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Work in Progress Dove postare il proprio programma di preparazione atletica, le proprie esperienze, il proprio diario personale.
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All the Truth Member
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05-11-2011, 04:54 PM
Adesso sono di fretta, ho letto attentamente le tue note violette. Tanto attentamente da aver poco tempo per rispondere. Capisco quello che dici, però tieni conto che "piacersi" e "accettarsi" sono due cose diverse. Tu dici di non piacerti ma il problema è che non ti accetti. Anchi'io in certi periodi non mi piaccio, ma mi accetto. Non devi provare a piacerti in tutti i modi per accettarti, ma devi accettarti anche se non ti piaci. Una volta che ti accetterai vedrai che inizierai anche a piacerti. Sembra uno scoglilingua |
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All the Truth Member
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05-11-2011, 05:12 PM
Ciao sOmO, non sei affatto banale. Il problema è il loop e la mancanza di stimoli a fare, soprattutto considerando che in questi periodi io mi isolo o faccio di tutto per isolarmi, anche chiudendomi in casa, alimentando in un certo senso il loop stesso. Grazie per il supporto. Quote:
Al di la' di questo, c'è un disagio dietro, che acuisce il tutto. Solo il fatto che tu empatizzi con me mi aiuta moltissimo. Credimi. Ale, lo so e sai quanto mi dispiaccia per il tuo periodo di cui conosco molti particolari. TI abbraccio e ti dico grazie as usual. |
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All the Truth Member
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09-11-2011, 01:42 AM
Ho visto il tuo post un po’in ritardo, ma ti rispondo con gli interessi, dato che, come sai, l’argomento tocca da vicino anche me. Io non ho mai avuto un disturbo alimentare conclamato, anche se ora tendo pericolosamente al binge eating disorder, e per molti anni ho mangiato abbastanza liberamente. Cioè non pesavo niente, non contavo le calorie, e men che meno i macronutrienti. Non avevo la pretesa di essere davvero magra, la percentuale di adipe non sapevo neanche cos’era, e mi accontentavo di una taglia 44 di pantaloni (a volte anche 46) senza stare a badare molto al peso. Poi 3 anni sono andata da una dietista per perdere un po’ di ciccia che mi dava da fare soprattutto sui fianchi, ed è bastata una dieta di due mesi a rendere anche il cibo un problema esistenziale. Mangiare è diventata tutta una lotta fra tentazione e repressione, fra piacere e dovere. Se dovessi fare ora un bilancio di quella dieta, dovrei ammettere che mi ha fatto sì calare 4 chili (4 chili, eh, non è una differenza che oggettivamente ti cambia la vita!), e mi ha insegnato molto sulla teoria dell’alimentazione ma poi 1) li ho ripresi, e ora perderli è sempre più difficile, per motivi sia fisiologici che psicologici 2) ha completamente guastato il mio rapporto col cibo, con conflitti e sensi di colpa 3) paradossalmente sono diventata molto più golosa verso tutti i cibi probiti in una dieta, e ne mangio molti più di prima 4) il cibo è diventato un pensiero ossessivo, col risultato che ho sempre fame, penso sempre a cosa e quando mangerò, come se fosse l’unico piacere della mia vita (e ho il terrore che lo sia davvero, ma questa è un’altra storia…) Se è bastata una dieta di due mesi, oltretutto bilanciata e costruita su misura da una dietista, per rovinare in questo modo il mio rapporto col cibo, ci doveva essere una predisposizione latente. Da una parte la mia tendenza generale a complicarmi la vita con paranoie e compulsioni, e dall’altra l’insoddisfazione di fondo verso il mio corpo, che ho sempre avuto. Anche io come te non riesco ad accettare il mio corpo, è sempre stato così dall’adolescenza in poi, e anzi a 43 anni mi ritrovo più insoddisfatta e complessata che a 16-17. Probabilmente è perché anche io in fondo non accetto la femminilità delle mie forme. Anche io spesso ho pensato che avrei preferito essere nata maschio, e infatti detesto con tutta me stessa la mia figura a clessidra e il mio bacino ampio, che sono i miei tratti più femminili, mentre sono più indulgente verso altri miei difetti, meno femminili, come il seno piccolo. Anche io mi vedo solo un culo, sproporzionatamente e schifosamente grosso rispetto al resto, e non sopporto le mie foto di spalle che mi costringono a rendermi conto delle sue dimensioni. Purtroppo devo quindi smentire il discorso di Orange, ed essere più pessimista. Io so che non accetterò mai il mio corpo, e che starò sempre male nel vederlo diverso da come lo vorrei. E anche che partendo da questo presupposto difficilmente potrò avere un rapporto non conflittuale e non problematico con tutto ciò in cui il corpo la fa da padrone: dieta e allenamento innanzitutto, ma non solo. Il fatto di essere amata e accettata dalle persone care, ovviamente aiuta moltissimo, ma almeno per me non è bastato, e devo dire di essere stata adorata e viziata dai genitori, e spesso anche dai partner, e di non essermi mai sentita sola, ma di avere sempre avuto affetti e amicizie. Dagli uomini ho ricevuto anche la mia parte di pesci in faccia, ma dubito che sia stato proprio per colpa del mio fondoschiena. Non te lo dico per scoraggiarti, ma per evitare che tu aggiunga al bagaglio dei sensi di colpa anche un pensiero del tipo “Ecco, ho di fianco un uomo meraviglioso che mi trova bellissima, e invece io continuo a rovinarmi la vita come se non gli credessi”. Purtroppo il suo apprezzamento ci è necessario, ma non è detto che sia sufficiente, perché comunque siamo noi stesse che non ci piacciamo. Arrivata alla mia “veneranda” età, l’ho capito che al 99% degli uomini piace una donna dalla forma sinuosa e con una certa morbidezza da toccare, ma per me è una consolazione minima. Meglio di niente, ma non abbastanza per farmi essere contenta quando mi vedo allo specchio, o vedo l’elastico degli slip far risaltare la ciccetta sui fianchi. Se potessi scegliere, preferirei di gran lunga un corpo che piace meno agli uomini ma più a me stessa. Più che all’accettazione vera e propria, io credo che si debba puntare alla sopravvivenza spicciola, cercando di arginare un disagio che non si riesce a eliminare del tutto, anche se si sa perfettamente che non vale la pena di dare tutta questa importanza alle calorie, alla bilancia, alla taglia dei jeans ecc... Mi verrebbe da chiederti qual è la cosa che adesso pensi che ti aiuterebbe di più, a livello di umore: se perdere peso, o goderti il cibo senza calcoli, o forse una via di mezzo, cioè mantenere il peso senza troppi sforzi e fissazioni. Delle tre cose, la prima sai bene come farla, mentre la seconda mi sembra la più difficile, perché concordo con la tua psicologa quando diceva che non smetterai mai del tutto di contare le calorie. Ci vorrebbe qualcosa capace di scardinare il tuo assetto psicologico, anche più di quanto possa aver fatto un innamoramento, e mi vengono in mente solo due possibilità: psicofarmaci, su cui già sappiamo come la pensi, o un figlio, che è però un salto nel buio che non si affronta tanto per fare un esperimento. A pensarci bene, non c'è niente di male a contare le calorie...allena la memoria e la capacità di calcolo La cosa che mi sembra più preoccupante, in tutto quello che racconti, è l'insonnia, che rischia di aggravare qualsiasi disagio psicologico. So che non vorresti prendere nulla, ma io prenderei almeno in considerazione qualche integratore per vedere se riesci a riposare un po' di più, che comunque aiuta a staccare la mente. In alternativa, ti posso sempre consigliare qualche capolavoro del cinema muto... |
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All the Truth Member
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09-11-2011, 10:31 AM
Quote:
E io ti rismentisco...non per fare il semplicista, perchè capite che vi comprendo al 100%. E leggendo quello che scrivete rivivo quello che ho passato, sia nel disagio, sia nella sensazione di non avere via di uscita. Oltre al problema del cibo e del rapporto che si ha con esso, che cambia da caso a caso (anoressia, bulimia, ecc..) tutti hanno un problema con il corpo e un PERCEZIONE sbagliata di come è in realtà. Io fino a che non ero quasi piatto a letto mi vedevo sempre giusto, era impossibile vedermi grasso ma non riuscivo a capire lo schifo a cui ero ridotto. Neppure io mi piacevo, neppure io pensavo di poter uscirme in maniera piena. La parola "compromesso" per me era l'unica via di uscita. Mi dicevo che pur non potendo uscirne, potevo trovare una via di mezzo per piacermi un pochino ma allo stesso tempo riprendere la vita normale. Anzi, mi sarei accontentato di decente. Non è stato facile, ma nemmeno difficile come potreste pensare. Il punto è che, come ho detto, sono cose difficili da spiegare. Anzi, in parte non so nemmeno io come ho fatto, cosa ha fatto scattare qualcosa dentro il cervello bacato che ha fatto cambiare l'inerzia. Potrei auto psicoanalizzarmi, potrei ripescare tutti gli episodi passati in quel periodo per cercare di risalire alla fonte di questo risanamento. Botte in testa non è prese, grossi avvenimenti non ne sono avvenuti, quindi è stato qualcosa che è dipeso da me, dalla mia forza di volontà. Cosa che non mi è mai mancata, mia mamma mi diceva sempre che se ero stato capace di ridurmi in quello stato era solo perchè l'enorme forza di volontà mi permetteva di fare tutto quello, e che con quella sarei riuscito a venirne fuori. Forse aveva ragione. Il punto è che io ero come voi, stavo come voi, mi sentivo come voi. Non vedevo via di uscita, pensavo solo a trovare sto cavolo di compromesso. Compromesso un paio di palle, è dura, ci vuole del tempo, ma non siamo nati disturbati. Le rotelle del cervello non si sono rotte o perse per strada, hanno solo iniziato a girare nel senso sbagliato. Non c'è niente di definitivo, io in anni di terapia non ho risolto niente. Stranamente ho iniziato a migliorare quando ho preso in mano la situazione e ho mandato a cagare tutti. Il problema era mio, il problema ero io, e l'ho risolto io. Gli altri possono essere un motivo per lottare, ma non possono fare nulla, siamo noi che dobbiamo riprenderci in mano la vita. Con il pessimismo non si va da nessuna parte, ne in questo caso ne in nient'altro. Inizia a pensare che ce la farai, fa niente se non sai come, ma sarebbe già qualcosa. In fin dei conti sai cosa ho sempre pensato?(sul perchè è così difficile "guarire") Che da un lato ci piangiamo addosso, odiamo questa situazione e vorremmo una vita normale. Ma alla fine ci piace. |
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All the Truth Member
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09-11-2011, 12:14 PM
Mi ha particolarmente colpito questa frase dell'intervento di Orange ed ho voluto quotarla. Ho sentito dire che ogni situazione che viene vissuta come problematica fa qualcosa di positivo per noi (per quanto paradossale possa sembrare) e che il cambiamento comporta il dover rinunciare a qualcosa. |
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(#636)
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All the Truth Member
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09-11-2011, 01:45 PM
Orange, io ho 43 anni. Per carità, tutto può succedere, e magari a 50 sarò felicissima di essere come sono, ma dopo 25 anni un certo scetticismo è legittimo. Come giustamente dici, non esiste un metodo valido per tutti per uscire da queste sensazioni; anzi, secondo me non esiste proprio un metodo per nessuno, sono cambiamenti che quando avvengono sono difficili da spiegare anche per chi li ha vissuti. Dici che le cose hanno iniziato a migliorare quando hai preso in mano la situazione. Cosa significa, in termini di azioni precise e concrete, "prendere in mano la situazione?" E visto che hai avuto esperienza di questo tipo di disagi, e sei convinto che non si "guarisca" perchè in fondo si sta bene così, quali sono i vantaggi che tu stesso avevi nella fase in cui non accettavi il tuo corpo? Te ne viene in mente qualcuno? |
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(#637)
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All the Truth Member
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09-11-2011, 03:27 PM
Non ci sono vantaggi reali nella fase di non accettazione. E' solo una percezione della realtà diversa, che fi fa credere di star bene SOLO in un unico modo. Io dovevo essere magro, il più possibile, o meglio non dovevo essere grasso. Per questo mangiavo pochissimo, forse avrei accettato uno stallo, ma quel modo di mangiare mi faceva perdere continuamente peso. Questo mi piaceva, seppur minimamente capirne il rischio, perchè mi portava lontano da ciò che odiavo. Il grasso. Il fatto che un po' ci troviamo bene in quella situazione potresti ribaltarlo nel "ho paura di cambiare". Non so come sarebbe essere diverso da come mi vedo, quindi mi adeguo a come sto ora. Sto male? Allora penso che cambiando starei peggio. Tu dici che da 25 anni vai avanti così quindi hai meno probabilità di riuscire a cambiare. Forse. Come può anche essere una cavolata che ti racconti per non voler cambiare. Forse potresti essere così da 25 anni perchè non hai provato seriamente a cambiare. Intendiamoci, non ti conosco e nemmeno vorrei fare giudizi o ipotesi. Però appunto perchè non ci conosciamo qualunque cosa io dica, bella o brutta, non dovrebbe colpirti perchè in fin dei conti non sono nessuno. Quindi quello che dico se ti va, prendila come un strada da seguire. Altrimenti cerca te altre vie, ma non ti sedere sul fatto che ormai è pssato troppo tempo per uscirne. Con la frase ho preso in mano la mia vita intendo che, pur essendoci fattori esterni che ci influenzano e che possono aver causato il disordine, quella reazione è una cosa che parte da noi. Quindi siamo noi l'unica medicina. Il nostro disturbo non si cura con pastiglie, terapie o interventi. Non siamo malati, nessun virus si è insinuato nelle nostro organismo, abbiamo semplicemente (anche se il tutto è abbastanza contorto e confusionario) cambiato il modo di interpretare e recepire il mondo che ci sta attorno e il nostro corpo. Farmaci e medici possono semplicemente aiutarti a ritrovare l'equilibrio, ma la guarigione passa da noi. Se hai l'influenza, e non hai voglia di guarire (è un esempio cretino, ma è il primo che mi viene in mente e un po' rende l'idea) e qualcuno ti fa prendere un farmaco anti influenzale sotto costrizione, guarisci. La volontà conta zero. Se hai un DCA puoi andare da Freud in persona, prendere psicofarmaci a manciate ma se non hai veramente voglia di guarire, non hai stimoli, pensi di non avere uscita, rimarrai invischiata nel problema a vita. Io quello ho capito, e ho fatto quello che ho fatto all'inizio del mio problema. Mi sono "violentato". Con sacrifici e sofferenze ero andato contro quello che ero diventando non so nemmeno cosa. L'importante era fuggire da com'ero. Allo stesso modo ho lottato contro le mie convinzioni, prendevo peso, mangiavo, non mi piacevo ma mi accettavo. All'inizio sopportavo, soffrivo ma tenevo duro. Però pian piano iniziavo a riprendere una lucidità che mancava da tempo, a vedere le cose nel giusto aspetto. Iniziavo a sentire la mente ricominciare a girare nel senso giusto. Il corpo continuava a non piacermi, mi trovavo sempre inadeguato, ma nessumo mi trovava inadeguato. Io mi vedevo strano, non mi riconoscevo, non vedevo quello che volevo. Ma attorno a me succedeva il contrario, gli altri rivedevano in me quello che non c'era più da un pezzo. Amici, famiglia, tutti. Vedendo questo ho capito ancora di più da che parte dovevo stare, da quale volevo stare. Giorno dopo giorno, passo dopo passo ho ripreso a fare quello che mi piaceva, a dare le giuste priorità, a comportarmi come ho sempre fatto. Ora non sono perfetto, ne fisicamente ne caratterialmente. Ma sono quello che sono sempre stato, nei pregi e nei difetti. Non sono un'altro creato per estrenearmi dalla realtà. Al di la della mia esperienza, delle mie motivazioni, te devi capire soltanto che il modo di cambiare c'è. Non è facile crederci se non sai qual'è. Ma adesso sembri molto sfiduciata, per ora ti basta un po' di ottimismo, almeno credere che a 20, 30 o 40 anni si è sempre in tempo di riprendersi. Qualunque sia l'età, le difficoltà sono le stesse, la differenza può farla la determinazione, che capisco, col tempo può andare a perdersi. Spero che in qualche modo trovi gli stimoli, anzi troviate (sia te che vale) perchè con quelli non c'è problema o età che tenga. Non siamo malati, non abbiamo bisogno di cure che ancora non ci sono, possiamo cambiare. |
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(#638)
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All the Truth Member
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Età: 44
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09-11-2011, 09:30 PM
Grazie milo per il passaggio. Di cuore, come sempre. Desp sei un'amica. Ho letto con attenzione tutte le tue parole. Orange, io non sono pessimista, so di non essere malata, so anche che il mio disturbo mi è servito, mi ha fatto comodo e anche molto. Ho scritto nel diario per registrare anche questo momento. Sono contenta però che ne sia nata una discussione più ampia, se aveste voglia di continuare fatelo pure, consideratelo non uno spazio meramente privato come un diario di solito è, ma uno spazio un po' anche vostro, in quanto può essere utile (oltre che a me in primis) anche ai TANTI altri utenti qui su fu che hanno problemi alimentari, e ce ne sono... Ora non ho la concentrazione psicologica per rispondere, vorrei però ribadire che quello che mi tormenta dal punto di vista fisico è una cosa che non cambierà mai con nessuna psicoterapia, cioè la profonda consapevolezza che avrei preferito nascere uomo. Quando mi soffermo su particolari fisici di Lorenzo che mi piacciono molto, io mi rendo conto che vorrei IO AVERE quelle parti del corpo fatte in quel modo... i pettorali, il sedere, la conformazione dello stacco tra vita e bacino... Insomma, non è risolvibile forse se non con un compromesso. La frase di Desp, sulla rivoluzione mentale, l'immaginavo... un figlio ti capovolge tutto nella vita, e io so che vorrò un figlio, ancora non ci sono le condizioni ma, se prima rifiutavo l'idea, ora no. Ora no perché sento di avere accanto il futuro padre di mio figlio/a e questo mi sebra un bello step in avanti. Ieri ero alla Pam, c'era una donna con la bimba di 2 anni con 2 vaschette di gelato in fila alla cassa. Io ero concentrata su quel gelato, pensavo a che gusto potesse essere, alle kcal che potesse avere, a come non riuscirei a gestir 2 vaschettone da 500g in casa, troppo, troppo e troppo buono tutto insieme, e poi la fila troppo lunga, oddio il gelato si scioglie... invece la donna, fantastica, aveva appoggiato il gelato su un cestino perché in mano alla bimba era troppo freddo e nel frattempo giocava con la figlia. C'erano lei e la figlia, il cibo era del tutto secondario. Mi sono chiesta: Riuscirò a essere così anche io? La risposta è SI, ma nel frattempo devo ritrovare un equilibrio. Ah... io so cosa mi sta causando tutto questo, o meglio, so perché sto sentendo tutto in maniera più amplificata, mi sto rendendo conto che ho sempre gli stessi sintomi quando non sto bene: pasticci con il cibo in alto o in basso o entrambi a fasi alterne, controllo acuito delle kcal (da dopo la colonscopia peso anche la cipolla che uso per cucinare... 15g di cipolla, 5 kcal, le calcolo... cose mai fatte nemmeno quando ero in follia anoressica), zero volontà di uscire, insonnia, volontà di stare sola/insofferenza vs il fatto che magari sono sola (contraddizione), acidità aumentata, troppa voglia di dolce, meno voglia di allenarmi. So che devo lasciarmi attraversare da questi periodi, ma la soluzione non è sempre a portata di mano. Soprattutto, non ho sempre subito tutte le chiavi di lettura di me stessa e delle situazioni che vivo. Fatto sta che il non guardarmi allo specchio e il non percepire il controllo, nonché questo "craving" continuo non aiutano. Cercherò di rispondervi comunque in maniera più distesa. Grazie per gli interventi per ora, a tutti. |
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(#639)
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All the Truth Member
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Data registrazione: Aug 2009
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10-11-2011, 07:36 PM
Visto che ci autorizzi, approfitto per rispondere di nuovo a Orange. Sì, è vero, per quanto riguarda me stessa sono sfiduciata, e non credo nella possibilità di risolvere completamente il problema della scarsa accettazione di sé e del proprio corpo in particolare. Questo per due motivi: 1) le manifestazioni del disagio sono variegate, e purtroppo capita che si passi dall’una all’altra. Per restare nell’ambito dei DCA sappiamo che c’è chi passa dall’anoressia alla bulimia o al binge eating o viceversa, ma poi non ci sono solo quelli. Sia ben chiaro, so che c’è chi “guarisce” del tutto, e una volta che riesce a superare una fase non ricade più in nessun tipo di disturbo, e ti auguro sinceramente che questo sia il tuo caso. Però finora a me invece è capitato più che altro di trasferire il disagio da un aspetto all’altro della sfera corporea, e ad ogni passaggio la fissazione precedente diventava un po’ meno opprimente, per lasciare spazio alla nuova, ma non è mai sparita del tutto. E’ triste rendersene conto, ma in pratica negli anni ho accumulato una paranoia dopo l’altra…senza che mai quella precedente venisse del tutto risolta. E devo anche dire che ho conosciuto anche altre persone con problemi simili, e purtroppo percorsi simili. 2) capisco Acid quando dice che preferirebbe essere nata uomo, e un disagio profondo e oggettivamente senza rimedio come questo, che anche io condivido, è difficile che sparisca del tutto Il fatto che sia pessimista sulla possibilità di risolvere del tutto il disagio, almeno nel mio caso, non significa però essere rassegnati a soffrire e pensare che non valga la pena di fare nulla. Questo assolutamente no, anzi, ogni giorno è una lotta per cercare di stare meglio. Bisogna comunque sforzarsi di trovare un equilibrio, anche se precario, per far sì che i pensieri negativi non prendano il sopravvento e non ci impediscano di avere una vita normale e di godere delle cose belle. Se mai, significa sapere che l’equilibrio va rinegoziato spesso e che ci saranno alti e bassi, e significa accontentarsi di un compromesso, di piccoli passi, di gestire il presente sapendo che certe cose non ce le possiamo ancora permettere (ma se è per quello ognuno ha le sue ansie e fissazioni, indipendentemente dal suo rapporto col corpo in generale e col cibo in particolare…) |
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(#640)
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All the Truth Member
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Età: 44
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10-11-2011, 09:24 PM
Venezia, in strada. Entrano Antonio, Salarino e Salanio. Antonio: Non so davvero perché sono tanto triste. E questa tristezza mi stanca, e voi stessi dite d'esserne stanchi. Ma ho ancora da sapere dove l'ho presa, dove me la son trovata, come me la son guadagnata, di che diavolo è fatta, da dove è spuntata. Ed essa mi stordisce così che stento a riconoscere me stesso. Salarino: La vostra mente è agitata perché segue sul mare le vostre navi dalle immense vele, le vostre navi che come signori e ricchi borghesi dei flutti in sfarzoso corteo guardano dall'alto i vascelletti dei piccoli trafficanti che fanno continue riverenze sotto il volo di quelle grandi ali. W. Shakespeare, "Il mercante di Venezia" |
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(#641)
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All the Truth Member
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10-11-2011, 10:10 PM
Quote:
E' vero che ci sono troppe sfumature per riuscire a confrontarci come se fossimo vittime dello stesso problema. Senza contare che sono maschio, quindi con sfaccettature ancora più diverse rispetto a voi due, che magari trovate più similitudini. Io adesso parlo con una certa sicurezza perchè mi sento come mai prima, o meglio, mi sento come "prima prima", prima che scoppiasse la guerra nel cervello. E di tempo ne è passato, e ho fatto pure una ricaduta di quelle che ne sento ancora l'eco. Dopo il ricovero e una fase di ritorno alla normalità mi sono ritrovato peggio di prima. Comunque tornando al filo del discorso, secondo me non contano tanto le manie e le ossessioni che abbiamo. Conta come le viviamo e come ci conviviamo. Se alla fine uno vive bene, riesce a trovare delle soddisfazioni e cosa più importante è felice, allora "chissenefrega" di quello che rotea nella mente. E per felice non intendo andare in giro con tutti i denti in bella vista. Basta che quando c'è da ridere lo si fa di gusto, quando si incontra una persona si riesce a non fare la faccia da cane bastonato, a essere sereni con le persone che ci stanno intorno. Poter dire che, pur con mille problemi, non ho grossi rimpianti per come vivo. Un mio amico un giorno mi ha scritto Non ho ben capito in questi anni cosa ti è successo, forse nemmeno se ne parliamo un mese potrei, però è da qualche settimana che ti vedo sempre meglio e adesso è come se non fosse successo nulla. Sei quello che ho sempre conosciuto, quelle rare volte che ti vedevo non eri diverso solo nel corpo, non c'eri di testa, eri un'altra persona. Non mi interessa se adesso non verrai più con me a fare fuori il blocchetto di ticket di mio papà al Mc (sai che per quelli basto io). Mi basta che il resto sia ancora come prima. Per me è significativo perchè alla fine se i nostri comportamenti non vanno a rovinarci come persone, se i nostri atteggiamenti non cambiano e rimaniamo, su per giù, quelli di sempre, il come mangiamo, il perchè e il percome non conta. Io da mc con lui non ci vado, ma di ristoranti che accettano i ticket ce ne sono tanti |
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UncensoredModerator
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30-11-2011, 01:34 AM
Acid che si cimenta per la prima volta nello stacco (kg 25) ! Io penso sia effettivamente portata. Riguardando noto che per un attimo il bilanciere si stacca dal corpo. Non dovrebbe succedere, ma è anche vero che in parte è anche colpa del peso basso utilizzato per imparare. Deve chiaramente prendere confidenza e diventare più fluida.. Per il resto lascio al palla a Jan sulle microcorrezioni. Sono però sicuro che la base sia già ottima con un'esecuzione che il 99% delle persone che fanno stacco x la prima volta si può scordare. Penso che next time quando è possibile potrebbe venire nella tana luposa così le dai due dritte dal vivo! |
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(#643)
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Power Doctor -[]-----[]-
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30-11-2011, 09:59 AM
la mobilità delle anche e la posizione della schiena ci sono però è vero che senza peso è + difficile, penso che 40-45kg dovrebbe farli anche senza allenamento |
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(#644)
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All the Truth Member
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30-11-2011, 10:19 AM
Grande Acid... Stacco Sumo? |
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(#645)
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UncensoredModerator
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30-11-2011, 11:15 AM
claudio, certamente poteva farlo con più di 40kg. ma non avendolo Lei mai fatto ho preferito lavorare unicamente sul "senso" del movimento e qualche decina di serie con un peso assolutamente minimale. Mi è sembrato l'approccio più sensato. |
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