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Trokji Trokji Non in Linea
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Predefinito 24-05-2011, 10:52 PM


1) sono tassate sì, per fortuna, ma lo stato non ci prende nemmeno lontanamente i danni derivanti dal fumo;

2)Nessuno l'ha mai introdotta, ma allora è giusto che paghi di più anche chi ha rapporti sessuali non protetti, chi si droga o chi ha comportamenti personali che comunque costituiscono un maggior rischio per la salute ed un costo aggiuntivo per il sistema sanitario. Fatto sta comunque che ad oggi se ne è parlato ma nessuno ha introdotto nulla, mentre nei fatti si grida sempre al dopato, un fenomeno che in fin dei conti interessa una % esiguissima di persone rispetto agli altri citati;

3)e quindi se io ti trovo una quantità minima di alcool nel sangue è giusto che poi ti paghi tutte le spese sanitarie a tuo carico? se ti bevi il vino in famiglia? hai idea di che spese si sta parlando?
Perché questo non è possibile, non a caso non avviene in nessun paese del mondo. Se ti viene una nefropatia e devi esser trapiantato, e quella non ha nulla a che fare coi tuoi "vizi", ma solo con la sfortuna o la genetica, non mi pare giusto che devi pagarti le spese. E' giusto che se hai invece dei comportamenti a rischio volontari tu debba pagare delle tasse aggiuntive per il sistema sanitario, quando sei sano, così che se ti ammali puoi essere curato come tutti gli altri gravando al tempo stesso meno sulla collettività.

"paragoni idioti" è ai limiti del turpiloquio comunque



Ultima Modifica di Trokji : 24-05-2011 10:56 PM.
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  (#17)
ado gruzza ado gruzza Non in Linea
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Predefinito 24-05-2011, 11:03 PM


Vi manca un pezzo:

io vado in gara, noi andiamo in gara e gareggiamo contro altri individui.
Gradirei avere la libertà di non doparmi per poter gareggiare ad armi pari. Visto che questa è LA NOSTRA SCELTA gradiremmo ardentemente gareggiare sempre ad armi pari. Questo è un fattore un po' trasversale ma pure un fattore. Fai quello che ti pare ma non quando gareggi contro di me.
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  (#18)
Trokji Trokji Non in Linea
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Infatti sono 2 ambiti diversi. Un conto è una gara, dove è giusto che ci siano regole condivise e rispettate, un conto al di fuori da essa. In una gara l'importante è essere tutti d'accordo e rispettare tutti le stesse regole.. se poi queste regole sono di usare un bilanciere da 300 cm, di usare le fasce o no, di non doparsi o sì, non importa, l'importante è che siano le stesse per tutti e che tutti le rispettino, cosa che negli sport di oggi in generale fa un po' acqua purtroppo

Ultima Modifica di Trokji : 24-05-2011 11:18 PM.
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Tonymusante Tonymusante Non in Linea
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Predefinito 25-05-2011, 11:02 AM


è in tutta evidenza un articolo di parte, a fini "protezionistici", probabilmente scritto su commissione, con l'intento di difendere interessi privati e commerciali in un certo settore.
Soprattutto a livello concettuale si fa confusione tra il concetto di libertà - di cui si fa spesso un grande abuso a proprio uso e consumo - e l'altrettanto consolidato principio di libera e spontanea accettazione e rispetto delle regole da parte di chi si vuol riconoscere in un gruppo, in un organismo o in un'associazione.
Le Olimpiadi sono una competizione con regole internazionalmente sovrariconosciute da un organismo chiamato CIO, che avrà mille pecche ma è pur sempre un ente che da oltre 100 anni garantisce i Giochi Olimpici - per chi li desidera - senza obbligarvi nessuno a parteciparvi.
Qualora il PL entrasse nel programma olimpico, nessuno impedirebbe in tutte le democrazie del mondo (e dunque nella grande maggioranza degli stati civili) che continuino liberamente a proliferare Associazioni, federazioni, enti e circoli privati con regole proprie e libertà di attuarle in tal senso, purchè chiaramente non contrarie alle leggi civili di quello Stato.
Se il CIO fissasse delle regole per il powerlifting e queste contemplassero dei limiti, dei divieti, delle misure, esse non sarebbero nient'altro che ciò che vorrebbero darsi coloro che si riconoscono nel CIO stesso, quindi coloro che hanno accettato a priori di disputare quel gioco con tali regole.
Chi non vi si riconosce non ha che da continuare a giocare con altre regole, in altri contesti e diverse sigle, come ha sempre fatto in precedenza.
Se io non sono d'accordo che nel calcio esista il "fuorigioco" (offside) o il calco di rigore (penalty) o che si giochi in 11, unisco tutti quelli che la pensano come me e disputo un campionato alternativo che non rientri nel circuito FIFA e UEFA; se poi mi guardo intorno e mi accorgo che mi hanno seguito in due, è un problema mio e dimostra, semmai, che era un'idea personale poco...lungimirante, ma non certo che qualcuno mi ha tarpato le ali o - peggio - privato della libertà di essere nel settore un battitore libero o un bastian contrario.
Se un domani il CIO - si badi bene, a maggioranza delle rappresentanze nazionali che lo compongono - inserisse il PL nel programma olimpico, prevedendo fior di test antidoping e limiti o divieti nell'uso di attrezzature, e tutto questo non trovasse d'accordo alcune realtà locali o minoranze o sigle, le medesime non hanno che da coalizzarsi e organizzare tornei paralleli - come del resto già avviene nel mondo variegato e frazionato delle piccole federazioni - con proprie regole e normative "ad hoc", con unico limite il rispetto dei codici civili e penali degli Stati che li ricomprendono, ma senza tuttavia alcuna necessità di riconoscersi nel movimento olimpico.
Abbiamo esempi in tal senso in diverse discipline: dai circuiti "pro"dell'Atletica, al basket fino ad una costellazione di sport ed attività minori che, in fin dei conti, molto somigliano allo stesso PL.
Ma non si può certo pretendere che un gruppo più forte non possa darsi delle regole interne, solo perchè ciò renderebbe ancora più deboli organismi settari e minori.
Si obietterà che trattasi di una specie di ricatto poichè, non aderendo alle regole CIO, automaticamente ci si pone aldi fuori del nascente movimento di maggior sviluppo e dunque dalle Olimpiadi e dal grande circuito; ma se questo fino ad ora non ha interessato, al punto da auspicare, con evidente miopia, che il movimento più importante non si sviluppi per rimanere elitari e nell'ombra, allora perchè mai ci si dovrebbe preoccupare dopo di non essere olimpici, rispetto a chi ha deliberatamente scelto di aderirvi e di auto limitarsi; conscio quest'ultimo che il punto d'incontro e il venir meno di alcuni privilegi personali è sempre l'unica strada per ottenere che ciò sia altrettanto reciproco ed allargare così confini ed orizzonti.
Sarebbe privazione o restrizione di libertà se, a fronte di un nascente movimento di PL olimpico, con mutate e più rigide regole, fosse impedito a chi non condivide tali principi di esercitare altrimenti la propria espressività sportiva in contesti associazionistici privati; ma poichè così non sarà e chiunque abbia idee diverse sarà libero di disputare il proprio circuito basandosi su norme proprie, non si vede in cosa mai consisterebbe un'eventuale prepotenza del CIO.
Certo, coloro che insistessero ad allestire gare con regole dubbie, pittoresche e provvisorie e senza condividere taluni principi generali, correrebbero il forte rischio di ritrovarsi su palcoscenici limitati e improvvisati, negli scantinati o all'interno di qualche cortile, su palchi e in spazi angusti propri di sagre e feste paesane, ma questo è quanto avrebbero deliberatamente scelto pur di perseguire presumibili scopi commerciali, interessi di lobby e mentalità di puro spettacolo a senso unico.
Tuttavia, pretendere che sia chi la vede diversamente a non poter scegliersi regole certe e protocolli sicuri - che valgano ad uso esclusivo di tutti coloro che spontaneamente vi si riconoscono e nel rispetto di chi diversamente e in altri contesti vorrà continuare ad agire - solo per non contrastare gli interessi di un gruppo ristretto o di acune realtà d'oltre oceano (incluso magari l'autore dell'articolo), questo sarebbe veramente una limitazione della libertà di molti a vantaggio dei fini individuali e perniciosi di qualcuno.

Ultima Modifica di Tonymusante : 25-05-2011 11:05 AM.
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IlPrincipebrutto IlPrincipebrutto Non in Linea
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Predefinito 25-05-2011, 12:38 PM


Quote:
Originariamente inviato da Tonymusante Visualizza Messaggio
Sarebbe privazione o restrizione di libertà se, a fronte di un nascente movimento di PL olimpico, con mutate e più rigide regole, fosse impedito a chi non condivide tali principi di esercitare altrimenti la propria espressività sportiva in contesti associazionistici privati; ma poichè così non sarà e chiunque abbia idee diverse sarà libero di disputare il proprio circuito basandosi su norme proprie, non si vede in cosa mai consisterebbe un'eventuale prepotenza del CIO.
A me pare che a proposito di prepotenza, l'articolo sia chiarissimo, e fin dall'inizio. Il CIO spinge gli stati membri ad introdurre legislazione che renda illegale l'uso di steroidi. Illegale nel senso di criminale.

L'introduzione di tali leggi, dove avviene, criminalizza chi ha deciso per propri scelta di usare steroidi, e di fatto elimina la possiblita' di operare a federazioni che decidono di indire gare nelle quali non ci sono controlli antidoping. L'atto di prepotenza e' quello di imporre a tutti, tramite lo strumento della legge, il divieto di uso che e' di una sola, specifica federazione.

Inoltre, si arriva a proibire a membri della propria federazione di prendere parte a gare di altre federazioni, che magari non effettuano controlil antidoping. Non e' prepotenza questa ? perche' se un lifter IPF ha voglia di andare ad un meeting 'non-tested', rischia la sospensione?


Vorrei anche chiarire un ultimo punto, che mi pare si stato equivocato da molti: in nessun punto dell'articolo l'autore chiede per chi usa steroidi il diritto a partecipare a gare di federazioni che ne proibiscono l'uso.


Cio' che si chiede e' semplice: deve esserci la possibilita' per tutti di esercitare il proprio sport con le modalita' scelte, ognuno all'interno della propria federazione di appartenenza. Gli sforzi da parte di una organizzazione per rendere illegale le scelte di chi fa parte di altre organizzazioni sono contrari a questo spirito.

A me pare un concetto lampante ed accettabile, a prescindere dalla dietrologia sul perche' e' percome l'articolo sia stato scritto.


Buona giornata.
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ado gruzza ado gruzza Non in Linea
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Predefinito 25-05-2011, 12:51 PM


B]Se Carl Lewis avesse fatto meeting a pagamento con Ben Johnson dopo la squalifica l'avrebbero AMMAZZATO in diretta TV. Altro che squalificato. [/b]

Non capisco perchè nel Powerlifting dovrebbe essere diverso. Ragazzi una federazione ha degli obblighi istituzionali che sono evidenti appena ci sei dentro.

Il powerlifting alle Olimpiadi sarebbe la cosa migliore che potrebbe succedere a tutto il movimento. Per chi volesse fare altro ci sono altre federazioni.

Però fidatevi, se si andasse alle olimpiadi, sparirebbero tutte o quasi. Quante Fed ci sono dell'atletica leggera? Di Weightlifting?

Ultima Modifica di ado gruzza : 25-05-2011 12:54 PM. Ragione: dfa
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Tonymusante Tonymusante Non in Linea
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Predefinito 25-05-2011, 01:51 PM


a me invece pare che - come spesso avviene - il concetto che abbiamo di libertà e prepotenza è molto elastico e a nostro uso e consumo, della serie: io sono libero di fare ciò che voglio, quando voglio e dove voglio ma tu no , tu sei obbligato a fare ciò che dico io ed a consentirmi tutto questo anche a casa tua
Vediamo di analizzare i singoli punti riportati nel "quote"


Quote:
Originariamente inviato da IlPrincipebrutto Visualizza Messaggio
A me pare che a proposito di prepotenza, l'articolo sia chiarissimo, e fin dall'inizio. Il CIO spinge gli stati membri ad introdurre legislazione che renda illegale l'uso di steroidi. Illegale nel senso di criminale.

R - Non credo proprio che sia il CIO ad avere la forza politica, legislativa o militare per poter obbligare degli Stati Nazionali a tutto ciò.
L'illegalità nell'assunzione o abuso o commercio di certe sostanze c'è già in moltissimi stati e non certo per il CIO: lo Stato si pone problemi di salute pubblica, etica e sicurezza sociale, in base a quelle che sono le concezioni, le tradizioni e - se vuoi - le ideogie, di chi al momento governa che, tuttavia, sono l'espressione (nella maggioranza delle democrazie) del modo di pensare della popolazione in quella realtà e momento storico, dunque espressione di volontà popolare.
Gli Stati che hanno quest'orientamento (buona parte) aderiranno alle richieste del CIO, gli altri (qualche repubblica africana o centroamericana o enclave asiatica) non lo faranno e nessuno li obbligherà.
Del resto parlare di prepotenza del CIO è una "contraddictio in terminis", in quanto esso è Organismo sportivo sovranazionale con componenti espressi dagli stessi Stati membri; per cui il suo orientamento di maggioranza esprime già a priori quello degli Stati che vi aderiscono e non il viceversa; qualora gli Stati che partecipano al movimento olimpico abbiano idee diverse , i loro rappresentanti in seno al CIO esprimeranno opinioni diverse: non avrebbe alcun senso che il rappresentante italiano andasse in seno al consesso per perorare una causa che faccia pressione contro la volontà opposta dello stessa nazione che lo ha inviato a rappresentarlo. Poi, come è ovvio in tutti gli organi collegiali, prevarrà il volere della maggioranza, in base ai numeri, alla volontà ed al potere di voto dei singoli stati che hanno volontariamente scelto di dar vita al Comitato di cui trattasi.



L'introduzione di tali leggi, dove avviene, criminalizza chi ha deciso per propri scelta di usare steroidi, e di fatto elimina la possiblita' di operare a federazioni che decidono di indire gare nelle quali non ci sono controlli antidoping. L'atto di prepotenza e' quello di imporre a tutti, tramite lo strumento della legge, il divieto di uso che e' di una sola, specifica federazione.

R - e perchè mai tale orientamento impedirebbe a queste federazioni di operare? Tuttora in ambito CONI ci sono regole in merito all'antidoping e questo non impedisce ad altri organismi di esistere e regolarsi diversamente; certo non vanno alle Olimpiadi ma evidentemente non interessa se hanno fatto certe scelte e si organizzano, parallelamente, i loro Campionati.
Che poi in America questi Organismi siano forti - perlomeno in certe discipline - quanto e più di altre federazioni ufficiali, mentre in Italia o altrove sono ridotte ai minimi termini, questo rispecchia sempre le diverse mentalità ed ampiezze di vedute e di etica dei singoli popoli e dunque dimostra ancora una volta, nella diversità, cosa sia la democrazia.
Se io opero una scissione, non mi riconosco nel CIO ed opero diversamente, lo posso fare: che abbia o meno seguito è un altro discorso; in America probabilmente un dato seguito lo hanno tutti, perchè forse qualcuno la pensa come me ma in molti la pensano come te e l'autore dell'articolo, hanno leggi permissive ed è giusto che questo meriti rispetto perchè espressione di quella soglia morale; che poi siano sufficienti a creare o meno un movimento anti olimpico, sinceramente è un problema loro e di chi lo ha creato; in Italia e in molti altri paesi le federazioni che non non vi si riconoscono esistono tuttora ma sarebbero senz'altro una minoranza risibile in confronto a chi deciderebbe di aderire al protocollo CIO, cionondimeno dovrebbero rispettare il fatto che - in tutta evidenza - la maggioranza non la pensa come loro.
Mi pare che il doping esista aldilà delle normative che vi si oppongono o lo condannano ma pretendere addirittura che venga consentito e previsto da un organismo i cui componenti, a maggioranza, decidano il contrario mi sembra francamente eccessivo; chi vuole segua il proprio circuito non olimpico.


Inoltre, si arriva a proibire a membri della propria federazione di prendere parte a gare di altre federazioni, che magari non effettuano controlil antidoping. Non e' prepotenza questa ? perche' se un lifter IPF ha voglia di andare ad un meeting 'non-tested', rischia la sospensione?

R - e allora? Cosa c'è di strano? L'unica stranezza è la solita abitudine nostrana di voler tenere i piedi in due staffe.
Se questa regola ci fosse, sarebbe stata approvata dalla maggioranza del Consiglio Direttivo di quella federazione, che è espressione delle società affiliate che vi aderiscono e quindi?
Ti riconosci in quelle regole? Bene, rispettale e non aderire ad organismi che le contrastano.
Non ti ci riconosci? Va bene ugualmente e poichè siamo in una nazione democratica, qualora la pratica sia consentita, sei libero di attuarla in un altro contesto, senza che uno stato autoritario lo impedisca.
Ma se hai fatto questa libera scelta presso un'altra federazione o organismo, perchè mai vorresti continuare a stare in un ambito dove la maggioranza non è d'accordo con te? La tua libertà dovrebbe consentirti forse di stabilire le regole in cui credi, non solo in un diverso contesto con chi ti è simile ma pure comprimendo la libertà degli altri che non condividono ed hanno creato delle altrettanto rispettabili regole a cui chiedono di conformarsi solo a casa loro?
Se un padre non vuole che il figlio maggiorenne si droghi o si ubriachi ha forse la facoltà di imporglielo ed obbligarlo? Naturalmente no! Ma se si limita a dirgli: sei grande e fai quello che credi ma a casa mia, se permetti, non rientri e ti affitti un appartamento dove fai quello che vuoi ed io non ci metto piede; questo lo può fare o la libertà da garantire è solo quella del ragazzo?
Allora coerenza. L'organismo "A" si è dato delle regole per il volere della maggioranza dei suoi componenti: libero o meno di accettarle o di farne altre completamente diverse nell'Ente "B". Però, se permetti, lì rimani e non ha senso che torni verso l'ambito che contesti.
Sii fiero della tua scelta senza contraddizioni ed anche coloro che hai lasciato probabilmente non ti rimpiangeranno ne inseguiranno.



Vorrei anche chiarire un ultimo punto, che mi pare si stato equivocato da molti: in nessun punto dell'articolo l'autore chiede per chi usa steroidi il diritto a partecipare a gare di federazioni che ne proibiscono l'uso.


Cio' che si chiede e' semplice: deve esserci la possibilita' per tutti di esercitare il proprio sport con le modalita' scelte, ognuno all'interno della propria federazione di appartenenza. Gli sforzi da parte di una organizzazione per rendere illegale le scelte di chi fa parte di altre organizzazioni sono contrari a questo spirito.

A me pare un concetto lampante ed accettabile, a prescindere dalla dietrologia sul perche' e' percome l'articolo sia stato scritto.


R - Ah be su questo infatti non c'è alcun dubbio e concordo.
Ma se poi il libero esercizio del proprio sport in quel contesto, spesso ristretto, che si è scelto, non permette ne da sbocco alle Olimpiadi, perchè queste sono organizzate da un Comitato diverso che ha scelto altre regole, non ce la si può prendere con la prepotenza del CIO.
Qualora il PL divenisse olimpico, chi non lo desidera non avrà che da continuare ad organizzarsi i propri tornei, gare e campionati, senza lamentarsi se la relativa affluenza numerica risulti un tantino ridotta, come tali dovessero peraltro anche risultare i commerci e tutti gli altri indotti.


Buona giornata.

Buona giornata anche a te

Ultima Modifica di Tonymusante : 25-05-2011 02:01 PM.
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ragazzi il doping non è il male assoluto per chi decide di doparsi, è il male assoluto per il povero cristo che tiene alla propria salute e, se il doping è legale, non può gareggiare ad armi pari vedendosi costretto o a rinunciare alla competizione o dopandosi anche lui.
per cui se il doping fosse legale sarebbe una privazione della libertà per il non dopato.
prendiamo allora spunto dal bodybuilding, facciamo gare per dopati conclamati e gare per natural. (ma alle olimpiadi facciamoci andare i natural per favore)
vidi un intervista a Zulle (l'ex ciclista) in cui confessava di essersi dopato dicendo: "io facevo il muratore, poi il ciclista e guadagnavo tanti soldi, avevo la possibilità di doparmi e continuare al fare il ricco ciclista o non doparmi e tornare a fare il muratore, voi cosa avreste scelto?"
Lui è stato costretto a doparsi, quindi la libertà personale di decidere gliel'hanno tolta. (per favore nessuno dica che doveva smettere e tornare a fare il muratore perchè non l'avrebbe fatto nessuno)
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Predefinito 25-05-2011, 05:12 PM


mi sembra un articolo veramente delirante. Possibile che su powerlifting watch non glielo fa notare nessuno?
Ovviamente concordo con l'esposizione precisa ed esaustiva, come sempre, di tonymusante, ma al di là della discussione futile sulla privazione della libertà ed altre amenità simili tirate in ballo dall'autore , mi piacerebbe propio discutere di cosa succederebbe al Powerlifting IN ITALIA, se venisse ammesso alle olimpiadi estive.

Sappiamo tutti che la FIPCF che è riconosciuta dal CONI non ha il potere di regolere il powerlifting e non è riconosciuta a livello internazionale dall'organismo che invece disciplina questo sport (l' IPF). La FIPL a sua volta riconosciuta a livello internazionale dalla IPF non è riconosciuta a livello nazionale dal CONI.
In una vecchia discussione propio lo stesso Giovanni (tonymusante) mi aveva fatto notare come, il fatto che il PL diventi sport olimpico, non dia automaticamente alla FIPL le credenziali per parteciparvi nonchè affiliata IPF. Ma allo stesso tempo il coni non ha organismi riconosiuti per poter portare avanti questa disciplina a livello internazionale. Quindi? quali potrebbero essere gli scenari possibili?
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Trokji Trokji Non in Linea
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Predefinito 25-05-2011, 05:21 PM


Quote:
prendiamo allora spunto dal bodybuilding, facciamo gare per dopati conclamati e gare per natural. (ma alle olimpiadi facciamoci andare i natural per favore)
vidi un intervista a Zulle (l'ex ciclista) in cui confessava di essersi dopato dicendo: "io facevo il muratore, poi il ciclista e guadagnavo tanti soldi, avevo la possibilità di doparmi e continuare al fare il ricco ciclista o non doparmi e tornare a fare il muratore, voi cosa avreste scelto?"
Lui è stato costretto a doparsi, quindi la libertà personale di decidere gliel'hanno tolta. (per favore nessuno dica che doveva smettere e tornare a fare il muratore perchè non l'avrebbe fatto nessuno)
Zulle (se è vera codesta storia) nessuno lo costrinse doparsi, come nessuno costringerebbe un pilota di formula 1 a correre o un pilota collaudatore a dover rischiare la vita collaudando prototipi, se ciò è vero la scelta fu sua . Tanto più che nel ciclismo ci sono precise regole antidoping (non so all'epoca) attualmente che devono rispettare tutti

Ultima Modifica di Trokji : 25-05-2011 05:42 PM.
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Visto che non so fare il quote dentro il quote, copio la parte dell'intervento di Tonymusante che mi interessa:


<quote>
A me pare che a proposito di prepotenza, l'articolo sia chiarissimo, e fin dall'inizio. Il CIO spinge gli stati membri ad introdurre legislazione che renda illegale l'uso di steroidi. Illegale nel senso di criminale.

R - Non credo proprio che sia il CIO ad avere la forza politica, legislativa o militare per poter obbligare degli Stati Nazionali a tutto ciò.

</quote>

Questo e' falso. Come scritto nell'articolo, il CIO ha messo sotto pressione il governo inglese per ottenere un cambiamento delle leggi sulle sostanze dopanti. Questo e' l'articolo del Telegraph che viene citato:

IOC pressure Great Britain to change doping laws ahead of London Olympics 2012 - Telegraph

The International Olympic Committee are to put pressure on the Government to make doping a criminal offence to crack down on drug cheats at the London Games in 2012.


Non penso serva la traduzione.
Il fatto che finora il CIO non sia riuscito ad ottenere quello che voleva (almeno per quanto ne so io) non toglie niente, mi pare, ai motivi che animano la richiesta


<quote>
R - Ah be su questo infatti non c'è alcun dubbio e concordo.
<unquote>

Grazie.

< quote>
Ma se poi il libero esercizio del proprio sport in quel contesto, spesso ristretto, che si è scelto, non permette ne da sbocco alle Olimpiadi, perchè queste sono organizzate da un Comitato diverso che ha scelto altre regole, non ce la si può prendere con la prepotenza del CIO.
</unquote>

Ma il punto non e' questo !
Il punto e' che se il CIO, qui in Inghilterra (esempio in quanto prossimo ospite olimpico), ottiene una modifica della legge antidoping, allora l'esercizio del proprio sport in quel contesto ristretto cessa di essere libero, e diventa un atto criminale.


Per far svolgere i suoi giochi, dope-free, il CIO spinge per criminalizzare (cioe' mandare in galera) chiunque faccia una scelta diversa, anche se non ha alcuna intenzione di partecipare ai giochi del CIO. Se non e' prepotenza questa...


Buona giornata.
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noto in tutta questa discussione una grande confusione di temi, dove vengono mescolati e prevalgono battaglie commerciali, propagandistiche, luoghi comuni, approssimate campagne giornalistiche e scarsa conoscenza dei fondamenti giuridici.

Il CIO è un consesso di anziani signori, molto autorevole soprattutto in Gran Bretagna - dove chi risiede probabilmente ne ha maggior considerazione - che, per delega di quegli stessi Stati che ne candidano i propri rappresentanti, prende decisioni in merito al movimento sportivo olimpico.
In tal senso ha piena facoltà di fissare norme che, evidentemente, la gran parte degli Stati nazionali condividono siano poste a fondamento dell'attività sportiva che gli compete.
Punto. Non ha altri poteri ne potrebbe averne, dal momento che i suoi componenti sono rispettabili "commis", diplomatici e dunque esponenti dell'establishment statale - sia pur di prestigio - che dipendono (e perciò non dirigono) dagli apparati che li hanno nominati a rappresentarli.
In alcun modo il CIO potrebbe aver voce in capitolo, o addirittura influenzare, in ordine alle decisioni dei Parlamenti e Governi delle singole nazioni sovrane, checchè ne possa dire una diffusa ma senz'altro interessata (e chissà, prezzolata) campagna di stampa.
L'Italia, la Francia, la Germania, gli USA, la Russia se ne fregherebbero altamente, qualora ciò andasse contro loro specifici interessi, mentre ne potrebbero tenere conto se le motivazioni fossero concrete e importanti, ma senza che da ciò derivi un condizionamento maggiore di quello scaturibile da una qualsivoglia altra lobby.
Probabilmente ne è condizionato chi si trova nel Regno Unito, storica sede dello stesso CIO. Tuttavia anche lì il parere non vincolante di tale Organizzazione può senz'altro essere ascoltato nelle alte sfere di un establishment ma ne più ne meno come lo potrebbero essere quelli di altri eminenti, importanti e autorevoli consessi ed organismi.
Qualora lo stato inglese dovesse decidere di aggravare dal civile al penale la pratica del doping - cosa che peraltro, sotto diverse forme, in Italia già avviene - sarebbe una decisione del Parlamento britannico, espressione democratica di una volontà popolare.
Cosa vorrebbe dire? Semplicemente che in quel tal paese (e ve ne sono tanti) non solo lo spaccio ma pure la pratica e il consumo di talune sostanze verrebbero - a parere del Legislatore - considerate nocive alla salute, pericolose per la tutela della sicurezza pubblica e per le conseguenze sociali che da esse potrebbero scaturirne e dunque dichiarate illegali.
Questo non a parere di un Consesso sportivo, ma delle Camere parlamentari e dunque, di riflesso, della maggioranza di quell'elettorato che le ha chiamate a rappresentarlo e a difendere i propri interessi di cittadini, le loro famiglie, la sicurezza e l'incolumità generale.
Ne deriva che, qualora il problema si presenti solo in ambito sportivo e quindi per volere del CIO, è sufficiente gareggiare per qualche sigla associativa minore per aggirare l'ostacolo e puntare ai traguardi che essa può offrire; qualora invece il discorso sia quello di una legge dello Stato è doveroso il rispetto della volontà legislativa democratica espressione di quella popolare, proprio laddove si pretenderebbe di essere paladini di ambigue libertà.

Tornando però al tema dell'articolo (a mio avviso - concordo con Enrico - piuttosto delirante, mentre mi riservo di rispondere all'interessante quesito tecnico e squisitamente sportivo posto proprio da Enrico sui rapporti tra federazioni in merito all'eventuale inserimento del PL nel programma olimpico): lasciar intendere che sia preferibile che il powerlifting non vada alle Olimpiadi, poichè da tal fatto scaturirebbero delle pressioni irresistibili da parte del CIO sulle Commissioni parlamentari dei singoli Stati nazionali che - naturalmente - si affretterebbero a criminalizzare una pratica (già peraltro da molti considerata illecita) a maggioranza trasversale, pur di non perder l'occasione irripetibile di accontentare il Comitato Olimpico, pena il mancato inserimento del PL medesimo (notoriamente lo sport più diffuso del mondo, che smuove miliardi e miliardi di dollari di lucrosi affari!!!!!) dal programma olimpico......be' francamente è quanto di più inverosimile, contraddittorio e risibile possa essere sostenuto.
La realtà molto più cruda è che diversi paesi si preoccupano giustamente di un pericoloso fenomeno sociale che - aldilà dello sport autentico che ne risente miseramente - investe risacche di interessi da parte di individui senza scrupoli, che sfruttano la facile influenzabilità di taluni soggetti deboli per le loro speculazioni e che già hanno creato piaghe evidenti in aridi dati clinici e di impoverimenti sociali, forse a tutt'oggi fin troppo trascurati da leggi permissive.
Chi eventualmente non si trovasse d'accordo con le politiche di tutela richieste a gran voce dalle maggioranze democratiche dei propri paesi, attraverso le previste rappresentanze legislative e ritenesse tale esercizio di autentica democrazia una prepotenza, può tranquillamente trovare altrove asilo per le proprie istanze: magari in Colombia, iscrivendosi al cartello di Medellin, dove della prepotenza fanno un uso forse meno simbolico del CIO e più coercitivo ma presso il quale è probabilmente possibile riscontrare una congerie di individui favorevoli a quelle pratiche che l'autore dell'articolo sembra così, per inciso, sponsorizzare.

Ultima Modifica di Tonymusante : 26-05-2011 01:27 PM.
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La tutela quando è coercitiva non è più tutela, da qualunque punto la si voglia vedere, ma costrizione .
Qual è la realtà dello sport professionistico non ci vuole esser geni per capirlo, un mondo che spesso non brilla per "pulizia".
Certo è uno spettacolo che porta ingente ricchezza, ma bisognerebbe ammettere che spesso lo sport professionistico ha al fondo una grossa dose di ipocrisia, per situazioni di fatto che sono andate a costituirsi.
A volte qualche voce "fuori dal coro" ha avuto il coraggio di dire la verità su questi temi, ed in generale sono stati allontanati dall'ambito che contava, o pesantemente criticati quando andava bene.
Quello che si sente ogni anno nel ciclismo (e quello che ci dicono è solo una minima parte di ciò che è realmente) lo dimostra ampiamente. E' più facile salire su un carrozzone che può portare guadagni, anche se alla base ci sono spesso grosse falsità, che fermarsi e rivedere il modo nel quale si è andato a formare l'insieme di regole che ci sono alla base. In molti sport purtroppo ormai è forte l'impressione che sia così..
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Originariamente inviato da Trokji Visualizza Messaggio
La tutela quando è coercitiva non è più tutela, da qualunque punto la si voglia vedere, ma costrizione .
...............

ed invece in materia giuridica la tutela e la costrizione sono, sin dal diritto romano, due facce della stessa medaglia: l'una presuppone l'altra poichè la norma, in molti casi, per essere efficace necessita della coazione, soprattutto - come è evidente - in campo penale; cambiano i destinatari: della tutela (il soggetto o l'ambiente o il problema ritenuto bisognoso di tutela) e della coercizione (il reo).
Se per tutelare te da un pericolo devo essere coercitivo nei confronti di chi ti minaccia e lo pone in essere, è la norma che me lo richiede affinchè sia operativa.
La tutela generica verso un bisogno di massa potrebbe equivalere a parole vuote se non accompagnata dalla previsione di coercizione nei confronti di chi a quella tutela vi si oppone, la contrasta e la violenta.
Il problema nasce semmai dalla domanda: chi stabilisce cosa è meritevole di tutela, e necessita di conseguente coazione, e cosa no?
Il sistema democratico, per chi vi vive e vi opera con tutte le sue falle, risponde: la maggioranza.
Dunque se io sono del parere che vada tutelato un bisogno ma la mia idea e la forza rappresentativa che la propone non gode dell'avallo della maggioranza, devo accettare che quella tutela non vi sia e che la mia istanza resti inoperosa per un tempo indeterminato; continuare a pensarla come credo ma non pretendere diversamente.
Se però la mia idea e concezione gode dell'appoggio di tale maggioranza e la necessità di salvaguardare qualcosa che ritengo importante conta sull'avallo della maggioranza a mio favore, con il relativo accordo delle misure coercitive nei confronti di chi non vi adempie, sarai tu - in eventuale disaccordo con me - a dover accettare la legislazione come partorita nel tal momento storico, operando democraticamente affinchè in futuro la situazione possa nuovamente cambiare e ribaltarsi a tuo favore.
In alternativa deve essere garantita ad entrambi, in eventuale minoranza e non disposti ad accettare ed attendere di ritrovarci in maggioranza in futuro, la possibilità di scegliere liberamente un altro paese dove si registrino equilibri ideologici o sociali diversi.
Dovunque tuttavia - negli stati democratici attraverso i passaggi parlamentari e nelle varie forme, diversamente in quelli autoritari o totalitari - esisterà necessariamente una norma giuridica "X" prevista a tutela di qualcosa, con la conseguente coazione "Y" scelta, nei confronti di chi non la rispetta e non adempie, per la salvaguardia della norma stessa; e dovunque ovviamente esisterà chi concorda e chi no.
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Sì ma il problema non mi pare sia questo. Le leggi vanno rispettate, è questo che io penso. Se c'è una legge va rispettata punto. Il problema è che troppo spesso ci si trova di fronte a situazioni nelle quali non solo molti non rispettano una legge, ma nelle quali è tollerato o ritenuta prassi non rispettarla. A quel punto è legittimo aprire un dibattito sul fatto che magari può essere opportuno vedere se è il caso di aprire un dibattito, che sia parlamentare o nell'opinione pubblica, o nel caso dell'agonismo negli ambiti sportivi a vari livelli, per cambiare la situazione, e non ritrovarsi di fronte all'assurdità della situazione attuale che si ha in certe manifestazioni, in certi ambienti e certi sport.
Quello che te affermi relativamente poi alla tutela-coercizione in un sistema democratico non mi trova del tutto concorde. Un sistema di democrazia prima di tutto deve salvaguardare le minoranze. La maggioranza decide le leggi ma deve farlo sempre salvaguardando anche chi è in minoranza ed ha meno voce in capitolo. Se non fosse stato così oggi potremmo avere leggi omofobe per esempio, dato che la maggior parte degli individui di ambo i sessi si professano etero. Per fortuna si è costruita una sensibilità collettiva con molti che hanno detto noi siamo etero ma chi ha orientamenti sessuali diversi non ci disturba, è giusto che possa vivere normalmente senza paura di violenze e che gli siano riconosciuti i diritti (fenomeno non ancora concluso ma che sotto molte sfaccettature è ancora in fieri). Questo è un esempio se vuoi estremo, ma penso renda benissimo l'idea
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