ambiente.
  • L’errore nell’identificazione dei punti di calibrazione nell’immagine.
  • L’errore dovuto allo spostamento del marker fuori dal piano di calibrazione.
Mi sembra pertanto quasi un miracolo che la traccia sia così precisa, e così stabilisco che… va bene.

Vi ricordate quando si scaricavano le demo dei giochi con il 56K? Io ci ho tirato giù Quake Arena, una notte intera al telefono a tariffa non flat… oggi ci lamentiamo se 500Mb vengono giù in 20 minuti invece che in 10… Adesso è la stessa cosa: da zero a tutto e dato che non devo mandare per aria un satellite geostazionario, questa roba è perfetta.

Nel fotogramma a sinistra le frecce identificano i 4 punti che formano il quadrato di calibrazione. Notate che ho usato una scala messa a pedate a piombo con una livella a bolla, la freccia più grande identifica degli elementi di disturbo quali panni sporchi che mi sono scordato di mettere nella cesta per la lavatrice e che mia moglie si incazzerà quando vedrà il blog.
In questo fotogramma un esempio di spadellamento del software (come si dirà “spadellamento” in inglese… depaning?). La freccia indica i punti dove il tracking della lampadina ha bevuto un po’ troppo facendoli uscire dal quadrato di calibrazione, a destra nella traccia appaiono delle estrapolazioni molto ardite.

Per quello che ho potuto vedere, per avere risultati in fondo buoni è necessario usare molti punti di calibrazione e fare in modo che contengano completamente gli oggetti da tracciare.

Well, come dicono gli inglesi: le prove hanno fornito un risultato positivo, adesso vediamo cosa tirarci fuori.


Un intero allenamento di stacco, bello “peso”, in cui mi sono ripreso per vedere se il tutto era fattibile in pratica.

Ho messo la cam su una mensola, con la prolunga USB avevo il PC di fronte a me quando ero in piedi prima di iniziare la serie.

Premere un tasto, eseguire e premerlo nuovamente per fermare la ripresa è assolutamente privo di sforzo “mentale” in queste condizioni, perciò è sicuramente fattibile in qualsiasi condizione di impegno.

Le strisce di nastrocarta identificano 17 punti di calibrazione, la torcettina a led nastrata sul bilancere bene o male è rimasta sulla linea.

Dopo mi sono fatto due palle a ottenere le tracce del fottutissimo punto, operazione noiosa e anche un po’ complessa perché il software non fa quello che dico io.


Infine mi sono scritto un po’ di codice per analizzare tutti questi dati e devo dire che saper programmare Excel è un bel vantaggio dato che sicuramente il software non è così cristallino come se usassi Matlab ma di sicuro poter utilizzare la più potente piattaforma di analisi e reporting del mondo rende molto semplice la creazione di relazioni come di fatto è la presenta.

Questa parte del progetto è da un lato interessante perché io adoro programmare, ma dall’altro è estremamente noiosa perché costruire programmi che importano dati di testo e li “gestiscono” permettendo di saltare da una tabella all’altra è veramente una lagna: tanto tempo per creare lo strumento, non per usarlo… e poi, regolarmente, nell’uso lo strumento si rivela inadatto. Vabbè… conosco questo film da 30 anni, perciò inutile fare le cose tanto di fino, per poi sbudellarle la settimana dopo.
6×200Kg di stacco in un assurdo lavoro a carico costante 1-2-3-4-5-6-1-2-3-4-5…2. In alto gli spostamenti (la traccia blu è lo spostamento verticale), in basso le velocità.

Nuovi dati, nuove info. Per prima cosa. La pausa a terra in una esecuzione di stacco con un carico impegnativo fluida ma non “sfiora-e-riparti” dura circa 0,7 secondi, qualcuno lo sapeva? Serve a qualcosa? E’ un dato in più, forse inutile… ma una nuova informazione. Magari quando mi rapiranno dei terroristi islamici mi chiederanno davanti ad una telecamera “quanto dura la pausa a terra di un infedele?” e se non lo so mi tagliano la testa.

Poi, nuove domande: manca lo sticking point, perché? Che significa? Che il carico per quanto impegnativo “metabolicamente” non lo è neuralmente? Eppure 200Kg sono l’80% del mio attuale massimale di 250Kg (ok, stimato, ma di sicuro non così distante) e con l’80% del mio massimale di squat lo sticking point si notà già! Oppure il fatto che io sia uno stacchista “veloce” fa si che la comparsa di un evidente rallentamento decreterebbe il fallimento dell’alzata? Oppure che 200Kg sono comunque un carico assolutamente gestibile e “facile” con una scala delle difficoltà non lineare dove 200Kg sono “facili” ma 210Kg sono “difficili”? Vedremo prossimamente, ma comunque il punto è proprio questo: se non sai un cazzo qualsiasi teoria è plausibile perché non dimostrabile, ma appena conosci qualcosa, ciò che è certo diventa meno certo…
Lo spostamento del bilanciere in tutte e sei le ripetizioni, la traccia viola a pallini è relativa alla ripetizione analizzata. A sinistra un tipico esempio di interpretazione errata dei dati: sembra che, a fronte di uno spostamento verticale, sia presente un grande spostamento orizzontale ma ciò è dovuto alle scale non in proporzione, mentre nel grafico a destra lo sono. Ok, siete tutti intelligenti, ma io ci sono cascato come sempre.
Isolando la ripetizione si nota come il bilanciere una volta staccatosi dal suolo salga rettilineo per poi deviare verso sinistra. Il segmento che esce dal pallino giallo è il vettore della velocità, che punta proprio orizzontalmente a sinistra, ad indicare che in chiusura io “tiro” verso di me il bilanciere ruotando tutto il tronco indietro.

Anche qui, nuovi elementi da studiare: il bilanciere sale rettilineo fino al passaggio alle ginocchia (non si vede di certo da qui ma visivamente sembra essere così, almeno per le mie esecuzioni), poi la traiettoria diventa obliqua. Il passaggio al ginocchio è il punto di cambiamento del tipo di traiettoria da estensione gambe/estensione anche a estensione anche/estensione gambe.

Un’altra cosetta da confermare o confutare: chi stacca molto di schiena al passaggio al ginocchio non mostra una lieve infilata e il bilanciere rimane più scostato dalla coscia, chi stacca meno di schiena invece non esibisce questo comportamento. Sarà vero quello che ho scritto? Altre domande!

Adesso, comunque, mi sento più sicuro su questa roba e spero al più presto di passare dalla fase “esplorativa” di comprensione della tecnologia a quella di utilizzo della stessa.
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ado gruzza ado gruzza Non in Linea
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lo sticking point è relazionato alla qualità tecnica più che ad un preciso problema neurale. Quelli bravi ce l'hanno al 95%, prima nada. tu di stacco da terra sei molto bravo.
Quando si diceva "occhio che l'sp nella panca piana ce l'hai a metà corsa perchè ti scomponi al petto per arrivare sino lì, semplicemente rimandi il problema, ma non sono i tricipiti quelli da curare, ma la compattezza del tronco". Voleva dire soltanto questo. però sono concetti difficili.
Per questo tutti i lavori muscolari diretti a "curare" gli sticking point sono delle emerite stronzate, (per quanto molto fighe da fare) per questo ci sono guru di serie A e guru di serie B,C1,C2, nazionale dilettanti, coi controlli wada prima categoria, forse seconda.
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ArmandoVinci ArmandoVinci Non in Linea
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Predefinito 08-01-2010, 04:33 PM


Scusami Ado, allora secondo te non esiste l'anello debole di una catena cinetica? Tutto dipende dal tronco e dalla tecnica, parlando di panca?????
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  (#12)
EnricoPL EnricoPL Non in Linea
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Ado se fosse come dici te, sarebbe tutto piu semplice. Forse non è solo quello no?
Cioè dando per scontato che sono duro con il tronco e piu duro non riesco, se ho uno SP in un momento dell'alzata che si identifica con una carenza o uno squilibrio muscolare, perchè non dovrei concentrarmi ad allenare quello?
Voglio dire, la durezza e compatezza del tronco in atleti avanzati (ed io non mi ritengo tale, quindi non dirmi che non sto compatto con il tronco a sufficienza, lo so da me) si da per scontata, è naturale che ci sia per effetto del set up che va a forzare l'arco. Fatto sta che le alzate si falliscono comunque per qualche motivo, e non è solo il peso la variabile che deve essere presa in considerazione.
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ado gruzza ado gruzza Non in Linea
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Mi sono spiegato non male, malissimo. Intendo dire (e vi faccio un esempio):

Ci sono atleti che hanno difficoltà in chiusura nello stacco da terra. Il preparatore mediamente, cosa fa? Gli fa fare un sacco di chiusure, e un sacco di lavoro sui muscoli di chiusura.
Molto spesso questo (probabilmente ti sarà capitato di vederlo) accentua il problema, e il risultato dell'alteta migliora solo se questo diventa esponenzialmente più forte rispetto a quanto migliorato effettivamente nell'alzata.
Perchè?
Perchè molto spesso, un SP in chiusura è dovuto, in realtà ad un difetto tecnico in partenza. Per cui, in quel caso occorre allenare la corretta tecnica della partenza. Fai così e spesso, per assurdo, l'atleta migliora di parecchi chili, malgrado l'SP fosse teoricamente in alto.
Per la panca piana è ancora più fine il discorso. Spesso ci si ferma a metà corsa non perchè sia lì il punto debole, ma sostanzialmente perchè per arrivare lì l'atleta perde l'assetto e ci si "trascina" perdendo le spalle (in avanti). Ma in realtà il punto da lavorare (come quasi sempre è) sta al petto.
Premettendo che io sono un cane, però tecnicamente di panca sono piuttosto "curato". Se vedo i miei video, l'SP evidente ce l'ho al 95, 95% del massimale. Idem se vedi i video degli atleti molto tecnici a livello mondiale.
Se non avessi curato la tecnica al massimo (con tons of perfect repetition), con la mia struttura fisica, lavorando solamente sulle carenze muscolari di questo o quest'altro punto adesso farei si e no 120 kg, ma avrei fatto molto più french press.

Per questo il discorso di lavorare i muscoli carenti a seconda dell'SP sencondo me è molto sopravvalutato. In alcuni casi ci sta ed è utile, ma spesso occerrerebbe fare altro, sopratutto quando un alzata non ti viene naturale. Esitono le carenze delle catene cinetiche ma si allenano (per la stragrande maggioranza) molto bene con le alzate fondamentali o con leggere varianti. Ma se hai i femorali carenti un po' di GM non guasta. Anche gli esercizi di muscolazione della parte alta, a mio parere servono molto (se fatti con buon senso nel natural) ma più per una questione di struttura generale che specifica.
Meglio di così non riesco a spiegarmi.
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Vecchio
  (#14)
EnricoPL EnricoPL Non in Linea
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Predefinito 09-01-2010, 03:20 PM


per quanto riguarda atleti principianti/medi il 90% delle volte è come dici te, effettivamente si sopravvaluta l'allenamento degli SP quando sarebbe più semplice filmarsi, farsi guardare da qualcuno, per capire che si perde di compattezza generale. Il problema è quando hai a che fare con atleti di livello piu avanzato che restano in tensione con la schiena anche a comando, non hanno cioè bisogno di concentrarsi sulla compattezza perchè gli viene naturale, li il discorso è un tantino diverso.
Io non sono molto favorevole al superamento degli SP con esercizi specifici di muscolazione o varianti, per me sempre panca devi fare, ma l'inserimento delle board di diversa altezza, magari con l'aggiunta di resistenze (elastici/catene), per me è un must.
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  (#15)
silver silver Non in Linea
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Predefinito 09-01-2010, 04:32 PM


Concordo con quanto detto da Ado e con la specificazione fatta da Enrico...
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